Hugo Chavez ha vinto per la quarta volta le elezioni presidenziali in Venezuela. In tutto ha ottenuto 7 milioni e 444mila voti, il 54,42%, contro i 6 milioni e 152mila voti (44,97%) dello sfidante Henrique Capriles. Con singolare fair play per quella che è considerata dagli Stati Uniti alla stregua di una dittatura, Chavez ha ringraziato Capriles per la correttezza dimostrata durante le elezioni, mentre il candidato dell’opposizione ha ammesso la sconfitta e dichiarato che non vi sono stati brogli. Socialista il primo, cattolico il secondo, Chavez e Capriles rappresentano le due anime del Venezuela. Ilsussidiario.net ha intervistato Aldo Pigoli, professore di Geopolitica dell’Università Cattolica.
Il risultato di ieri è una sconfitta dei cristiani contro il Partito Socialista Unido?
Nella retorica politica utilizzata in Venezuela negli ultimi anni, soprattutto in occasione di questa campagna elettorale, l’elemento religioso è stato molto presente. Capriles, pur riconoscendo la sconfitta, ha invitato gli oltre 6 milioni di elettori che lo hanno votato a guardare al lungo periodo e a non perdere la speranza. Lo sfidante di Chavez ha parlato esplicitamente dei “lunghi tempi di Dio” e del fatto che in modo quasi messianico in futuro si arriverà a una vittoria.
Nel frattempo i cristiani venezuelani devono prepararsi a tempi duri?
La politica di Chavez negli ultimi anni ha guardato all’elemento unitario in termini nazionali e laici più che di appartenenza religiosa. E’ stata un’applicazione del cosiddetto “socialismo del 21esimo secolo”. L’ipotetica affermazione di Capriles avrebbe garantito un maggior afflato politico dei cristiani, per i quali però questo voto non rappresenta una sconfitta in quanto tale.
Chavez ha limitato la libertà della Chiesa come il suo amico Castro?
No. Lo stesso Castro ha avuto rapporti con Papa Wojtyla, pur dimostrando nello stesso tempo un atteggiamento problematico verso la Chiesa e il cristianesimo. Non ritengo che in Venezuela siano però presenti gli stessi problemi che ci sono a Cuba.
Il voto è stato regolare e democratico?
Sì, almeno stando a quanto è emerso dai commenti di Capriles, che ha riconosciuto subito la sconfitta e ha augurato a Chavez di governare nel migliore dei modi, ricordandosi che il 45% dell’elettorato ha votato in senso opposto. Allo stesso modo Chavez ha ammesso di doversi occupare di quei 6 milioni di elettori che non hanno scelto il Partito Socialista. Non ci sono state inoltre particolari lamentele riferite a presunte irregolarità.
Per la Costituzione non si possono superare i due mandati, mentre Chavez è già al quarto …
E’ così, anche se il presidente del Venezuela ha ottenuto tramite il consenso popolare al referendum la possibilità di superare i limiti imposti dalla Costituzione. Avendo vinto nuovamente le elezioni con la maggioranza dei voti, Chavez si vede legittimato nonostante tutto quanto è avvenuto negli ultimi anni. Il voto popolare democratico si è espresso a favore del presidente uscente, l’opposizione ha riconosciuto la sua vittoria e questo consente a Chavez di governare per un altro mandato.
Che cosa ha permesso a Capriles di arrivare a 6 milioni di voti?
Per la prima volta negli ultimi anni, l’opposizione ha trovato in Capriles un vero candidato. E’ riuscito a mettere insieme diverse forze ostili e contrarie a Chavez, le quali fino a questo momento per loro stessa natura erano state variegate e frammentate. Imponendosi come candidato unico dell’opposizione, per la prima volta ha messo realmente in difficoltà Chavez. Tanto è vero che fino al giorno delle elezioni non si era sicuri del risultato finale. Lo scarto non ampio tra il presidente e lo sfidante ha messo in luce come Capriles sia riuscito a convogliare una larga parte dell’elettorato.
Al di là di definizioni e slogan, quali sono le differenze sostanziali tra Capriles e Chavez?
Lo sfidante si differenzia dal presidente per la critica al modo in cui sono state gestite le rendite economiche da parte della leadership del Partito Socialista Unido e delle grandi aziende statali. Ricordiamoci che il Venezuela dispone di enormi risorse di gas e di petrolio. Uno dei grandi temi nella campagna di Capriles è stata la mancanza di trasparenza nell’economia e la corruzione diffusa. Lo sfidante si è presentato come un candidato vicino alle idee dell’ex presidente brasiliano Lula. Un candidato aperto a una politica sociale basata sulla redistribuzione e su una grande attenzione alla povertà, alle differenze socioeconomiche, ma anche liberista nel portare avanti lo sviluppo economico a livello di rapporti internazionali.
(Pietro Vernizzi)