Salvo la strana vicenda del ritorno a metà strada a Parigi per cambiare l’aereo raggiunto da un fulmine (di regola gli aerei moderni sono attrezzati in modo da assorbire e disperdere i fulimini senza problemi) tutto il resto della visita di ieri a Berlino di Hollande è avvenuto secondo copione. Gli esperti di “linguaggi del corpo” si sono soffermati a commentare l’atteggiamento del nuovo presidente francese verso la Cancelliera, così meno confidenziale di quello di Sarkozy. Sarebbe però stato strano il contrario, visto che Hollande non l’aveva mai incontrata prima. Si aggiunga poi che Angela Merkel si era apertamente schierata a favore di Sarkozy durante la campagna elettorale appena conclusasi con la sconfitta del suo presidente francese preferito. Hollande in effetti ha paradossalmente buoni motivi per essergliene grato: il suo appoggio infatti non ha affatto favorito Sarkozy, anzi lo ha danneggiato. Ciononostante i bacetti sulle guance della Cancelliera erano al momento un po’ prematuri.
Alla conferenza stampa congiunta seguita all’incontro ognuno dei due ha detto esattamente quanto ci si aspettava che dicesse. L’incontro non poteva che essere interlocutorio, e così è stato. “Sono voluto venire a Berlino anche per manifestare l’amicizia tra i nostri due Paesi”, ha dichiarato Hollande spiegando che Francia e Germania vogliono “lavorare insieme per il bene dell’Ue”, “mobilitando gli altri paesi dell’Europa”. Della relazione franco-tedesca ha detto che è importante sia “equilibrata e rispettosa”. Molto bene, ma che cos’altro avrebbe potuto dire? L’unico elemento nuovo di un certo rilievo è la volontà da lui espressa di “mettere tutto sul tavolo”, compresi “gli eurobond” ai vertici di Bruxelles, come quello straordinario del prossimo 23 maggio. Ha poi detto che gli stanno a cuore anche “il miglioramento della competitività e gli investimenti per il futuro”.
Merkel per parte sua ha dato a questa sua cauta e generica perorazione un altrettanto cauto e generico riscontro: “Ci sono punti in comune e divergenze. Ma siamo d’accordo che è necessario lavorare insieme: siamo pronti a misure supplementari per la crescita”. Su una cosa invece i due sono d’accordo in modo chiaro e inequivocabile: “Vogliamo che la Grecia resti nella moneta unica (…) siamo consapevoli delle nostre responsabilità”, dice la Cancelliera parlando anche a nome del collega, “e troveremo una soluzione”. Qui però più che amore per la Grecia è amore per le banche tedesche e francesi nei cui portafogli ci sono grandi quantitativi di titoli di Stato ellenici che se la Grecia uscisse dall’euro diventerebbero carta da macero.
L’unica vera novità insomma è l’intenzione manifestata da Hollande di riaprire la questione degli “eurobond”. Su questo c’è da augurarsi che il nostro governo cominci subito a lavorare.
Resta però da dire che ci sta un po’ troppo abituando all’idea che l’eurozona giri attorno a un direttorio franco-tedesco. Ora che siamo venuti a sapere che Mario Monti è incline agli scatti d’orgoglio, confidiamo che ne spenda uno anche per fare un po’ di argine a questo asse Parigi-Berlino.