“Puzza di bruciato”, con queste parole si è chiuso il secondo intervento apparso sul blog di Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 stelle, dove sono stati messi in discussione alcuni dettagli delle stragi al giornale francese Charlie Hebdo e del successivo attentato al negozio kosher, avvenuto sempre in Francia durante i giorni scorsi. In particolare, Aldo Giannuli ha voluto fare presente alcuni particolari che renderebbero sospette le vicende che hanno scosso l’opinione pubblica: in primis, il fatto che i due attentatori, Said e Cherif Kouachi, siano riusciti a procurarsi le armi con tanta facilità. Se erano tanto esperti da aver messo le mani su un traffico di armi illegale e avevano progettato tutto con cura, come mai poi hanno sbagliato addirittura il numero civico dell’edificio da colpire? E perché fuori dalla sede della redazioni – bersaglio prevedibile molto più di tanti altri – c’erano così poche forze armate? Infine, il saggista di Bari che è stato in prima linea nel processo della strage di Piazza Fontana del ’69 (un cosiddetto caso di false flag), afferma anche che neanche la gestione della caccia ai terroristi e dei successivi blitz sono del tutto liberi da punti oscuri e poco chiari.
Tantissime le teorie del complotto che sono nate in seguito agli attacchi terroristici che hanno scosso la Francia e il mondo intero nel corso della scorsa settimana. Un di esse riguarda la cosiddetta tattica del “False Flag”, in italiano “operatività della falsa bandiera”. Si tratta di un espediente in uso dalle forze di Intelligence, di spionaggio e anche dai governi: consiste nell’attribuire la responsabilità di un evento o di una vicenda ad un altro ente o organizzazione di qualsiasi genere, pur avendola organizzata loro stessi. Secondo alcuni, sarebbe accaduto così anche per quanto riguarda la strage del Charlie Hebdo e del negozio kosher di Dammartin-en-Goele: i servizi segreti dell’occidente, su accordo, avrebbero organizzato le stragi con lo scopo di convincere l’opinione pubblica mondiale che le persone di religione musulmana sono pericolose e poter poi utilizzare questa nuova idea e questo sentore nascente a loro favore.
E’ un caso che nella strage alla sede parigina di Charlie Hebdo sia rimasto ucciso l’economista Bernard Maris? Ed è mai possibile che un terrorista come Cherif Kouachi possa fuggire dimenticando il documento in auto? Sono solo alcune delle domande avanzate in questi giorni dai complottisti dopo le sanguinarie stragi avvenute in Francia costate la vita a diciassette persone più i tre terroristi. Tra i primi farsi sentire c’è stato il deputato del Movimento 5 Stelle Carlo Sibilia (lo stesso che aveva già messo in dubbio lo sbarco sulla Luna): “Incredibile che a Charlie Hebdo sia rimasto ucciso l’economista Maris che denunciava irregolarità su emissione moneta”, ha scritto su Twitter il parlamentare, senza probabilmente però sapere che Maris collaborava con diverse riviste, compresa Charlie Hebdo per la quale curava il settore economico firmandosi con lo pseudonimo di “Oncle Bernard”. La mattina del 7 gennaio, giorno della strage, si trovava alla sede del settimanale per partecipare alla riunione di redazione. Per quanto riguarda invece la patente dimenticata da uno dei fratelli Kouachi durante la fuga, le autorità francesi hanno spiegato che è plausibile che il terrorista avesse con sé il documento, semplicemente per poter superare senza troppi problemi un eventuale controllo da parte della polizia. Inoltre non si tratta dell’unico oggetto ritrovato nel veicolo, all’interno del quale c’erano anche una bandiera e una molotov.