“Francia, Stati Uniti e Regno Unito hanno già le forze speciali sul terreno in Libia. Soltanto l’Italia continua a perdere tempo tenendo in piedi un governo di unità nazionale nato morto”. Lo evidenzia Fausto Biloslavo, inviato di guerra de Il Giornale, dopo che Le Monde ha rivelato che le forze speciali francesi stanno compiendo “operazioni clandestine” in Libia contro stato islamico. L’Isis in Libia continua comunque a rafforzarsi, al punto che mercoledì mattina ha conquistato il quartier generale della sicurezza a Sabrata, dove ha ucciso 19 guardie e ne ha decapitate 12, prima di essere nuovamente respinto.
Biloslavo, che cosa sta succedendo in Libia?
L’Occidente, a cominciare dall’Italia, insiste con il governo di unità nazionale che non riusciamo a fare votare nemmeno ai nostri alleati, cioè dal parlamento di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale. Figuriamoci quando sarà il parlamento di Tripoli, che non lo voleva fin dall’inizio, a dover votare la fiducia al governo. Puntiamo su un governo nato già morto.
Quanto è forte l’Isis nel Paese?
L’Isis si sta irrobustendo, i suoi mujaheddin sono ormai almeno 6.500 con rinforzi giunti da tutta l’Africa nera. Per di più mercoledì mattina l’Isis ha preso possesso dell’edificio della sicurezza a Sabrata.
Intanto è venuta alla luce la vicenda dei droni Usa a Sigonella …
Mi chiedo che cosa dobbiamo aspettarci dall’Italia alla luce delle nostre risposte ambigue sulla vicenda dei droni. Dire che i droni possono partire da Sigonella soltanto per operazioni difensive è un controsenso. In base a questa logica i droni non possono bombardare i mujaheddin che hanno occupato Sabrata, perché questa sarebbe un’operazione offensiva. Siamo alla follia.
Chi sta agendo in Libia in questo momento?
Tutti fuorché l’Italia, che pure voleva avere il comando delle operazioni internazionali. Stati Uniti, Regno Unito e Francia sono già intervenuti in Libia. Si parla addirittura di possibili operazioni della Germania. Di fatto quindi un intervento si sta già delineando.
L’Italia ne sarà esclusa?
In questo momento l’unico ad avere una paura folle di un intervento militare è il governo italiano, che a parole dice di volere contrastare la minaccia ma poi si rifiuta di combattere. Di fronte alla minaccia dell’Isis non vedo del resto che cosa si possa fare. Probabilmente salteremo sul carro dei vincitori quando l’intervento sarà già stato ultimato, ma intanto stiamo davvero facendo una figura da Italietta.
Perché l’Italia non vuole intervenire militarmente in Libia?
Quando sono stati presentati al ministro della Difesa, Roberta Pinotti, i piani militari con le varie opzioni, il ministro ha detto che non poteva assolutamente dare l’autorizzazione senza sentire prima il Parlamento. Peccato che il Parlamento non sia mai stato interpellato. Mi domando se si voglia attendere che la Libia sia prima conquistata dall’Isis.
Lei vuole dire che in questo momento non ci sono soldati italiani in Libia?
L’Italia non dispone di unità combattenti sul terreno, se si escludono i militari sulle navi pronte a intervenire. In Libia abbiamo corpi paramilitari in difesa degli impianti Eni e uomini dei servizi segreti. Di certo però non stiamo compiendo operazioni né di ricognizione, né di intelligence, né di acquisizione di obiettivi. Anche perché queste operazioni dovrebbero essere autorizzate dal Parlamento. Se le Camere non sono state neppure coinvolte in una discussione vuole dire che siamo ancora in alto mare.
Eppure negli ultimi mesi l’impressione era che fosse l’Italia a premere per una risoluzione della crisi libica…
L’Italia a parole vorrebbe fare tutto, ma sono soltanto parole. Dopo di che in pratica sono gli Stati Uniti che bombardano e che se riescono estirpano le bandiere nere. Anche in Siria del resto sono i russi che bombardano per tutti noi. L’Italia quindi è bravissima a dire che vuole fare tutto, ma poi non muove un dito. Anche se la prossima settimana il nuovo governo di unità nazionale dovesse ottenere la fiducia del Parlamento di Tobruk, cosa che dubito, sarà comunque un esecutivo che nasce morto.
Quali truppe hanno sul terreno Usa, Regno Unito e Francia?
Si tratta di forze speciali, che normalmente sono uomini dell’esercito, della marina o dell’aeronautica. Le forze speciali sono quelle utilizzate in caso di un intervento militare per neutralizzare gli obiettivi, per catturare dei capi terroristi e soprattutto per indirizzare i bombardamenti aerei. Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno già in Libia questo tipo di personale, oltre agli stessi servizi segreti.
L’intervento francese è finalizzato anche a impossessarsi delle fonti energetiche dell’Eni?
Non in modo immediato. L’intervento francese del 2011 in effetti fu finalizzato ad accaparrarsi le risorse energetiche della Libia. Oggi però il Paese è nell’anarchia e rischia la partizione in tre. Per non parlare del fatto che gran parte degli impianti sono distrutti o difesi con i denti, con la produzione di petrolio che è crollata a 300-400mila barili al giorno in gran parte venduti di contrabbando. Prima quindi bisogna abbattere le bandiere nere. Queste ultime puntano a quel che resta dei pozzi petroliferi per lucrarci e portare avanti l’espansione del califfato. Solo una volta distrutto l’Isis si potrà iniziare la fase due, ma al momento non si vede nemmeno chi potrebbe firmare i contratti petroliferi.
(Pietro Vernizzi)