Dall’inizio dell’operazione per riconquistare Mosul, la coalizione ha ucciso tra 800 e 900 combattenti dell’Isis. A rivelarlo all’AFP è Joseph Votel, capo del Comando Militare Centrale degli Stati Uniti. Le forze della sicurezza irakena e i peshmerga curdi si stanno dirigendo verso Mosul lungo diversi assi, e hanno compiuto progressi relativamente veloci nell’avvicinarsi alla seconda città irakena. L’offensiva, iniziata dieci giorni fa, finora si è concentrata in città e villaggi intorno a Mosul. Ne abbiamo parlato con Carlo Jean, generale e analista militare.
Generale, come sta procedendo l’offensiva su Mosul?
Le truppe della coalizione hanno cominciato a circondare la città e a conquistare i villaggi periferici. Hanno utilizzato come base di partenza postazioni all’incirca a 20-25 miglia da Mosul e avanzano almeno su quattro-cinque direzioni. Da un punto di vista tattico, la coalizione cerca di avanzare lentamente, in modo da costringere l’Isis a esaurire le sue riserve di munizioni ed esplosivi.
Quali sono le principali criticità che deve affrontare la coalizione?
La coalizione anti-Isis a Mosul è molto composita, e di conseguenza la tattica deve tenere conto di questa eterogeneità delle forze esistenti nella coalizione e del fatto che ciascuna delle forze persegue dei suoi obiettivi particolari. Gli sciiti vogliono cacciare i sunniti, questi ultimi vogliono mantenere il carattere sunnita della città, i curdi vogliono espandersi, mentre la Turchia non si riesce bene a capire. D’altra parte gli Usa appoggiano l’Iraq unito, e quindi cercano di barcamenarsi alla meno peggio tra sciiti, sunniti, turchi e curdi.
Quali possono essere le conseguenze operative di questa eterogeneità?
Tutto ciò crea grossi problemi sia per la conquista della città sia soprattutto per il dopo-Isis, in quanto nessuno ha definito quale sarà la situazione di Mosul quando sarà liberata. Molto verosimilmente ciò dipenderà dai successi che le singole forze avranno sul terreno.
Come vede la situazione a Mosul in confronto ad Aleppo?
La coalizione che sta operando a terra ad Aleppo è abbastanza omogenea, in quanto obbedisce ai comandi del governo siriano. Anche iraniani, Hezbollah, i vari volontari sciiti che sono venuti fin dall’Afghanistan a combattere in Siria, agiscono tutti quanti in modo coordinato agli ordini del governo di Bashar Assad. Invece nel caso di Mosul le componenti della coalizione, quali sciiti, sunniti, curdi, hanno degli obiettivi politici differenti. Al contrario in Siria l’obiettivo politico è unico, cioè mantenere Assad al potere.
Obama rischia di passare alla storia per il fiasco di Mosul?
Forse Obama sperava di passare alla storia come il liberatore di Mosul, e soprattutto come colui che è stato capace di mantenere insieme la composita realtà esistente in Iraq. Sarà però tutto da dimostrare che ci riesca.
(Pietro Vernizzi)