L’Egitto al voto ieri e oggi per decidere il nuovo presidente. A fronteggiarsi sono Mohammed Morsi, candidato dei Fratelli musulmani, e Ahmed Shafiq, uomo di fiducia di Mubarak sostenuto dalla Giunta militare. Dopo la sconfitta al primo turno di tutti gli esponenti liberali, resta soltanto l’alternativa tra due prospettive entrambe pericolose: da un lato l’islamizzazione del Paese, dall’altra un ritorno alla dittatura militare. Per Camille Eid, cristiano libanese ed editorialista di Avvenire, “l’Egitto si trova a scegliere tra il rappresentante peggiore della rivoluzione, l’islamista Morsi, e quello migliore del passato regime, Shafiq, che pur essendo stato fedele a Mubarak non si è mai compromesso più di tanto con l’ex rais. La maggioranza dei cristiani voterà per Shafiq, anche se il vero rischio è che in caso di una vittoria di quest’ultimo i Fratelli musulmani scatenino una seconda rivoluzione dagli esiti imprevedibili”.
La sfida tra Morsi e Shafiq è stata definita come “l’alternativa tra il colera e la peste”. Si ritrova in questa definizione?
Forse è una formulazione un po’ forte, anche se la possibilità di scelta al ballottaggio non è chiaramente il massimo che ci si potesse aspettare. In Egitto ci sono due campi: da un lato le forze che hanno assecondato o partecipato alla rivoluzione contro il regime di Mubarak, dall’altra coloro che non vogliono un ribaltamento bensì un’evoluzione in sintonia con quanto c’era prima. Se Morsi non rappresenta certo il volto migliore della rivoluzione, Shafiq è invece la figura dello schieramento conservatore meno compromessa con il passato regime. Al primo turno partecipavano candidati decisamente migliori, come l’ex segretario della Lega araba Amr Moussa, uscito purtroppo sconfitto. Ma nell’attuale situazione esistono anche altri elementi problematici.
Quali?
L’Egitto è privo di una vera e propria Costituzione e quindi sta per eleggere un presidente senza neanche sapere quali saranno le sue prerogative. Occorrerà attendere ancora un lungo percorso prima di giungere all’elaborazione della carta fondamentale dello Stato. Sempre ammesso che alla fine di giugno inizi la transizione con la Giunta militare che lascerà il potere al presidente eletto.
Per chi voteranno i cristiani?
La maggior parte dei copti sosterrà Shafiq perché l’alternativa non è di loro gradimento, anche se non si tratterà di un voto compatto. Alcuni cristiani egiziani, intervistati dalle tv satellitari Al Jazeera e Al Arabiya, si sono espressi a favore di Morsi, spiegando che i Fratelli musulmani sono sempre stati dipinti come uno spauracchio mentre non è mai accaduto che attaccassero i cristiani. Il portavoce della Chiesa copto-cattolica, Rafic Greiche, ha annunciato invece che voterà per Shafiq. Ritengo però sbagliato parlare, come ha fatto qualcuno, di un accordo tra l’ultimo premier dell’era Mubarak e i vertici copti. La Chiesa fornisce delle indicazioni che poi i fedeli non sono tenuti a seguire. Non ci vuole molto comunque per rendersi conto che un presidente laico, anche se legato al passato regime, è più valido di uno islamista come Morsi.
Che cosa accadrà ai cristiani se vinceranno i Fratelli musulmani?
Se guardiamo ai precedenti, quando un partito islamico è arrivato al potere non ha mai imposto la sharia da un giorno all’altro. In Tunisia per esempio gli islamisti di Ennahda, risultati vincitori, hanno dovuto tenere conto della presenza in Parlamento dei partiti laici. Anche in Egitto ci sarà quindi una graduale islamizzazione, come prevede l’ideologia dei Fratelli musulmani, modificando progressivamente le leggi per renderle più in sintonia con la dottrina islamica.
Fino a dove si spingeranno?
L’Egitto non può forzare la mano più di tanto, bandendo le bevande alcoliche e la promiscuità sulle spiagge, perché in questo modo colpirebbe il turismo che è una delle risorse principali del Paese. In politica estera invece potremmo assistere a un cambiamento di posizione nei confronti della questione palestinese, pur senza arrivare ad annullare gli accordi di Camp David con Israele.
Quanto è grave il rischio di uno scontro anche violento tra la Giunta militare e i Fratelli musulmani?
Nel caso in cui dovesse arrivare al potere Shafiq, prevedo una seconda rivoluzione. I Fratelli musulmani scenderanno nuovamente in piazza, nonostante il ripristino della legge d’emergenza, e temo che si arriverà a scontri violenti. Shafiq non ha i numeri per vincere, in quanto la maggior parte dei candidati sconfitti al primo turno ha deciso di sostenere Morsi, e in molti quindi griderebbero ai brogli. L’Egitto del resto è il Paese delle sorprese, aspettiamo quindi qualche giorno per vedere quale sarà l’esito di questa tornata elettorale.
(Pietro Vernizzi)