Hosnu Mubarak, ex presidente dell’Egitto, condannato recentemente all’ergastolo per crimini contro l’umanità, sarebbe in coma. A dirlo è il portavoce del ministero degli Interni egiziano Mahmoud. Le sue parole sono state riprese dalla Cnn e confermano che ai familiari più stretti di Mubarak come i figli e la moglie è stato concesso di raggiungerlo in quelle che potrebbero essere le sue ultime ore. Nella scorsa notte il cuore dell’ex dittatore si era fermato per ben due volte, costringendo i medici a far uso del defibrillatore. Secondo le testimonianze, Mubarak alterna stati di incoscienza a stati di coscienza nei quali rifiuta di nutrirsi. Sembra che l’ex presidente egiziano stia scegliendo la morte piuttosto che l’umiliazione del carcere a cui è stato condannato. Per Abdel Fattah, esponente dei Fratelli musulmani contattato da IlSussidiario.net, la scomparsa di Mubarak sarà la scomparsa di un uomo, ma non dei gruppi di potere a lui legati: “Anche dopo la sua morte” ha detto “questi gruppi di potere continueranno a battersi per il ritorno del regime che Mubarak aveva messo in piedi. Un regime totalitario con tutti i danni che ha fatto al popolo egiziano. L’ultima battaglia di questi gruppi di potere ci sarà proprio con il ballottaggio presidenziale”. Per Fattah però la speranza che vincano le forze che vogliono il definitivo avvio di un nuovo Egitto è concreta: “Abbiamo dei segnali forti in questo senso. La coscienza del popolo egiziano deciderà per un futuro migliore e non per il ritorno ai regimi tirannici degli anni passati”. Un nuovo Egitto in cui, dice, è obbligatorio che ogni tipo di forza politica collabori insieme: “Nessuno, neanche i Fratelli musulmani, può decidere di governare da solo”.
Che cosa si sa delle reali condizioni di salute di Mubarak in Egitto? In occidente gira la voce che potrebbe già essere morto.
Sappiamo che le sue condizioni fisiche sono peggiorate, però tutte le voci che girano sulla sua morte non sono veritiere.
Che cosa significherà la sua scomparsa: quella di un simbolo e basta? O i gruppi di potere legati a lui esisteranno ancora?
Purtroppo anche dopo la scomparsa di Mubarak i gruppi di potere legati al suo passato regime lavoreranno ancora per tornare a guidare il Paese. Inoltre sono convinti ci sia un grosso bottino in termini di ricchezze accumulato da Mubarak su cui mettere le mani.
Dunque secondo lei ci saranno ancora scontri e difficoltà per l’Egitto.
Lo dimostra il numero dei voti, oltre 5 milioni, che ha preso il candidato ex primo ministro Ahmad Shafiq (solo 200mila in meno del candidato dei Fratelli musulmani, ndr). Il suo partito lo ha sostenuto con tali sforzi che hanno portato a questo successo, stiamo parlando dello stesso partito che ha retto l’Egitto per tanti anni in quella corruzione che ha toccato ogni livello, da quello sanitario a quello dell’educazione. Quindi la morte di Mubarak significherà la scomparsa di un uomo, ma coloro che hanno avuto interessi nel suo regime cercheranno di fare un’ultima battaglia il giorno del ballottaggio.
Che previsioni fa per questo ballottaggio? Ci sono sondaggi, indicazioni precise al riguardo?
Al momento possiamo già dire che i nostri compaesani emigrati in occidente o in paesi arabi al 75% circa hanno votato per il nostro candidato, Mohamed Moursi. Sono fiducioso sull’esito del ballottaggio: la coscienza del popolo egiziano deciderà per un futuro migliore e non per il ritorno ai regimi tirannici degli anni passati. Quel regime che tra le altre cose ha portato divisione tra cristiani e musulmani arrivando a uccidere i cristiani stessi, pensiamo all’attentato nella chiesa di Alessandria la notte di Natale. Quel regime ha le mani sporche con il sangue degli innocenti cristiani e non vogliamo che tornino quei giorni terribili.
Siete disponibili a formare un governo di coalizione con altre forze politiche, in caso di vittoria?
Noi non solo siamo disponibili, ma dobbiamo farlo. E’ un dovere perché secondo noi il progresso dell’Egitto e la rinascita di un Paese moderno e democratico non spetta a un partito solo. Dobbiamo lavorare tutti insieme, tutte le forze politiche devono lavorare insieme per dare una spinta al Paese perché se un partito come il nostro dicesse che vuol governare da solo, vorrebbe dire che non abbiamo capito niente e che non abbiamo assimilato la lezione della storia. La responsabilità del nostro Paese è sulle spalle di tutti; il nostro programma, la nostra fede dicono che la storia dell’Egitto sarà scritta dalle forze di ogni colore politico.
E’ possibile già dare un giudizio storico sulla figura politica di Mubarak?
Con tutta umiltà posso dire che Mubarak aveva cominciato bene, in modo corretto, il suo governo. Poi il protrarsi del potere ha portato al disfacimento di quanto di buono aveva fatto. Si può dire che nei primi anni del suo governo era un uomo che ha cercato di essere neutro e giusto, però dopo quel periodo di tempo, come succede sempre quando si tiene in mano per molto tempo il potere, ci si corrompe. Lo sapete bene voi in Occidente, che dopo la caduta dei regimi totalitari avete fatto delle costituzioni dove chi governa non può farlo per più di due volte consecutive. Mubarak ha avuto dei lati positivi all’inizio della sua carriera, però l’ultima pagina è stata scritta con il sangue di migliaia di giovani uccisi. E la storia si ricorda maggiormente per le ultime pagine. Rimarrà sempre come ogni medaglia che ha avuto il suo rovescio. Non vogliamo essere severi, lasciamo alla giustizia, all’umanità e a coloro che analizzano gli eventi storici il giudizio definitivo; però secondo noi sarebbe stato meglio se si fosse ritirato dopo i primi dieci anni di potere.