Da alcuni mesi ormai in Europa aleggia il fantasma di una nuova dittatura. Il Presidente ungherese Orban starebbe, secondo la gran parte dei media europei, plasmando la democrazia ungherese a proprio piacimento, erodendo a poco a poco la libertà di espressione e di opinione dei propri cittadini. La costituzione entrata in vigore il 1 gennaio del 2012 è oggetto di un forte attacco dei maggiori partiti di sinistra europei, che hanno già messo in atto diverse iniziative volte a screditare il governo di centrodestra. Queste azioni strumentali hanno il chiaro obiettivo di mettere pressione sugli organi istituzionali europei affinché prendano provvedimenti contro il governo ungherese. Le sinistra europea fa finta di non vedere come in realtà il Governo di Budapest si stia consultando in maniera continua con la Commissione europea. Più volte l’esecutivo ungherese ha espresso il desiderio di discutere sulle questioni che sono oggetto di polemica. La Commissione non ha mai aperto una procedura d’infrazione contro l’Ungheria a causa delle norme contenute nella nuova Costituzione. Anche nella riunione dell’altro ieri ha ribadito la necessità di continuare le consultazioni, ma ha deciso di rinviare ogni decisione alla prossima settimana.
Nessuno sembra aver letto una sola riga della nuova Costituzione, anzi, tutti quanti si dimenticano come l’Ungheria non più tardi di un paio d’anni fa fosse a rischio fallimento al pari della Grecia. Le misure introdotte dal nuovo governo hanno evitato il peggio. Le leggi contenute nel nuovo testo costituzionale sono la pietra angolare del lavoro svolto dal Governo Orban nel processo di risanamento dell’economia. Chiunque legga il testo della Costituzione può arrivare alla conclusione che nessuno abbia alcuna intenzione di abusare dell’ampia maggioranza parlamentare, né di ancorare il sistema giudiziario ed economico ad alcuni valori e norme.
In molti accusano Orban di aver messo in atto nel 2010 una vera e propria legge bavaglio che limita la libertà di espressione. Anche qui bisogna attenersi ai fatti: la Commissione europea sta monitorando da più di un anno l’Ungheria per verificare la reale portata di questa legge. E’ stato chiesto di approvare quattro emendamenti per sgombrare il campo da ogni dubbio: questi sono stai approvati a tempo di record e nessuna procedura di infrazione è stata mai messa all’ordine del giorno.
Un’altra accusa mossa al nuovo testo costituzionale è stata quella di voler minare l’indipendenza della Banca nazionale ungherese a seguito della legge che prevede la fusione di quest’ultima con l’autorità di supervisione. Anche qui la Commissione europea ha ottenuto tutte le rassicurazioni necessarie.
Il Parlamento europeo, ma anche la stampa internazionale, come già accaduto in passato, non possono essere trasformati in tribunali della democrazia.
Il partito ungherese Fides, definito oggi di estrema destra, è lo stesso partito che ha lottato per la democrazia e per la libertà in Ungheria negli anni del comunismo. Noi non possiamo tollerare di vedere il Primo Ministro Orban – che ha lottato in prima persona per la libertà del suo paese – subire queste accuse tanto ingiuste.
L’adozione di una nuova Costituzione è nell’agenda degli esecutivi di Budapest sin dalla caduta del regime nel 1989 e non prevede nulla di sconcertante. Sostiene i valori costituzionali e le tradizioni ungheresi ed europee e la salvaguardia dei diritti fondamentali. Non prevede nessun cambiamento significativo nell’assetto istituzionale democratico. Promuove il rispetto delle minoranze. Promuove il matrimonio tra uomo e donna e la salvaguardia della vita umana fin dal concepimento. Dichiara esplicitamente che l’Ungheria deve contribuire all’obiettivo dell’Europa unita, nella ricerca della massima libertà, benessere e sicurezza per i popoli europei.
Non c’è nulla in questo testo che si possa considerare antidemocratico o liberticida. Al contrario, è un testo all’avanguardia, basato in gran parte sui valori e le tradizioni che sono cardine dell’idea di Europa che da anni, soprattutto nel Partito popolare europeo, cerchiamo di promuovere. E in ogni caso, laddove la Commissione europea dovesse rilevare elementi incompatibili con il cosiddetto acquis comunitario, e cioè il complesso di norme garante degli standard europei, da sempre Fides e il Governo Orban si sono detti disponibili a corrispondere i desiderata di Bruxelles. Rimane il fatto che a sollevare il problema della legittimità democratica è sempre e comunque la sinistra contro il centrodestra: è accaduto per l’Austria della coalizione Schussel-Haider, per il Governo Berlusconi, per il Governo Orban. La cattiva abitudine di distribuire patenti di democrazia sembra caratterizzare in Europa una sinistra che nello scoprirsi europeista colora non di rado di “sovietismo” la riscoperta dell’ideale europeo.