Non si lascerà correre nulla in merito alle orribili sofferenze che i condannati USA hanno dovuto patire durante le esecuzioni della sentenza: l’ultimo che ricordiamo è Joseph Wood, condannato alla pena di morte nello Stato dell’Arizona nel carcere di Tucson, che è morto alle 4 del mattina una settimana fa. La sua agonia è iniziata però all’1.53 di notte, quando è iniziata la procedura di iniezione del cocktail di farmaci sedativi e veleni che si utilizzano per eseguire le condanne di pena di morte negli Stati Uniti. Dopo che è stato legato, nell’arco delle due ore abbondanti di estrema sofferenza, sembra che si sia divincolato, abbia mormorato e si sia lamentato almeno sessanta volte, in uno spettacolo che è stato definito “raccapricciante” da coloro che hanno dovuto assistere e che ha costretto quest’uomo ad un’agonia insopportabile. Per ora, le esecuzioni in Arizona sono state sospese e oggi è stato reso noto il verbale in cui sono descritti i fatti di quella notte terribile: Wood ha subito ben 15 iniezioni prima di morire, quando di norma se si assiste al fallimento della prima infusione, c’è l’obbligo di rimandare la pena; e la dose di farmaci letali è stata di volta in volta aumentata. Lo sconcerto, negli Stati Uniti, giunge da ogni parte: John McCain, senatore repubblicano ha affermato “Questi sono veri e propri episodi di tortura”; lo stesso presidente Obama ha fatto aprire un’inchiesta relativa alla questione, tramite Eric Holder, capo della giustizia, per delineare con chiarezza i fatti e fare luce sulla questione. Non è il primo caso del genere che si verifica negli Usa, dove un condannato a morte è costretto a patire delle sofferenze atroci durante l’esecuzione della condanna. C’è stato anche il caso di Clayton Lockett, verificatosi nello stato dell’Oklahoma lo scorso 29 aprile 2014. Nel caso di Lockett era stato iniettato un sedativo ad azione super-veloce (Midazolam), un paralizzante (Vecuronio); che sono normalmente utilizzati per sedare le persone e immobilizzarle nelle sale operatorie prima di un intervento chirurgico. A completare il mix era stato aggiunto del Potassio, un elettrolita che ad alte dosi è capace di fermare il cuore, arrestandone il battito. Dopo le iniezioni, Clayton Lockett avrebbe dovuto spegnersi nel giro di pochi minuti e senza riprendere coscienza, invece è rimasto agonizzante per circa 45 minuti, lamentandosi e cercando di rimettersi in piedi. In quell’occasione, il sedativo non avrebbe agito a causa della rottura della vena in cui il sedativo (che avrebbe tolto la coscienza all’uomo) era stato iniettando, facendogli provare la terribile sensazione di essere paralizzato e tutto il dolore di un blocco cardiaco. A gennaio 2014, anche Dennis McGuire, condannato alla pena capitale per lo stupro e l’uccisione di una ventiduenne in Ohio, è morto dopo 25 minuti di agonie, in cui – secondo il giornalista Alan Johnson- ha rantolato e si è lamentato per circa 10-13 minuti. Intanto, un’inchiesta negli USA è stata aperta per chiarire e far luce sull’accaduto che sembra ormai non rimanere più un caso isolato: un dato che va preso in considerazione è l’utilizzo di questo “nuovo cocktail” che ha rimpiazzato l’uso del Fenobarbital durante le esecuzioni della pena.