Che differenza c’è tra “schiaffi sonori” e “schiaffi amichevoli”? Bisognerebbe chiederlo a chi li ha impartiti e chi li ha subiti. Una notizia come questa non desta comunque particolare stupore in un paese, l’India, dove lo stupro di minori, spesso poi uccisi brutalmente dopo gli abusi sessuali, è all’ordine del giorno e resta quasi sempre impunito. Nel caso in questione, si tratta di punizione corporale nei confronti di una studentessa di 12 anni, “rea” di non aver completato i compiti a casa. L’insegnante le ha impartito una punizione di 168 schiaffi (amichevoli? sonori?). Non solo: ha deciso che a compiere tale punizione fossero i compagni di classe della ragazzina, cosa che ovviamente aumenta l’umiliazione della vittima, uno shock che non si sa quali ripercussioni potrà avere, e ha istigato gli altri ragazzini alla violenza. Se lo dice l’insegnante, infatti, che si può prendere a schiaffi qualcuno, vuol dire che è legittimo e positivo.
L’insegnante-delinquente ha avuto almeno il buon gusto di suddividere la pesantissima pena in un periodo di sei giorni, vale a dire “soltanto” 28 ceffoni al giorno. I genitori infuriati hanno denunciato l’accaduto alla polizia e chiesto spiegazioni al preside il quale ha detto che non era il caso di “drammatizzare l’accaduto”: “E’ stata una punizione amichevole perché non erano schiaffi sonori, ma leggeri ed amichevoli”. Nella denuncia fatta dai genitori si legge che la bambina era stata malata e per quel motivo non aveva potuto completare i compiti e che proprio lo stress procurato dalle rigide regole scolastiche avevano causato il suo malessere, tanto che si rifiutava di tornare a scuola. Per la polizia locale, non c’è alcun motivo di perseguire penalmente l’insegnante perché dopo un esame medico non è stato ritrovato alcun segno fisico per gli schiaffi ricevuti. Ovviamente il danno psicologico non viene neanche preso in esame. Non c’è da stupirsi che l’India sia la patria degli stupratori.