“Non ci sono più parole per dire cosa sia oggi la Siria” dice al sussidiario Camille Eid. “Le superpotenze stanno giocando una partita sulla pelle di tanti innocenti e nessuno è disposto a fare un passo indietro per interrompere questo genocidio continuo”. Il voltafaccia di Trump però era inevitabile, secondo Eid: “Se Trump ha deciso di bombardare è perché gli americani avevano prove contro Assad. Qualcosa andava fatto, nessuno può dire quali siano i retroscena, ma nessuno è mai stato in grado di stabilire se Assad aveva usato i gas o no in precedenza”. La situazione però sta ormai sfuggendo di mano, commenta ancora, e le conseguenze di questo bombardamento sono preoccupanti a livello mondiale: “Sarebbe importante che cominciassimo noi, invece di essere divisi pro o contro Assad, a fare quel compromesso che le superpotenze non fanno, capendo che in Siria non ci sono i buoni e i cattivi, ma tutti hanno delle responsabilità”.
Professore, si aspettava questo voltafaccia di Trump rispetto a quanto aveva predicato fino a oggi?
Non mi aspettavo un cambiamento così veloce, la nuova amministrazione sembrava aver preso una certa strada e adesso ha fatto una svolta di 180 gradi. Secondo la mia opinione quello che ha fatto Trump andava però fatto, anche se era meglio avere l’avallo dell’Onu, ma sappiamo quanto sia difficile a quei livelli raggiungere una intesa. Uno stop decisivo ad Assad era necessario.
Non pensa che si sia agito troppo in fretta? Senza fare alcun accertamento sui fatti in questione?
Se Trump, che era portato a cambiare rotta rispetto a Obama e mostrarsi accomodante con Assad nel giro di meno di 48 ore cambia atteggiamento, vuol dire che qualcosa di grave era veramente successo. Non avrebbe scatenato quello che ha scatenato se non avesse avuto delle prove sul coinvolgimento di Assad.
Però quando Obama stava per bombardare la Siria poi si seppe che le armi chimiche le avevano usate gli insorti.
La verità su quell’episodio non è mai uscita fuori completamente. Si raggiunse un accordo decente, privare Assad di tutte le armi chimiche, cosa su cui però non c’è mai stata certezza assoluta. In Siria non esistono santi, non lo è Assad e non lo sono i ribelli, ma un messaggio andava dato.
Non pensa invece che abbia prevalso il personaggio Trump, quello che vuole riportare l’America alla leadership mondiale? Non avrebbe fatto meglio a pensarci due volte, visto che adesso c’è una crisi aperta con la Russia che non sappiamo che conseguenze potrà avere?
Non metto in dubbio che il primo bersaglio di questi raid sono i rapporti fra Russia e America. Però i russi sono stati avvisati dagli americani che avrebbero bombardato e i russi hanno avvisato i siriani, infatti non c’è stata una strage; alla fine è stato distrutto l’aeroporto militare. Rimango colpito da come gli italiani si schierino pro o contro Assad, senza capire che in Siria non c’è bianco o nero, ma è tutto grigio.
Pensa anche lei che in Siria si stia giocando una partita mondiale fra le superpotenze?
Lo penso da sei anni, da quando è cominciato tutto.
Però non lo dice nessuno.
Purtroppo, e temo anche le conseguenze di questa partita. Un mese fa si parlava di divisione della Siria in zone di influenza tra Turchia, Iran, Russia e Stati Uniti. Io la Siria la porto nel cuore però non credo a chi dice che l’alternativa ad Assad sia l’Isis. Non è vero. Non voglio vedere frange estremiste al potere, ma non tollero neanche la permanenza di un dittatore sanguinario.
Siamo davanti alla morte della diplomazia? Le superpotenze giocano sulla pelle di centinaia di migliaia di vite umane. E’ qualcosa che forse non si era mia visto prima, è d’accordo?
Purtroppo sono d’accordissimo. Si era visto già in altri conflitti che chi paga sono sempre gli innocenti, i bambini in primis, ma con delle proporzioni di questo tipo non si era mai visto.
E nessuna di queste superpotenze fa un passo indietro davanti al genocidio.
L’Europa poteva fare qualcosa di fronte a delle posizioni così dure, insistere con Assad e l’opposizione moderata spingendoli verso il compromesso. La Siria oggi ha più profughi e sfollati che gente stabile, la metà della popolazione vive in altri paesi senza parlare dei morti. Si gira attorno a un vicolo cieco dove poi ha sempre la meglio il fatto di sangue e si ritorna alla guerra. Sinceramente non ho più parole per esprimere quanto sia tragica la situazione.
Fra poco il papa sarà in Egitto, pensa che questa visita potrà suscitare qualcosa di positivo nel mondo islamico?
La prima cosa importante è già avvenuta e cioè il riavvicinamento fra la Chiesa cattolica e l’università di Al-Azhar. C’è stata la ripresa del dialogo interreligioso. La seconda cosa importante è riaffermare il ruolo dei cristiani in Egitto, il paese arabo cher ne ospita il maggior numero, anche se i cattolici sono una minoranza rispetto agli ortodossi. Ma questa visita è un sostegno alla loro permanenza in Egitto e a un ruolo attivo nella vita sociale e politica.
(Paolo Vites)