Tre casi di violenza sessuale ai danni di altrettante donne indiane nell’arco di pochi giorni. Sono episodi che interrogano l’intera nazione, tanto da mettere in moto imponenti manifestazioni nelle sue città più importanti, da Nuova Delhi a Calcutta, da Bangalore a Bombay. Nei giorni scorsi una ragazza di 23 anni era stata violentata su un autobus di Nuova Delhi ed era poi morta in ospedale a Singapore. Quindi a Bangalore era stata addirittura stuprata una bambina di sette anni. Infine la notte di Capodanno una ragazza di 17 anni è stata narcotizzata e poi abusata da un gruppo a Safdarjung Enclave. Ilsussidiario.net ha intervistato padre Piero Gheddo, missionario del Pime.
Questi tre casi di stupro sono episodi isolati, per quanto gravi, o sono il segno di un problema insito nella società indiana?
Si parla sempre della condizione della donna in Africa, ma anche in India la donna è sempre stata estremamente sottomessa al marito, al punto da vivere in una condizione di quasi schiavitù. Le donne indiane per tradizione sono costrette a sposarsi fin da bambine, nonostante la legge preveda una soglia d’età di 16 anni. Ora che l’India si trova a vivere una fase di sviluppo economico, sociale e culturale, e quindi sempre più spesso le studentesse arrivano fino alla laurea, le donne non sopportano più certe situazioni. E’ un momento in parte paragonabile all’Europa di inizio ‘900, caratterizzato dal movimento delle suffragette. Le proteste delle donne nelle città più sviluppate come New Delhi, Bombay e Calcutta, sono un segno di come nel mondo indiano la donna stia prendendo coscienza dei suoi diritti di persona. Non dobbiamo però illuderci che la situazione della donna in India cambi radicalmente da un momento all’altro, ci vorranno ancora decenni.
Quanto è radicato il maschilismo nella mentalità dell’India?
Basti pensare che quando nel 1850 gli inglesi colonizzarono il Paese, una delle prime leggi che approvarono fu quella per vietare la pira delle donne. Nella tradizione indiana quando moriva il marito, la moglie era bruciata insieme alla salma dello sposo. E’ un costume antichissimo, che oggi è stato abolito, ma significativo del fatto che nelle società non cristiane il potere dell’uomo sulla donna è sempre stato caratterizzato dalla violenza. Oggi la condizione della donna in India sta cambiando, e speriamo che avvenga il più rapidamente possibile, ma i cambiamenti culturali non si registrano in pochi anni, occorre molto più tempo.
Quindi questi casi di violenza sessuale si inseriscono in questo contesto di cambiamento ancora in atto?
E’ difficile conoscerne le motivazioni profonde, ma certamente sono un segno del fatto che nella mentalità indiana l’uomo è padrone della donna e quindi compie delle violenze contro di lei. La risposta delle femministe e di tutte le donne indiane organizzate nei partiti è stata quella di dare vita a delle proteste per portare alla ribalta una mentalità nuova, condannando l’intera spirito maschilista dell’India.
Eppure questa mentalità in India è meno nota rispetto a situazioni più conosciute come quelle di Cina e Pakistan …
Anche in India le bambine spesso sono uccise in tenera età, come avviene da decenni in Cina. Quando Mao Tse Tung negli anni ’60 stabilì il principio secondo cui ogni famiglia poteva avere solo un figlio o una figlia, se nasceva una bambina i genitori la uccidevano perché tutti volevano il maschio. Pur non essendovi una legge analoga, lo stesso si è verificato anche in India: da quando è iniziata la sua impetuosa crescita economica le famiglie non vogliono più di tre figli, e se nascono delle bambine le uccidono. La conseguenza è che dalle statistiche risulta che il numero di bambine in India è inferiore a quello dei bambini.
Per quale motivo l’uguaglianza tra uomo e donna finora si è affermata solo nei Paesi occidentali?
Le femministe dovrebbero ricordarsi del fatto che il cristianesimo ha portato il riscatto della donna molto prima del movimento delle suffragette. Gesù è stato il primo ad affermare l’uguaglianza delle donne, dando loro l’opportunità di conoscere i loro diritti, 19 secoli prima del femminismo che risale solo ai primi del Novecento. In molte attaccano la Chiesa perché non permette il sacerdozio alle donne, ma questo è un altro problema: il fatto che la donna abbia gli stessi diritti dell’uomo non significa che debba fare tutto, in quanto fa ciò per cui è stata creata da Dio. Nella Chiesa non esistono una donna-Papa o le donne-vescovo, perché il sacerdozio femminile non esiste innanzitutto nel Vangelo. Se lo avesse voluto, Gesù lo avrebbe istituito e se non lo ha fatto Lui significa che dobbiamo conformarci alla sua volontà.
(Pietro Vernizzi)