“85. E ora invece vi uccidete l’un l’altro e scacciate dalle loro case alcuni dei vostri, dandovi man forte nel crimine e nella trasgressione. E se sono prigionieri ne pagate il riscatto, quando anche solo l’espellerli vi era stato vietato. Accettate dunque una parte del Libro e ne rinnegate un’altra parte? Non c’è altro compenso per colui che agisce così se non l’obbrobrio in questa vita e il castigo più terribile nel Giorno della Resurrezione. Allah non è incurante di quello che fate” (Corano, Sura Al-Baquara ver. 85).
Questo versetto di una delle sure più note del testo sacro a noi musulmani deve essere venuto in mente, dopo i rocamboleschi ed oscuri fatti che da venerdì agitano il gigante turco, a Deniz Baykal, ex segretario del partito repubblicano Chp e personaggio di spicco della politica turca. Baykal ha accusato Erdogan di avere organizzato il colpo di stato per avere mano libera nella realizzazione di ciò che più gli preme, vale a dire cambiare la costituzione e varare il presidenzialismo. Una messinscena costata più di 260 morti?
Andiamo con ordine. Le conseguenze del fallito golpe sono ancora da valutare, ma ci sono pochi dubbi sulla volontà da parte di Erdogan di punire i responsabili del tentato colpo di stato. Dopo i fatti del 15 luglio, esistono le condizioni perché il presidente turco possa chiedere poteri speciali per affrontare questa emergenza. L’intera vicenda fornirebbe inoltre il pretesto per nuovi arresti di oppositori, che potranno essere facilmente accusati di fare parte del cosiddetto “derin devlet” (Stato profondo), ossia di una sedicente alleanza di alti ufficiali militari e dell’intelligence, importanti magistrati e giornalisti, capi delle grandi industrie ed alti esponenti del crimine organizzato che punta a rovesciare la democrazia. È inoltre molto probabile che vengano approvate nuove misure per colpire il movimento di Fethullah Gülen. Il gruppo religioso, che fino a pochi anni fa aveva una grande influenza in diversi settori della società e dello stato turco, è stato, infatti, indicato da Erdogan come responsabile del tentato golpe. C’è il rischio che tale organizzazione venga considerata come la principale minaccia alla sicurezza nazionale, insieme al Pkk, determinando nuovi arresti dei suoi sostenitori.
Altre conseguenze da valutare sono quelle all’interno dell’apparato militare turco. Il tentato golpe potrebbe portare a diversi cambiamenti nell’esercito per neutralizzare qualsiasi minaccia alla presidenza. Il rischio di gravi tensioni tra i diversi reparti e di lotte interne alle strutture di sicurezza potrebbe indebolire ulteriormente il paese e rendere la Turchia più vulnerabile agli attacchi di Isis e dei gruppi indipendentisti curdi.
Infine, la notte di ieri potrebbe segnare l’inizio di una grave crisi diplomatica tra Europa e Turchia. Se venisse confermato che la Germania ha rifiutato di concedere asilo ad Erdogan, tale decisione scaverebbe un solco tra il presidente turco e il suo principale alleato europeo, creando ulteriori tensioni per quanto riguarda il processo di adesione della Turchia nell’Unione.
Inoltre, potrebbe mettere in discussione gli accordi di collaborazione tra Ankara e Bruxelles per quanto riguarda il contrasto al terrorismo e la crisi dei rifugiati. Uno scenario che rischia di complicare le già difficili relazioni tra alcuni stati membri dell’Unione e la Turchia, e che avrebbe conseguenze ancora da valutare per l’intera regione mediterranea.
Per non fare naufragare il suo progetto neo-ottomano, il presidente Erdogan sarà costretto a più di una piroetta tattica, compresa la finzione più inquietante. Ritenere cioè che molti intorno a lui e nelle principali capitali occidentali e mediorientali non sapessero quanto stava per accadere.
Il tentativo di colpo di Stato è ragionevolmente attribuibile ai seguaci dell’ex sodale di Erdogan, l’imam Gülen. I militari turchi non si sono mai mossi senza il via libera degli Usa, che hanno commentato gli eventi solo dopo alcune ore. Il sultano è isolato all’estero, ma popolarissimo in patria. Questo lo fa sentire forte; nello stesso tempo sa di aver fatto molti errori. Che forse a Washington non sono disposti a perdonare. Il rischio che come altri ras mediorientali possa inseguire il mito dell’autosufficienza islamica e magari proporsi come faro della Fratellanza musulmana, c’è tutto.
“La colpa anche se è bella nessuno la sposa”. Proverbio turco tra i più raffinati. Molti, e non solo a Washington, ritengono che la colpa di ciò che sta accadendo nell’area euro-mediterranea e medio orientale dalle primavere arabe in poi sia anche di Erdogan.