La Corea del Nord risponde alle sanzioni decise dall’Onu minacciando di procedere a nuovi test nucleari. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha infatti allungato l’elenco delle entità nordcoreane colpite dalle sanzioni internazionali, stavolta con il voto dell’alleata Cina. Pyongyang il 12 dicembre scorso ha messo in orbita un satellite, gesto considerato dagli Usa come un nuovo esperimento su un missile balistico. Per nulla intimorito dalla presa di posizione dell’Onu, il regime guidato da Kim Jong è passato al contrattacco decidendo di stoppare i negoziati sulla denuclearizzazione, annunciando, attraverso l’agenzia ufficiale Kcna, che rafforzerà il suo potenziale militare. “Noi – si legge in una nota diffusa a tarda ora – adotteremo misure concrete volte a rafforzare le nostre forze militari di autodifesa, compresa la dissuasione nucleare“.
Nessuno sembra cedere la posizione. Questa volta però la Corea del Nord sembra essere sempre più isolata, considerato l’appoggio dato da Pechino, oltre che da Mosca, alla decisione dei Quindici che non contempla l’introduzione di nuove sanzioni, ma estende quelle già esistenti ad altre organizzazioni governative, tra cui l’Agenzia spaziale nordcoreana. La bozza iniziale presentata dagli Stati Uniti prevedeva l’adozione di nuove misure restrittive nei confronti delle persone e delle aziende legate al regime di Kim Jong, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per incassare il sì da Pechino, ha dovuto, però, rivedere il testo presentato dagli Usa.
Intanto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha invitato il regime di Pyongyang a rispettare tutti i documenti approvati dall’organo delle Nazioni Unite e ad astenersi dall’intraprendere qualsiasi azione che possa portare a nuove tensioni. “Il dialogo – afferma il segretario generale delle Nazioni Unite – è l’unico modo per raggiungere l’obiettivo della denuclearizzazione nella penisola coreana e una pace duratura nella regione“.
La Commissione di difesa nazionale nordcoreana ha, invece, risposto che “i satelliti e i missili a lunga gittata che noi continueremo a lanciare e i test nucleari di alto livello che faremo sono rivolti al nostro nemico giurato, gli Stati Uniti“. E ha aggiunto che “la disputa con gli Stati Uniti si risolve con la forza, non con le parole“.
La reazione di Washington non si è fatta attendere:”Che ci sia o no il test dipende dalla Corea del Nord – ha commentato Glyn Davies, inviato speciale Usa sulle questioni del Nord, in visita a Seul –, speriamo non lo faccia, chiediamo di non farlo. Sarebbe un errore e un terribile passo indietro“. “Questo non è il momento di aumentare le tensioni nella penisola coreana, ma – ha concluso – l’occasione per entrare in contatto con l’esterno“.
Intanto i servizi di intelligence sucoreani e statunitensi stanno monitorando il sito nucleare di Punggye-ri, provincia di Hamgyeong del Nord. Al momento non sarebbero state rilevate attività significative.