Oggi Barcellona deve rispondere alla domanda ultimativa di Madrid: dichiarate l’indipendenza o no? Il tema è d’interesse per l’Italia perché, in caso di rottura e conflitto, il mercato finanziario si chiederebbe chi ripagherà il debito nazionale iberico. E qualora non ci fosse una risposta chiara, il debito della Spagna sarebbe oggetto di svendita e di richiesta di un insostenibile premio di rischio per rifinanziarlo, con probabile allargamento della crisi di fiducia, per contagio, all’Italia e all’euro.
Per evitare questo rischio, il governo di Madrid ha dovuto mostrare la massima durezza repressiva e l’Ue ha dichiarato che mai avrebbe riconosciuto una Catalogna indipendente. Infatti, la scorsa settimana il mercato finanziario, dopo qualche dubbio, ha scontato il mantenimento dell’integrità nazionale della Spagna e la continuità della sua ripresa economica. A tale valutazione, oltre al dato che circa la metà della popolazione catalana è contraria alla secessione, hanno probabilmente contribuito le voci di trattative riservate in corso tra regione e centro per trovare una soluzione che eviti la cancellazione di forza dell’autonomia amministrativa catalana in base all’articolo 155 della Costituzione spagnola.
In sintesi, il mercato ritiene che con le buone o con le cattive il problema sarà risolto e resterà solo locale. Tutta l’Ue spera che la soluzione possa essere positiva e non repressiva. Quale potrebbe essere? Evidentemente più autonomia fiscale, che Barcellona ha chiesto invano nel passato, cioè il diritto di trattenere una maggior parte delle tasse per reinvestirle localmente invece di mandarle a Madrid per sostenere regioni povere, considerando che la Catalogna, con i suoi circa 7,5 milioni di abitanti, contribuisce per un quinto al Pil nazionale ed è l’area più ricca della Spagna. In sintesi, l’indipendentismo catalano risente molto del fatto che una regione ricca deve rinunciare a risorse necessarie per il proprio sviluppo a favore di una redistribuzione nazionale, questione aperta anche in Italia e altrove.
Ma cosa succederebbe se, per tenere buona la Catalogna, Madrid dovesse definanziare regioni più povere? E cosa succederebbe se, temendo instabilità per questo motivo, preferisse una soluzione autoritaria? Chi scrive pensa che Madrid da sola farà fatica a trovare un compromesso stabilizzante buono per tutti. Pertanto l’Ue, che ha dichiarato la questione non di sua competenza, dovrebbe invece facilitare una soluzione economica nazionale, in nome della stabilità prospettica di tutta l’area europea.