«Il giorno prima dell’attentato di Rouen un sito legato all’Isis ha pubblicato un video nel quale si invita ad attaccare i cristiani e si denigrano gli imam che considerano i seguaci di Gesù come loro concittadini». Lo rivela Camille Eid, intellettuale libanese residente in Italia e giornalista di Avvenire, dopo l’uccisione di un sacerdote francese per mano di due terroristi islamici. Padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, ha commentato la notizia esprimendo “dolore e orrore per questa violenza assurda”, insieme alla “condanna più radicale di ogni forma di odio”, senza però fare riferimento al fatto che si sia trattato di un attentato islamista. Anche dopo il massacro di Nizza, la Santa Sede aveva condannato il gesto senza però fare riferimento alle sue motivazioni religiose.
Professor Eid, l’attentato di Rouen indica che è avvenuto un salto di qualità nella strategia del terrore?
Questo attentato significa che tutte le limitazioni sono saltate. Abbiamo assistito ad attacchi contro civili a teatro, al ristorante, sulla spiaggia, e adesso avvengono anche nei luoghi di culto. È vero che non c’era una celebrazione affollata, ma questo attacco è comunque il sintomo di un cambiamento che fa sì che non si tenga più conto di quei limiti fissati dallo stesso codice islamico.
Quali sono questi limiti?
Maometto aveva raccomandato di esonerare i monaci e i sacerdoti dal pagamento della Jizya (la tassa per i non musulmani, Ndr), e quindi anche da eventuali azioni violente in caso di guerra. Anche questa barriera ora è stata superata, come era già avvenuto per il divieto di colpire donne e bambini, e tra l’altro si è scelto di attaccare un sacerdote di 87 anni.
Ora che cosa dobbiamo aspettarci?
Pur essendo veramente scioccato di fronte a un eccesso di questo tipo, mi aspetto ancora le cose peggiori perché quello che abbiamo visto in questi ultimi due anni ha superato ogni immaginazione. In Francia del resto ci sono almeno 45mila chiese: se vogliamo proteggerle tutte, significa destinare almeno altrettanti poliziotti addetti soltanto alla protezione dei luoghi di culto cattolici. Resta inoltre l’interrogativo sul perché sia stata colpita una piccola chiesa in un borgo di 30mila abitanti.
Padre Lombardi ha espresso “dolore e orrore per questa violenza assurda”, ma non ha fatto riferimento alla matrice islamista. Che cosa ne pensa della risposta della Chiesa?
Bisognerebbe verificare innanzitutto l’ora in cui è uscita la dichiarazione di padre Lombardi, per capire se preceda o meno la rivendicazione da parte dell’Isis. Uno dei due terroristi tra l’altro in precedenza era stato fermato a Ginevra. Può darsi quindi che in mancanza di elementi padre Lombardi si sia limitato alle affermazioni che lei ha citato.
C’è comunque una linea di prudenza da parte della Chiesa?
È chiaro che la Chiesa è cauta e preferisce non generalizzare. Lo stesso padre Samir Khalil Samir, sul sito di Asia News, ha raccomandato di non demonizzare tutti gli immigrati o tutti i musulmani che vivono in Europa per colpa di due attentatori legati all’Isis. Nello stesso tempo non bisogna essere ingenui, al punto da giustificare questi atti o da ritenere che chiunque li commetta lo faccia per problemi di squilibrio mentale.
Secondo lei qual è il legame tra gli attentatori di Rouen e i comandi dell’Isis?
Difficile dirlo, anche se c’è una coincidenza che mi colpisce. Proprio il giorno prima dell’uccisione del sacerdote di Rouen, la propaganda dell’Isis aveva deciso di colpire i cristiani. Lunedì infatti su un sito collegato al Califfato è uscito un video di otto minuti nel quale sono denunciati gli imam che considerano i cristiani come loro concittadini. Si tratta di un attacco a quanti affermano che i cristiani possono vivere tranquillamente nei Paesi musulmani e che non deve esistere un concetto di separazione su base religiosa.
Qual è la posizione che emerge da questo filmato?
Il video invita a combattere i cristiani e fare pagare loro la Jizya. Due minuti del filmato mostrano inoltre delle celebrazioni cristiane con incenso, candele e sacerdoti, pur non specificando esplicitamente che bisogna colpire nelle chiese. Inoltre si utilizzava l’appellativo più utilizzato dall’Isis per riferirsi ai cristiani, cioè “gli adoratori della Croce”. Un termine dispregiativo, che rappresenta il primo passo per considerare ogni luogo di culto cristiano come un centro politeista da eliminare e distruggere.
(Pietro Vernizzi)