COSA STA SUCCEDENDO IN PALESTINA CON NUOVI SCONTRI TRA HAMAS (E JIHAD) CONTRO L’AUTORITÀ NAZIONALE PALESTINESE
La “polveriera” del Medio Oriente tra la guerra a Gaza, quella “in pausa” in Libano e con gli scontri sempre accesi in Yemen, Iraq e Siria (che ha addirittura cambiato regime con la caduta di Assad), gli scenari ultra-complessi in Cisgiordania spesso passando in secondo o terzo piano davanti allo scacchiere geopolitico in fiamme nell’area. Eppure quanto avviene da inizio dicembre nei territori occupati all’interno della West Bank rappresenta un “simbolo” della complessità palestinese, con parte della popolazione divisa al suo interno e a cui non basta avere un nemico comune come Israele.
Inizia tutto dopo che i riflettori si erano spostati sul Libano nei giorni caldi della tregua tra Israele e Hezbollah: in Cisgiordania l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) si lancia una guerra “veloce” contro i gruppi di miliziani jihadisti (sunniti) che da mesi controllano il campo profughi di Jenin, tra cui si segnalano sia Hamas che il Jihad Islamico. Che all’interno dell’ANP vi sia una netta divisione tra la maggioranza Fatah e l’area più filo-terrorista verso Hamas non lo si scopre oggi, eppure l’offensiva di Abu Mazen (leader dell’ANP) in Cisgiordania assume un significato non da poco in questo ultimo mese di guerre interne tra gli stessi gruppi palestinesi. Come spiega bene una ricostruzione del “Post”, l’operazione in Cisigiordania per riprendere il controllo di Jenin è stata motivata da Abu Mazen con la necessità di mettere le mani sul campo profughi in quanto Israele userebbe la presenza di miliziani terroristi all’interno come “scusa” per continuare i raid dal cielo. Di contro invece, Hamas accusa Fatah di fare gli “interessi” del Governo israeliano e dell’Occidente, andando contro la resistenza palestinese e volendo togliere la leadership dei gruppi jihadisti sulla Cisgiordania e la Striscia di Gaza.
ANP CENSURA AL JAZEERA (CHE LI ACCUSA DI ESSERE COME ISRAELE): ANCORA CAOS IN MEDIO ORIENTE
Al di là delle istanze di parte, l’azione dell’ANP nell’area di Jenin rientra all’interno delle garanzie richieste dall’Occidente per una tenuta complessiva del potere in Cisgiordania, onde evitare la permanenza di Hamas che è responsabile di aver dato il via lo scorso 7 gennaio 2023 alla guerra che ora funesta l’intero Medio Oriente. Secondo gli Stati Uniti (almeno nell’amministrazione Biden) dopo la sconfitta della sigla terroristica in guerra contro Israele, sarà proprio l’ANP a dover amministrata Gaza, così come la vicina Cisgiordania. Di contro, Netanyahu non si fida dell’Autorità palestinese e da qui potrebbe sorgere la “dimostrazione di forza” che l’ANP mostra in queste settimane contro Hamas e il Jihad islamico a Jenin: non tanto per “collaborare” con l’odiata Tel Aviv, ma nei confronti degli Stati Uniti che da anni finanziano e sostengono le forze militari palestinesi.
Ad aggiungere ulteriore benzina sul fuoco della guerra interna alla Palestina la vicenda che vede ancora una volta il canale arabo Al Jazeera al centro delle polemiche: l’ANP ha deciso di censurare e bannare il network del Qatar, di fatto la stessa decisione presa mesi fa da Israele. E pure le motivazioni sono molto simili: «fomentano un clima ostile, violando leggi e regolamenti in Palestina», attacca l’Autorità Nazionale Palestinese nell’annunciare la sospensione di tutte le trasmissioni di Al Jazeera nei territori della West Bank. La versione ufficiale è la violazione delle leggi, ma è inutile far finta di non comprendere che ha dato fastidio la copertura tv della guerra in Cisgiordania tra ANP e Hamas, con lo stesso canale che non ha lesinato critiche all’operazione militare troppo “pro-Occidente”. È durissimo il comunicato emerso dopo Capodanno sul sito di Al Jazeera, con l’Autorità di Abu Mazen messa nel mirino: denuncia l’ANP di censura, «in linea con la precedente azione intrapresa dal governo israeliano, che ha chiuso l’ufficio di Al Jazeera a Ramallah». A tutto questo caos, si inserisce il drammatico omicidio di Shatha al-Sabbagh, giornalista giovanissima palestinese dell’Al-Quds Open University, nonché sorella di un membro di Hamas: è morta per un proiettile vagante lo scorso 28 dicembre di cui è responsabile una frangia dell’ANP.