Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato di “sospettare che il Su-24 sia stato abbattuto per assicurare forniture illegali di petrolio dall’Isis alla Turchia. Il Cremlino ha aggiunto: “Abbiamo recentemente ricevuto informazioni aggiuntive che confermano che il petrolio proveniente dalle zone controllate dall’Isis viene consegnato in Turchia su scala industriale”. Erdogan ha risposto a muso duro: “E’ immorale accusare la Turchia di comprare il petrolio dall’Isis. Se ci sono i documenti, devono mostrarli, vediamoli. Se questo viene dimostrato, io non rimarrò nel mio incarico. E lo dico a Putin: lui manterrà il suo incarico?”. Secondo fonti dei servizi segreti irakeni del resto l’Isis avrebbe venduto sul mercato nero in Turchia petrolio del valore di 800 milioni di dollari in otto mesi. A sostenerlo è l’ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’Iraq, Mowaffak al-Rubaie, che ha aggiunto: “Questo è ciò che chiamiamo l’ossigeno che alimenta l’Isis, se noi fermeremo il flusso d’ossigeno riusciremo a soffocarlo”. Ne abbiamo parlato con Giulio Sapelli, professore di Storia economica all’Università degli Studi di Milano.
Ritiene che questa notizia sia attendibile?
Questa notizia è significativa, ma non sorprende. Le frontiere turche sono state aperte per i foreign fighters sia in entrata, sia in uscita. Le stesse truppe dell’Isis si ritiravano dietro le frontiere turche prima di attaccare i curdi. Fin da quando l’Isis ha occupato i pozzi, con la mediazione delle grandi compagnie di transfert petrolifero che hanno sede in Austria e in Svizzera, le riviste tecniche ci informavano che era in corso un sistema di trasferimento energetico in Turchia da cui il Califfato traeva anche dei cospicui guadagni.
Verso dove sta andando la Turchia?
Il gruppo raccolto intorno a Erdogan mira da tempo alla creazione di una retorica, e anche di una nuova classe dirigente, che punta a una Turchia che sia il fulcro di un nuovo Impero Ottomano. Ciò che finora ha frenato il disegno di Erdogan è stato Fethullah Gülen, un imam turco in esilio negli Usa che controllava ampi settori della magistratura e dell’esercito. Ora Erdogan si è liberato dell’anti-Stato rappresentato dai seguaci di Gullen, che avevano frenato questo disegno neo-ottomano. Soprattutto dopo l’ultima vittoria elettorale, questo disegno vuole inverarsi ed è molto pericoloso soprattutto perché Ankara auspica una soluzione violenta della questione curda.
Domenica in migliaia hanno partecipato ai funerali dell’avvocato curdo Tahir Elci. Lei come legge questo fatto?
Elci era un avvocato molto noto per le sue battaglie liberali in difesa dei curdi. La sua uccisione è un segno molto inquietante. A stupire è la rapidità con cui sta avvenendo la trasformazione di un partito islamico moderato quale era l’AKP in un movimento inquietante per la sua volontà imperialistica.
Quale significato ha lo scontro Erdogan-Putin?
Turchia e Russia si confrontano da sempre, oggi però la divisione geopolitica è molto più profonda. Tutti i contrasti che esistevano prima dell’avvento del comunismo in Russia sono rimasti, e ora si accentuano. Anzi sono diventati problemi che coinvolgono le fonti energetiche, e soprattutto il confronto si svolge con delle tecnologie molto pericolose.
Lei è favorevole alle sanzioni economiche della Russia alla Turchia?
Putin ha attuato delle misure energetiche che andranno prese con le pinze. È vero che Mosca può chiudere il rubinetto ad Ankara, ma poi la Russia deve pur vendere a qualcuno le sue fonti. La stessa scelta di boicottare i viaggi dei russi in Turchia è molto grave. E altrettanto grave è la scelta di impedire l’impiego di manodopera turca. Andiamo quindi verso un pericoloso inasprimento della crisi.
Erdogan si erge a difensore dei sunniti in Siria e Iraq. Ritiene che sia una posizione legittima?
Nel momento in cui si attua una politica imperialista e ottomana si tratta di un salto di qualità. Prima la Turchia si limitava a difendere le minoranze turcofone all’estero. Adesso Ankara si affianca all’Arabia Saudita nella difesa dell’Islam sunnita. Bisogna poi vedere se i sunniti siano effettivamente discriminati dagli sciiti come dicono di essere. Gli sciiti a livello mondiale sono il 15% dell’universo islamico. Ritengo quindi un po’ eccessiva questa difesa dei diritti dei sunniti nei confronti degli sciiti. La Turchia cerca piuttosto lo scontro, e mira a sostituire la leadership sunnita all’Arabia Saudita.
Obama continuerà comunque a sostenere Erdogan?
Penso che neanche gli stessi americani sappiano che cosa intendono fare. Nelle Primarie Usa la situazione internazionale non è presente. L’unica a sollevarla è Hillary Clinton, che non mi pare però si distanzi dalle posizioni di Obama. La Casa Bianca sostanzialmente non sa come destreggiarsi in questa nuova situazione. Bush aveva sbagliato per un eccesso di intervento, mentre Obama ha fatto l’errore opposto. Il presidente non dovrebbe schierarsi né con la Turchia, né con la Russia, bensì dovrebbe riprendere il ruolo tradizionale proprio degli Usa che consisteva nel ricomporre le crisi.
(Pietro Vernizzi)