I Conservatori inglesi hanno presentato un progetto di legge per indire un referendum in cui si chiederà agli elettori se il Regno Unito debba o meno lasciare l’Unione Europea. Nel testo si afferma che il voto dovrà tenersi entro il 2017. Il portavoce del premier David Cameron ha affermato che il ddl traccia un “sentiero chiaro” verso il cambiamento. Ilsussidiario.net ha intervistato Phillip Blond, teologo anglicano e direttore del think-thank ResPublica.
Blond, che cosa ne pensa del progetto di legge per indire un referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Ue?
Sono a favore del referendum, perché penso che la mozione a favore dell’Europa vincerà e che la maggioranza degli inglesi voterà per restare in Europa. I cittadini del Regno Unito vogliono che il loro Paese giochi un ruolo a livello mondiale, e si rendono conto che la scelta di isolarsi non presenterebbe alcuna prospettiva di questo tipo.
Se agli inglesi va bene restare in Europa, che bisogno c’è di indire un referendum?
Perché è un dato di fatto che l’Ue ha bisogno di riforme radicali e genuine. C’è bisogno di separare gli interessi dell’euro da quelli dell’eurozona, in quanto c’è il rischio che la moneta unica finisca per spezzare in due l’Unione Europea spingendo le economie meridionali verso la recessione. Sono convinto del fatto che alla fine l’euro difficilmente sopravvivrà, e non appena riusciremo a liberare l’Europa dalla moneta unica inizierà un riavvicinamento genuino tra il Regno Unito e il resto del Vecchio Continente. E’ questo il futuro verso il quale dobbiamo andare.
E’ proprio sicuro che gli inglesi siano così filo-europei, o una volta nell’urna volteranno le spalle all’Ue?
In tutti i sondaggi emerge che l’Europa è tra le prime dieci preoccupazioni degli inglesi, e gli stessi elettori conservatori pensano che l’Europa sia importante. Il programma politico della destra fa però molto leva sull’aspetto emotivo, e la conseguenza sarà che gli elettori del Partito Conservatore si divideranno nuovamente sull’Europa.
Qual è stata la prima volta in cui si sono divisi?
La destra inglese è già divisa in quando al suo interno nelle ultime elezioni abbiamo visto in atto una sfida molto dura tra Ukip e Partito Conservatore. Se si arriverà al referendum, i Tories si divideranno a loro volta in pro-Ue e anti-Ue, e finiranno per perdere le prossime elezioni.
Quali sono le posizioni ufficiali dei rispettivi partiti?
Parlando in termini generali, i Laburisti e i Liberali sono filo-europei e i Conservatori sono divisi tra gli euro-scettici che vogliono lasciare l’Europa e quanti vogliono restarvi riformando però i rapporti di forza al suo interno. Complessivamente la stragrande maggioranza dei parlamentari inglesi sono a favore di un mantenimento delle relazioni con l’Ue, ma l’euroscetticismo attraversa tutti i partiti, incluso lo stesso Labour.
Ritiene che le divisioni all’interno dell’Ue nascano anche dal rifiuto delle radici cristiane?
In primo luogo, che l’Europa si fondi sui valori cristiani è un dato di fatto. Se si eliminano le radici cristiane viene meno la stessa Europa. Qualsiasi discorso post-modernista sul diritto che prescinda dal Cristianesimo semplicemente non funziona. Nel momento in cui si inizia a discutere di quali valori siano più importanti degli altri, senza un’ispirazione cristiana si tratta di un discorso privo di fondamento.
Quindi un riconoscimento delle radici cristiane potrebbe ridare vita al progetto europeo?
Non credo che un riconoscimento dei valori cristiani renderebbe i britannici più filo-europei. Nel Regno Unito le persone ostili alla religione sono una piccola minoranza, piuttosto c’è una sorta di indifferenza liberale nei confronti della religione che è molto diffusa. Quindi i valori cristiani hanno un ruolo importante nella definizione dei diritti, anche se non credo che possano aumentare i consensi del partito pro-Ue.
(Pietro Vernizzi)