Guardate le vostre mani. Sì, sono sporche di sangue. E questo perché siete europei. Il sangue di chi è morto innocente all’aeroporto di Istanbul e poteva essere salvato se soltanto la smettessimo con il buonismo delle porte aperte e con la tolleranza verso una religione che ha l’intolleranza come fondamento. Già, perché nessun giornale o telegiornale vi ha detto che il capo cellula del massacro in Turchia non solo era un russo di origine cecena, ma che ha usufruito dello status di profugo in Austria, evitando per 13 anni la richiesta di estradizione della Russia che ne chiedeva il rimpatrio per processarlo per reati terroristici.
Si tratta di Ahmed Chataev e nel 2015 si è unito all’Isis per combattere in Siria. Stando a quanto dichiarato dal vice-capo del Comitato investigativo russo, Andrey Przhezdomsky, il nostro uomo aveva un ruolo di primo piano nell’addestramento di terroristi che poi avrebbero dovuto colpire in Russia ed Europa occidentale, mentre in Siria era a capo di un’unità costituita in principal modo da immigrati del zona nord del Caucaso. E la sua storia criminale non comincia da oggi, non è un auto-radicalizzato come direbbe Barack Obama, perché Chataev si unì ai secessionisti islamici tra il 1999 e il 2000, nel corso della seconda guerra cecena, dove perse un braccio in combattimento e già all’epoca era considerato un rappresentante di Dokka Umarov, il terrorista nemico pubblico della Russia, in Europa occidentale.
Già, perché per sottrarsi alle galere di Mosca, il nostro amico è volato in Europa dove ovviamente gli è stato garantito lo status di profugo, questo nonostante comparisse su una black list russa di ricercati fin dal 2003 per il supporto al terrorismo, il reclutamento di volontari e l’appartenenza a un gruppo estremista. Nello stesso anno, infatti, l’Austria gli ha offerto l’asilo politico, questo perché la nostra anima candida disse di essere stato torturato nelle prigioni russe e di essere perseguitato dalle autorità di Mosca. Ma non basta, perché nel 2008 fu arrestato con altri ceceni nella città svedese di Trelleborg, dove venne trovato in possesso di fucili d’assalto Kalashnikov, munizioni ed esplosivo nascosti nell’auto in cui viaggiavano. Per questo, scontò una pena di un anno in un carcere svedese. Ma già nel 2010 il nostro eroe fu arrestato in Ucraina e all’interno del suo telefonino furono trovati file contenenti tecniche di demolizione e foto di persone uccise in un’esplosione.
La Russia richiese l’estradizione per accuse legate a crimini terroristici, ma la Corte Europea per i diritti umani, gente che andrebbe mandata in miniera a vita, ordinò all’Ucraina di non consegnarlo alla Russia, con Amnesty International che diede vita a una campagna verso le autorità di Kiev affinché bloccassero l’estradizione, poiché Chataev «potrebbe dover affrontare un processo iniquo e potrebbe essere a rischio di tortura o altri trattamenti lesivi». Complimenti ad Amnesty, le loro mani grondano del sangue delle vittime di Istanbul.
Un anno dopo, fu nuovamente arrestato mentre stava attraversando il confine tra Turchia e Bulgaria, ma ancora una volta evitò l’estradizione perché le solite organizzazioni per i diritti civili si opposero, ricordando come il boia di Istanbul avesse uno status di rifugiato in Austria e per questo non potesse essere rimandato in Russia. Tra il 2012 e il 2015, Chataev ha vissuto in Georgia, dove si è unito a gruppi terroristici e ha scontato una pena per reati di terrorismo. Nel febbraio dello scorso anno, poi, ha lasciato la Georgia per raggiungere la Siria, dove si è unito ai militanti dell’Isis e in breve tempo ha scalato le gerarchie dell’organizzazione, diventandone un leader.
Infine, nell’ottobre 2015, l’Office of Foreign Assets Control (Ofac) del Dipartimento del Tesoro Usa ha inserito Chataev in una lista di terroristi per il suo presunto ruolo di reclutatore di volontari estremisti. Insomma, se l’Europa non fosse un continente di smidollati, 44 persone sarebbero ancora vive. Se poi non esistesse Amnesty International, Chataev sarebbe a marcire in una galera russa da tempo. E magari sarebbe già a godersi le sue 72 vergini, visto che Putin gli attributi li ha e se per caso sparisce nel nulla una canaglia simile, nessuno in Russia si strappa le vesti o chiede spiegazioni. Qui, invece, abbiamo i difensori dei diritti civili, gente che preferisce far evitare la tortura a un assassino che prevenire i morti innocenti che questo sicuramente causerà con le sue azioni. E poi abbiamo chi ancora nega la natura del conflitto in atto, ovvero il fatto che islam e Occidente sono incompatibili.
E attenzione, perché a ogni azione corrisponde una reazione, la quale magari si palesa nei suoi effetti devastanti solo dopo anni e quando è troppo tardi. Nella stessa Austria che ha garantito la status di profugo a Chataev, infatti, già oggi gli studenti musulmani superano quelli cattolici nelle scuole medie e secondarie di Vienna, stando a statistiche ufficiali e lo stesso sta per accadere anche in quelle elementari. Relativamente all’anno scolastico 2014, gli studenti musulmani iscritti nelle scuole medie e secondarie di Vienna sono stati 10.734 contro gli 8.632 cattolici, i 4.259 ortodossi e i 3.219 studenti senza culto, stando a dati del Dipartimento per l’educazione della capitale, lo Stadtschulrat fur Wien. Mentre nelle scuole elementari gli iscritti cattolici erano 23.807 contro i 17.913 musulmani: parliamo però di dati di due anni fa, probabilmente il sorpasso è già avvenuto.
Volete questa società? Volete i Chataev liberi di massacrare innocenti in nome dei presunti diritti umani e civili? Scusate, ma veramente queste cose mi fanno ribollire il sangue. Magari tra qualche giorno scopriremo che anche la mente dell’attentato di Dacca aveva usufruito dell’ospitalità di qualche Paese che tiene enormemente al rispetto dei diritti umani, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo davanti alle dirette dei canali all-news e postare bandierine come foto profilo su Facebook.
In situazioni simili, sempre più frequenti purtroppo, mi viene sempre in mente la frase con cui Pierce Brosnan zittisce i dubbi del suo ghost-writer Ewan McGregor nel film L’uomo nell’ombra, nel cui il primo interpreta il ruolo dell’ex primo ministro britannico accusato dal tribunale dell’Aja di aver consentito torture erenditions di terroristi: «Lo sa cosa farei io se fossi al potere oggi? Due diverse file ai check-in degli aeroporti! Una per quei voli per cui non si prevedono controlli, non si calpestano le libertà civili di merda di nessuno e non si utilizzano notizie ottenute sotto tortura, e uno per quei voli per cui si fa tutto il possibile perché siano in perfetta sicurezza! Vorrei proprio vedere poi su quale aereo metterebbero i loro figli i vari Rycart di questo mondo!». Bene, io la penso esattamente nella stessa maniera. Chiamatemi razzista, fascista, come preferite, ma occorre guardare in faccia la realtà, un qualcosa che si fa sempre di meno anche a causa di una Chiesa guidata da qualcuno che sta facendo unicamente la fortuna di lefevbriani e sedevacantisti con il suo operato, in principal modo sulla questione immigrazione, la quale è strettamente legata a quella islamica e del rischio terroristico, come confermano quotidianamente i servizi di sicurezza di mezzo mondo, non il sottoscritto.
Scusate lo sfogo, ma io me lo pongo a ogni attentato l’unico interrogativo che vale la pena porsi: cosa farei se in quel massacro fosse morte mia madre, mia sorella o un mio amico? Ecco, onde evitare giustizie sommarie o peggio, forse è meglio prevenire. E con certa gente, i diritti umani sono un lusso che non possiamo più permetterci. Siamo in guerra, se ancora non lo avete capito. E molti nostri presunti alleati sono in realtà collaborazionisti del nemico: ma rinnoviamo pure le sanzioni alla Russia, vedrete quali straordinari benefici ne ricaveremo a restare a vita servi di Washington. Una prima conferma ce l’abbiamo già sotto gli occhi, il caos imperante di questi mesi infami: volete anche l’epilogo?