Juncker sta producendo da tempo un combinato disposto di retorica e storytelling autogiustificatorio, che merita una certa attenzione. A questo mosaico retorico-narrativo dobbiamo aggiungere una chicca, l’ultima in ordine temporale, ma, ne sono certo, solo l’ultima di una serie. Ne sentiremo ancora delle belle.
Populisti e nazionalisti, assevera il Nostro, col solito stile da Catone il Censore, hanno usato la “crisi migratoria” per “sfilacciare la solidarietà” nell’ambito dell’Ue. Di qui il ritorno di fiamma di un’espressione, che il sensibile Juncker non ama affatto, “il club del Mediterraneo”, per indicare noi e la Grecia, in sostanza.
Com’è noto, Juncker ha sempre distribuito assaggi di strategia politica e governance di tutt’altra natura e orientamento (si coglie la lieve sfumatura ironica?). La sua passione per la “crisi migratoria”, come lui stesso la definisce, è stata un esempio preclaro di responsabilità e senso morale, un vero e proprio laboratorio della “solidarietà”: gli effetti di ciò sono sotto gli occhi di tutti. No comment (di solito, il più candido e veritiero “comment”, tra parentesi).
C’è un processo psicologico definito dallo psicologo Leon Festinger, negli anni Cinquanta, “riduzione della dissonanza cognitiva”, che fa al caso nostro. Come funziona? Facciamo un esempio. Una persona vuole comprare un’automobile e, quindi, si reca da un concessionario. Non avendo a disposizione molti soldi, compra un’utilitaria a basso costo. Dopo aver comprato questo economico modello di autovettura, comincia a decantarne tutti i pregi: è comoda, consuma poco, si parcheggia bene, è ecologica. Tradotto: se la racconta e senza risparmiare argomenti. La macchina dei suoi sogni non è alla sua portata, quindi questa “caccavella” diventa il top dei suoi desideri e perfino il meglio per vivere da autentici cittadini del mondo globalizzato, ecologicamente, bla bla.
Chi compie quest’operazione è in genere intellettualmente dotato e mette in piedi un bel teatro interiore. Nessun giudizio moralistico, questi processi funzionano così e non valgono, contrariamente a quanto molti analisti della politica o di ciò che ne è rimasto (ben poco) pensano, solo per chi va dallo psicologo, quasi che i “politici” o i “carrieristi” dell’establishment non fossero uomini in carne e ossa come tutti gli altri. Ecco, Juncker non sfugge alla categoria dell’”umano”: la riduzione della dissonanza cognitiva circola nel suo pensiero, infatti, che è una bellezza.
Dimostrazione di quanto sin qui affermato: Juncker ha fatto di tutto per “comprarsi” la Maserati-Europa in grande stile, bella, profumata, educata e obbediente ai dettami, incline a non sporcare i salotti buoni con le cartacce e i rifiuti dei barconi, per non parlare del sangue. Ma, siccome, alla fine, ha dovuto accontentarsi di un’utilitaria e neanche di recente immatricolazione (lo spettacolo attuale dell’Ue), a questo punto non gli rimane che lacrimare sensibilità positiva con chi non ha mai aiutato, ma di cui oggi “compra” la causa, per riposizionarsi tatticamente nel consesso internazionale: chi sono costoro? Noi, gli italiani, innanzitutto, il nostro Paese, e “l’intendenza” che segue, nei concetti elevati di stanco “governo” burocratico, ossia la Grecia.
Ecco che, dunque, qualche furore retorico costruito ad arte deve essere inscenato: ma come vi permettete, voi campioni del Nord, di bollare il Sud come monnezza? Non si fa, non fa fino e poi sapete, cosa posso farci, io i populisti li bandirei (se almeno conoscesse la genealogia concettuale di questo termine-concetto, specificamente determinato, di cui ho già scritto su queste pagine, ndr), ma esistono e dobbiamo tenerceli. La “solidarietà” è andata a farsi benedire, quella grande casa comune fondata sul vincolo “in solido”, che, però, ha origine commerciale, innanzitutto, oggi non c’è più: dalli all’untore, il dannato “populista” e che riduzione della dissonanza cognitiva sia.
Perla conclusiva, dal fertile ingegno dell’insigne avvocato lussemburghese, grand commis dell’Ue: “Europa e solidarietà vanno insieme. La solidarietà fa parte del patto fondatore dell’Europa”. Ecco, dopo la decostruzione del meccanismo di cui sopra, il lettore non proverà più alcuna ripulsa nei confronti di Juncker: ridurre la dissonanza cognitiva è vitale. Qui c’è una differenza: nella vita personale, aiuta a corroborare certe scelte e a procedere più speditamente nella realtà, pur trovandosi in difficoltà. In politica, invece, la spirale segna rosso: trattasi di fallimento che non “buca” più neanche lo schermo, perché è ormai un pezzo di quella vita quotidiana di cui farci carico. “Crisi migratoria” inclusa.