È una vera e propria guerra,”mondiale” nell’interesse e rischiosa nelle conseguenze, quella in corso sempre in Siria questa volta tra Turchia e milizie curde: la furia di Erdogan si sta abbattendo contro gli odiati popoli curdi, dopo aver lanciato un appello durissimo contro chiunque si interponga tra l’esercito di Ankara e le milizie nei prossimi mesi. «Chiunque manifesterà rispondendo all’appello degli ambienti procurdi contro l’offensiva lanciata da Ankara nel Nord della Siria pagherà un prezzo molto elevato: Vedete adesso, l’HDP (principale partito procurdo della Turchia) chiama i miei fratelli curdi a manifestare. Fino ad oggi, pochi di loro sono scesi in strada», ha detto il “sultano” in un discorso a Bursa. Le parole di Erdogan sono durissime e non lasciano spazio a grandi interpretazioni: «ve lo dico: attenzione! Se alcuni rispondono a questi appelli e commettono l’errore di scendere in piazza, pagheranno un prezzo molto elevato. E’ una lotta nazionale e noi schiacceremo chiunque si oppone a questa lotta nazionale», , ha avvertito Erdogan, nel secondo giorno della offensiva di Ankara contro una milizia curda nel Nord della Siria. Ecco qui tutte le ultime novità sui bombardamenti ad Afrin, mentre in Europa iniziano le manovre diplomatiche per provare ad sbloccare il conflitto: «la Francia è molto preoccupata dalla situazione in Siria e dal suo brutale peggioramento. Questo è il motivo per cui chiediamo la convocazione del Consiglio di Sicurezza, per valutare tutti i rischi umanitari, che sono molto seri», spiega il ministro degli Esteri del Governo Macron chiamando a raccolta l’Onu. (agg. di Niccolò Magnani)
TURCHIA BOMBARDA SUI CURDI
Proprio ora che l’incubo di una Terza Guerra Mondiale sembrava essere stato allontanato grazie ai Giochi Olimpici invernali 2018, che vedranno Corea del Nord e Corea del Sud unite sotto una sola bandiera, ecco che i colpi di cannone mettono nuovamente a repentaglio l’equilibrio geopolitico internazionale. Nelle ultime ore, infatti, la Turchia ha iniziato a bombardare i curdi siriani posizionati nella regione di Afrin sul confine tra Turchia e Siria settentrionale. Un lungo raid iniziato tre giorni fa con oltre 70 cannonate, che avevano portato le forze russe alla decisione di ritirarsi. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, – come riporta Il Corriere della Sera – ha minacciato di estendere l’offensiva a tutte le enclave curde all’interno della Siria. L’obiettivo dichiarato quello di spazzare via i curdi filo-americani, accusati di essere legati a doppio filo ai curdi che in Turchia danno vita al PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan che in Turchia è illegale, e che proprio dal governo Trump sono stati garantiti con la presenza di un contigente formato per ora da più di 2mila militari Usa, e con l’invio di armi e aiuti alle Ypg, le milizie locali.
IL DILEMMA DI PUTIN
E in questo delicato equilibrio di forze il soggetto che rischia di essere messo maggiormente in difficoltà è Vladimir Putin, il giocatore di scacchi per eccellenza, l’uomo che proprio della guerra in Siria ha approfittato per rendere centrale la Russia e porre fine al cosiddetto “eccezionalismo americano” all’estero, culminato con la politica di disimpegno attuata da Barack Obama. Putin, però, adesso si trova a dover scegliere e il dilemma è di quelli che rischiano di condizionare il futuro della sua nazione, e non solo. Da una parte la Turchia di Erdogan, che attacca le milizie curde filo-americane e per questo sembra ad oggi l’alleato più credibile in chiave anti-Nato. Dall’altra l’alleato storico, Assad, il presidente siriano uscito miracolosamente rafforzato dalla guerra civile, che ha promesso una reazione molto dura in caso di attacco curdo sul suolo siriano. Da che parte si schiererà adesso Vladimir Putin?