Due bambini cristiani di dieci e nove anni sono stati incarcerati in Egitto per avere urinato su alcuni sacchetti di cellophane, all’interno di uno dei quali c’erano delle pagine di Corano. E’ l’incredibile vicenda avvenuta in Egitto, nel governatorato di Beni Suef. I due minorenni si chiamano Nabil Naji Riz e Mina Nadi Faraj, entrambi analfabeti, e a sorprenderli è stato l’imam Ibrahim Mohamed Ali. Ilsussidiario.net ha intervistato Shahira Amin, giornalista televisiva egiziana ed ex vicedirettore della rete pubblica Nile Tv dalla quale si è dimessa nel febbraio 2011 per protestare contro il modo in cui era seguita la rivoluzione egiziana.
Amin, adesso anche in Egitto si arrestano i bambini con l’accusa di blasfemia …
Questi arresti sono uno scandalo e un disastro, innanzitutto perché si tratta di minorenni. Abbiamo avuto una rivoluzione per ottenere la libertà ma in Egitto, per motivi culturali, tutto ciò che ha a che fare con la religione è un tabù, soprattutto se si tratta di una mancanza di rispetto nei suoi confronti. In Occidente gli insulti alla religione sono considerati libertà d’espressione, qui invece la cultura non accetta nulla del genere.
Quanto avvenuto è un caso isolato o è il segno del clima presente nel Paese?
Non si tratta di un caso isolato, di recente si è verificato anche quello di Albert Saber (un cristiano copto di 25 anni, Ndr), che ha postato su Facebook il film “Innocence of Muslims” ed è stato a sua volta portato in carcere. Sua madre è stata terrorizzata da una folla di islamisti, ed è stata costretta ad abbandonare la sua abitazione. Nello stesso tempo un religioso salafita ha mostrato una parte del video durante il suo spettacolo televisivo, e non è stato arrestato.
Più in generale qual è la situazione dei cristiani egiziani?
Sotto il predominio islamista, i cristiani stanno tuttora subendo discriminazioni, marginalizzazione, e anche peggio. Questa settimana a Rafah alcune famiglie cristiane sono state terrorizzate dai militanti, e hanno dovuto fuggire dalla città, lasciare le loro case e rifugiarsi ad Al-Arish. E questo su consiglio dello stesso governatore cui avevano chiesto protezione. Tutto ciò è inaccettabile.
Quali sono le responsabilità dei Fratelli musulmani e del presidente Morsi?
Il presidente Mohamed Morsi ha promesso che si recherà di persona a Rafah, per rassicurare le famiglie minacciate, ma non sono state prese misure legali contro i musulmani che avevano terrorizzato i cristiani. Morsi non vuole ammettere che in Egitto esiste un problema di odio settario, ma cerca di liquidare il tutto come delle questioni tra privati cittadini. Dobbiamo invece riconoscere che questo odio esiste e che i cristiani devono essere protetti. Sono cittadini come tutti gli altri, e devono essere trattati in quanto tali.
Come si spiega questo peggioramento della libertà religiosa?
Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Ciò cui stiamo assistendo oggi avveniva anche sotto Mubarak, basti pensare al numero di chiese attaccate durante la sua presidenza. I cristiani sono discriminati oggi esattamente come negli ultimi 30 anni. Per esempio, nel passato regime non era loro consentito di costruire nuove chiese o restaurare quelle esistenti senza un decreto presidenziale, mentre chiunque poteva costruire una moschea. Non potevano essere nominati in posizioni di prestigio nel governo, e tra i cristiani erano pochissimi anche i professori universitari, i militari, gli agenti di polizia che potevano fare carriera fino ai gradi più elevati.
Che cosa si può fare per cambiare la situazione?
In parte va riformata l’educazione, perché la scuola fin dai primissimi anni forma alla segregazione e ci sono insegnanti che incitano alla violenza contro i cristiani. Tutto ciò va affrontato e i responsabili vanno trattati con durezza. Chiunque terrorizza i cristiani deve risponderne davanti alla legge, perché se non si fa giustizia, questi episodi continueranno. Occorre inoltre che l’uguaglianza tra cristiani e musulmani sia inserita nella Costituzione.
Che cosa cambierà per le donne con la nuova Costituzione?
I fondamentalisti stanno utilizzando la stessa tattica sia contro i cristiani sia contro le donne. L’articolo 66 della bozza della nuova Costituzione afferma che uomini e donne possono essere uguali, ma soltanto sotto i principi della Sharia. Martedì si sono tenute delle proteste, cui io stessa ho partecipato, perché c’è il rischio di un’interpretazione rigorosa della Sharia che mini i diritti delle donne. Temiamo dei passi indietro rispetto ai risultati ottenuti negli ultimi decenni, come la legge che punisce le mutilazioni genitali femminili, il diritto delle madri a trasmettere la loro nazionalità ai figli se questa è diversa da quella del marito, l’innalzamento a 18 anni dell’età minima per contrarre matrimonio.
(Pietro Vernizzi)