E’ di un morto il bilancio degli scontri di piazza di ieri ad Atene nel corso dello sciopero generale proclamato dai sindacati. Un 65enne è stato colto da infarto, dopo che la polizia aveva sparato lacrimogeni per disperdere i manifestanti. Una risposta al lancio di bottiglie molotov da parte dei contestatori nella zona intorno al Parlamento. Ilsussidiario.net ha intervistato Teodoro Andreadis Synghellakis, corrispondente da Roma per la radio e la televisione greca Alpha.
Ieri Atene ha vissuto una’altra giornata di passione. Come vivono i greci l’attuale momento?
I greci vivono quanto è avvenuto come un’ulteriore drammatica conseguenza di quanto è iniziato due anni e mezzo fa. Ciò che sarebbe stato giudicato inimmaginabile e impossibile in una situazione di democrazia non sotto pressione, adesso purtroppo fa parte di una tragica quotidianità. Un 65enne che non c’entrava nulla con la violenza, che era da lungo tempo disoccupato e faceva parte di un sindacato di sinistra, ha perso la vita per i lacrimogeni durante una manifestazione. Non è la prima e ci sono timori che non sarà l’ultima, perché sicuramente le mobilitazioni continueranno anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.
Che cosa sta avvenendo in Grecia in questa fase convulsa?
Chiedere di ridurre ulteriormente le pensioni e i diritti dei lavoratori, eliminando quei 200 euro che erano rimasti ai pensionati a Natale o prima dell’estate, significa portare numerose famiglie sul lastrico. Dall’altra c’è sempre un’incertezza che erode la vita quotidiana.
Per quale motivo?
In molti si chiedono che cosa accadrà, e se il prestito da 31 miliardi alla fine sarà erogato. Ma anche quanto andranno a impattare sulla vita quotidiana i tagli da 13,5 miliardi. Nel frattempo i contratti collettivi di lavoro sono quasi scomparsi. Ciò significa che si licenzia con la massima facilità, e siccome i disoccupati sono sempre più numerosi, il lavoratore non può più porre alcuna condizione né avere alcuna capacità contrattuale. Le piccole e medie imprese da parte loro continuano a chiudere, e quindi lo scenario è molto fosco. A essere a rischio è la coesione sociale, perché l’inverno è molto duro e non si accenna a vedere una diminuzione della disoccupazione.
La vittima di ieri può cambiare gli equilibri all’interno della Grecia?
Spero che quanto è avvenuto durante gli scontri in piazza faccia diventare tutti ancora più coscienti della delicatezza e drammaticità della situazione. E con tutti intendo l’Europa, il Fondo Monetario, la Germania e i partiti greci. Bisogna fare subito qualcosa per lo sviluppo, per fare ripartire l’economia, fare scendere la disoccupazione dal 25% ufficiale, che secondo alcune fonti è in realtà pari al 30%. Occorre inoltre permettere ai giovani di avere qualcosa di più di un salario part time da 300 euro, e fare ritornare la Grecia pienamente all’interno dell’Europa.
La ricetta della Trojka va cambiata?
Sì, anche il Fondo monetario sta capendo che il debito greco non è affrontabile nell’immediato futuro e che ci vorrà un nuovo taglio del valore nominale delle azioni pubbliche greche.
Dopo quanto è avvenuto ieri, il governo riuscirà a tenere?
Bisognerà vedere cosa succederà nei prossimi giorni con il voto sui tagli da 13,5 miliardi. Il Pasok e Sinistra Democratica sono in difficoltà per i tagli richiesti, per la continua diminuzione dei diritti del lavoro, per il fatto che la Trojka esige una riduzione del Tfr. Alcuni deputati hanno levato la voce, affermando che senza sostanziali cambiamenti nelle riforme che vanno a intaccare i diritti non andranno a votare il pacchetto.
E quindi?
Il governo probabilmente avrà la maggioranza, ma bisognerà vedere se ci saranno delle defezioni, quanto peseranno e se l’Europa manderà ulteriori messaggi di solidarietà alla Grecia oppure no. Samaras spera che oggi comunque arrivino segnali che rassicurino su questa tranche di aiuti da 31 miliardi. Ma la morte di un manifestante, tra l’altro pacifico, non fa bene agli equilibri di una democrazia molto provata dalla crisi economica.
(Pietro Vernizzi)