Decine di civili sono stati massacrati dall’esercito turco di Erdogan nella cittadina curda di Cizre, nel sud-est del Paese al confine con la Siria. A dare la notizia è Rt.com, il principale network satellitare russo che ha inviato un suo giornalista a intervistare i testimoni sopravvissuti alla strage. Nel corso di “operazioni anti-terrorismo” contro il Pkk, l’esercito turco ha compiuto uccisioni di massa di civili bruciandoli vivi e colpendoli con l’artiglieria pesante. Come spiega Massoud Akko, giornalista curdo e attivista per i diritti umani, “quella di Erdogan è una reazione alla conquista di ampi territori nel nord della Siria da parte dell’Ypg, le milizie dei curdi siriani. Questi ultimi hanno tagliato fuori Ankara dalle aree che in precedenza controllava sullo scacchiere siriano e quindi hanno escluso la Turchia da qualsiasi chance di pesare nei negoziati di pace in corso a Ginevra”.
La notizia delle uccisioni di civili a Cizre è stata taciuta dai principali media occidentali. Lei la ritiene attendibile?
Ritengo che ciò sia esattamente quanto è accaduto. L’esercito di Ankara sta portando avanti una guerra nel Kurdistan turco, e questo non soltanto a Cizre ma anche in altre città della zona. Giovedì ho chiamato la mia famiglia e ho sentito al telefono gli spari della polizia. La mia famiglia vive a Qamishli, nel Kurdistan siriano al confine con Nusabyn, nella zona turca. I miei colleghi curdi in Turchia mi hanno confermato inoltre che l’esercito turco sta conducendo una vera e propria guerra contro quello che Erdogan definisce il Pkk, anche se in realtà a essere presi di mira sono i civili.
Com’è la situazione in questo momento?
In Turchia Erdogan sta continuando con un piano sistematico di azioni terroristiche ai danni dei civili curdi. Le operazioni militari nel Sud della Turchia hanno provocato migliaia di sfollati.
Come è iniziata questa guerra dimenticata?
La guerra in Turchia è iniziata la scorsa estate in alcuni villaggi, per poi espandersi sempre di più. Due anni fa la Turchia aveva accettato il cessate il fuoco proposto da Abdullah Ocalan, leader del Pkk. E’ stato avviato un processo di pace in collaborazione con Masud Barzani, presidente del Kurdistan irakeno.
La tregua ha retto?
No. Dopo la rottura della tregua da parte di Ankara, il Pkk ha dichiarato che continuerà a combattere nell’intera Turchia, e non soltanto in Kurdistan. I curdi in Turchia dispongono inoltre di una milizia molto ben addestrata, chiamata Guerrilla, asserragliata sulle montagne tra Iraq e Turchia. La milizia curda rispetta il cessate il fuoco, mentre Erdogan non intende accettare la tregua in Kurdistan.
Perché la scorsa estate Erdogan ha rotto la tregua con il Pkk?
Dopo che il Ypg (partito curdo siriano, Ndr) e le Forze Democratiche Siriane hanno conquistato enormi territori nel Nord della Siria, precedentemente controllate da milizie vicine alla Turchia, Erdogan si è trovato privo di qualsiasi legame con il resto della Siria stessa. Anche per questo Erdogan sta sostenendo l’Isis consentendo ai suoi militanti di varcare la frontiera, così da usarli per combattere contro i curdi presenti in Siria. Per il presidente turco i curdi sono diventati una fissazione, al punto che non fa altro che accusarli per qualsiasi cosa accada.
Perché per Erdogan il Nord della Siria è così importante da spingerlo a scatenare una guerra nel suo stesso Paese?
Quella in corso in Siria è una guerra per delega, combattuta per conto delle superpotenze internazionali: Russia e Stati Uniti, Europa e Cina, Turchia e Iran, sunniti e sciiti. Ciascuno di questi attori vuole controllare una parte della Siria. Nel momento in cui Erdogan ha perso la parte che controllava in Siria, si è trovato tagliato fuori da qualsiasi possibile negoziato e questo ha scatenato la sua reazione furiosa.
Che cosa vuole Erdogan?
Erdogan è come un elefante in una cristalleria: il suo obiettivo è semplicemente quello di distruggere tutto. Con il tempo è diventato un dittatore, al punto da stringere un ottimo rapporto con l’Isis.
Perché l’Occidente non lo ferma?
Perché dalla sua Erdogan ha un grande elemento di forza. Il presidente turco sta utilizzando infatti i rifugiati per ricattare i Paesi europei. Se l’Ue non accetta le sue condizioni, Ankara aprirà le porte in modo che tutti i rifugiati raggiungano l’Europa. In questo momento in Turchia ci sono due milioni di rifugiati siriani. In cambio di un loro contenimento, Erdogan ha chiesto 8 miliardi di euro.
(Pietro Vernizzi)