In Ucraina è strage di civili. Sarebbero 22 i civili uccisi a Lugansk, una delle due roccaforti dei separatisti filo-russi, che sono state accerchiate dall’esercito ucraino. La città da quasi due settimane non ha più corrente elettrica. Qualche giorno prima è stata accerchiata Donetsk, il bilancio delle vittime è di 74 in tre giorni. Vladimir Putin ha promesso di fermare il “caos sanguinario” in Ucraina. Intanto ieri si è dimesso Valere Molotov, leader della Repubblica popolare di Lugansk, per le ferite riportate, e Igor Strelkov-Ghirkin, l’ufficiale dei servizi russi che secondo le intercettazioni degli ucraini sarebbe il mandante dell’abbattimento del Boeing malese, ha lasciato la carica di ministro della Difesa dei ribelli Donetsk, i quali smentiscono le voci secondo cui il loro comandante sarebbe stato ferito gravemente. Intanto Kiev ha deciso di dare aiuti ai civili delle città assediate e sostiene che il convoglio umanitario inviato dalla Russia si è perso. Si tratta dei 287 camion inviati dalla Russia due giorni fa che è stato bloccato dal governo ucraino perché i russi non volevano rendere conto dei loro aiuti alla Croce Rossa. Secondo i giornalisti russi e stranieri il convoglio si troverebbe a 37 chilometri dal confine. Sui camion ci sarebbero solo aiuti alimentari e niente armi, ma la colonna è scortata da mezzi militari russi. “Verrà fermata con qualsiasi mezzo” è quanto riferisce Kiev se la colonna di camion dovesse entrare senza autorizzazione. Intanto non si placa la tensione tra Mosca e Kiev. Ieri Putin dalla Crimea ha ribadito che la penisola non è stata annessa dai russi ma che è stato “un atto di volontà popolare”. E sempre ieri la major statale Rosneft ha richiesto al governo 42 miliardi di dollari per risanare i suoi debiti. Il parlamento ucraino ha minacciato, in caso di necessità, di proibire il transito del gas russo verso l’Europa. Il settore energetico è la principale fonte delle entrate russe (Serena Marotta).