Il governo ha raggiunto un accordo con le opposizioni – tra cui ci son anche i Fratelli musulmani – in cui si impegna ad attuare le riforme richieste dai manifestanti.
Un comitato che, entro marzo, si riunirà per realizzare la riforme costituzionali in Egitto: è il punto principale dell’accordo sottoscritto tra il vicepresidente Omar Suleiman e i partiti d’opposizione, compresi i Fratelli musulmani. Stando al documento alla base della prosecuzione del dialogo, cesserà lo stato di emergenza in vigore dal 1981, i responsabili degli incidenti di questi giorni saranno perseguiti, e saranno rinviati a giudizio tutti i politici e i funzionari ritenuti colpevoli di corruzione e della repressione delle proteste.
Mubarak, inoltre, non si ricandiderà, mentre saranno riformati gli articoli 76 e 77 e la legge elettorale. Per garantire l’effettiva realizzabilità di quest’ultimo punto, della commissione prevista dall’accordo faranno parte anche dei giudici.
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Il governo, infine, ha annunciato l’apertura di un ufficio che valuterà i ricorsi dei tenuti politici, mentre ai media saranno concesse le massime libertà d’espressione. Questa mattina, i manifestanti riunitisi in piazza Tahrir nella cosiddetta “Domenica dei martiri” per celebrare le vittime dei giorni scorsi, avrebbero raggiunto quota un milione.
Nel frattempo, Benedetto XVI, durante l’Angelus di questa mattina, ha detto: «In questi giorni seguo con attenzione la delicata situazione della cara Nazione egiziana. Chiedo a Dio che quella Terra, benedetta dalla presenza della Santa Famiglia, ritrovi la tranquillità e la pacifica convivenza, nell’impegno condiviso per il bene comune». Dagli Usa, invece, i vertici governativi appoggiano il dialogo in corso. Il vicepresidente Joe Biden ha telefonato ad Omar Suleiman per chiedere «progressi credibili nei negoziati»