Adesso sono tutti allineati e coperti. Con il rimpasto di due giorni fa, il primo ministro Alexis Tsipras si è alleggerito di alcuni ministri che distorcevano l’immagine del governo, sia verso i creditori, sia verso la società. Il risultato: il nuovo governo Tsipras si è adeguato ai dettami del terzo Memorandum e ai ricatti del suo alleato di destra. Fuori i due ministri (energia e marina mercantile) che si opponevano alle privatizzazioni, fuori anche il ministro dell’Istruzione che aveva agitato le acque nel rapporto con la Chiesa, fuori anche il ministro del Lavoro, il “panno rosso” di tutti i pensionati. Il ministro, per capirci, che in Parlamento sosteneva che le pensioni non avevano subito alcun taglio.
Non è un governo elettorale, quanto un governo che intende applicare il Memorandum e continuare a governare, nonostante la continua perdita di consensi e credibilità. Tsipras è intenzionato a chiudere la seconda “valutazione” (quella in atto) e ad accettare un qualche contentino verbale sulla ristrutturazione del debito. Dunque nessuna “cancellazione”, nessun “taglio”, neppure una semplice “riduzione”. A dicembre forse si arriverà ad alcune correzioni, poi si vedrà nel 2018. Nel frattempo spera in buone notizie dalla Bce per accedere al Qe. Poi spera in un qualche segnale di ripresa economica.
Al ministero dell’Economia e dello sviluppo – il punto cardine per invogliare investimenti esteri – ha nominato Dimitris Papadimitriu, economista presidente del Levy Institute di New York, che non si può definire un “liberista”, tantomeno non è chiaro quale interessi Usa rappresenti. Stando alle sue dichiarazioni rilasciate al quotidiano di Syriza “Avghì” è invece a favore dell’economia pubblica: “Solo il settore pubblico – il cui scopo non è il guadagno ma lotta alla disoccupazione e alla povertà – può diventare il motore di produzione economica”, spiegava nell’aprile scorso.
Nel gennaio di quest’anno, l’economista pubblicava un saggio dal titolo: “Una moneta complementare e la creazione diretta di posti di lavoro sono la chiave dello sviluppo ellenico”. In pratica Papadimitriu si dice a favore della circolazione di una doppia moneta il “Geuro” che avrebbe lo scopo di creare nuovi posti di lavoro (550 mila) nel settore pubblico, finanziati da una valuta non convertibile. Appunto la doppia valuta, ipotesi tanto cara al ministro teutonico delle finanze.
Anche un altro teorico-economista era a favore della doppia valuta. Purtroppo le sue teorie e i suoi comportamenti “narcisistici” (parola del commissario Moscovici) sono costate parecchio cari ai greci.