“Il piano del governo italiano di fronte all’emergenza migranti consiste nella loro suddivisione in quote. I muri non sono soltanto moralmente sbagliati, ma soprattutto risultano del tutto inefficaci per arrestare i flussi”. Lo evidenzia il viceministro degli Esteri, Mario Giro, dopo le tensioni di lunedì al confine tra Grecia e Macedonia. Circa 500 migranti sono riusciti a sfondare un tratto della barriera che impediva loro di entrare in Macedonia, ma la polizia li ha respinti ricorrendo a gas lacrimogeni e bombe assordanti. Sempre lunedì la polizia francese ha risposto con i lacrimogeni ai migranti che a Calais lanciavano pietre in segno di protesta.
Viceministro Giro, che cosa sta succedendo nei Balcani?
Si sta creando una serie di muri per cercare di arrestare il flusso che viene dalla rotta balcanica, e c’è il rischio che questo possa scaricarsi sull’Albania e quindi sulla Puglia, come del resto sta già avvenendo.
Il governo italiano ha un piano o sta procedendo a tentoni?
Il governo italiano ha un piano molto chiaro che è stato presentato in Europa. Questo piano consiste nella suddivisione dell’impegno con le quote. Su questo si sta continuando a discutere, come sulla revisione della convenzione di Dublino. Nel frattempo continuiamo a fare la nostra parte con l’identificazione dei nuovi arrivi: il problema è che gli altri non fanno la loro.
Quali risultati ha portato l’incontro Juncker-Renzi a Roma?
Noi abbiamo insistito sul nostro piano, e la Commissione Ue su questo ci dà ragione. Naturalmente la Commissione poi si trova a negoziare con altri Stati e sappiamo che la sensibilità non è la stessa. Comunque noi crediamo che chi si chiude e fa barriere compie un’operazione non soltanto moralmente sbagliata, ma soprattutto che non serve perché è inefficace.
Per l’ex ministro della Difesa Mario Mauro chi vuole scaricare i migranti sulla Puglia è la Nato, con l’obiettivo di mandare un messaggio al nostro governo: “Stai attento che ti mandiamo i profughi in casa”. E’ così?
Non ci risulta una posizione della Nato in questo senso. Dire “Stai attento che ti mandiamo i profughi in casa” è anche una cosa che fa sorridere, perché già ce li abbiamo da vari anni. Mario Mauro sa bene, essendo stato al governo nel momento in cui è nato Mare Nostrum, che anche se si verificasse lo scenario che lui ha disegnato non cambierebbe niente rispetto a ciò cui già siamo abituati. Dentro all’Ue e alle sue frontiere si sta creando una specie di gioco a rimpiattino su chi sbarra prima o sbarra dopo, pensando di arrestare così un flusso che noi riteniamo invece strutturale.
Quindi Mauro si è inventato tutto?
E’ una sua interpretazione che non trova conferma in quello che so io.
In questi ultimi mesi c’è stata un’evoluzione delle posizioni o ciascun Paese ragiona ancora per sé?
Ciascun Paese ragiona ancora molto per sé. C’è stata una grande apertura della Germania, confermata ancora domenica dalla cancelliera Merkel che ha aperto le porte a tantissimi profughi. Il problema è andare fuori dallo straordinario ed entrare nell’ordinario. E’ per questo che lunedì sono arrivati i primi 93 profughi attraverso i canali umanitari che l’Italia ha aperto battendo sul tempo tutti gli altri Paesi europei.
Perché lo ritiene un passo importante?
Perché secondo noi è l’inizio di un nuovo strumento, tra l’altro senza creare nuove norme. Con le norme già esistenti di Schengen e Dublino è possibile rendere operativi dei canali umanitari, identificando le persone nei luoghi dove stanno, cioè a monte. E’ il lavoro che hanno fatto l’ambasciata d’Italia a Beirut e il ministero degli Esteri, insieme con la collaborazione del ministero dell’Interno per tutto ciò che concerne l’identificazione delle impronte.
Il fatto che ci sia questo canale umanitario però non fermerà i flussi attraverso gli altri canali.
Non è detto, perché se l’esempio italiano sarà preso anche dagli altri Paesi, come noi speriamo, questo sicuramente renderà inutili i costosissimi e pericolosissimi viaggi della morte sia attraverso il Mediterraneo sia attraverso la rotta balcanica.
Di solito questi accordi non si fanno in cambio del fatto che lo Stato di provenienza controlli maggiormente le frontiere?
Questo non lo possiamo certo chiedere alla Libia o alla Siria, dove lo Stato non c’è.
Che ne è stato dei 3 miliardi che l’Ue ha dato alla Turchia per controllare i flussi?
Intanto va detto che in Turchia ci sono oltre 2 milioni di rifugiati. In secondo luogo la Turchia ha fatto un’operazione umanitaria molto ampia nei campi profughi. Adesso grazie a questo aiuto che viene dall’Europa noi speriamo che l’accordo con la Turchia permetta di frenare i flussi.
Basta questo per risolvere il problema?
No. La soluzione definitiva verrà solo dalla pace in Siria: ora abbiamo la tregua e questa è un’altra buona notizia. Se la tregua regge e poi si trasforma in un accordo di pace i profughi siriani potranno tornare nelle loro abitazioni.
(Pietro Vernizzi)