Il ministro delle Finanze della Finlandia ha pubblicato parte di un accordo segreto stipulato tra il governo di Helsinki e quello di Atene, relativo ai prestiti di salvataggio collaterale. A ordinare la rivelazione dei documenti è stata la Suprema corte amministrativa finlandese. Quando due anni fa i Paesi dell’Eurozona avevano negoziato il pacchetto di salvataggio per gli Stati in difficoltà, la Finlandia aveva voluto delle garanzie da parte della Grecia, che però aveva chiesto che il contenuto dell’accordo fosse tenuto segreto. Ilsussidiario.net ha intervistato il giornalista greco Teodoro Andreadis Synghellakis.
Che cosa ne pensa del fatto che i finlandesi hanno chiesto e ottenuto che il loro governo pubblicasse il testo dell’accordo segreto con la Grecia?
Si tratta di un atteggiamento del tutto sbagliato. La Grecia sta cercando di rimettersi in piedi, ha ottenuto una rivalutazione da parte di Fitch e non credo che pubblicare questi documenti aggiunga alcunché né per i finlandesi né per i greci. Trovo che siano polemiche a uso e consumo interno di Helsinki, che portano solo alla distruzione dello spirito europeo necessario per compiere un cammino comune.
Da dove nasce la sfiducia dei finlandesi nei confronti della Grecia?
Chi manifesta questa sfiducia è prigioniero di stereotipi nord-europei su un Mediterraneo inaffidabile. Negli ultimi due o tre anni Italia, Spagna, Grecia e Portogallo hanno compiuto fortissimi sacrifici per rimanere nell’euro e in Europa. Ora occorre chiedersi che cosa fare per aumentare i posti di lavoro, e non ritornare su vecchie polemiche sterili.
I finlandesi dicono di avere applicato alla Grecia le regole già introdotte nei confronti del loro stesso Paese in occasione della crisi degli anni 90.
In questo momento c’è una crisi europea molto più vasta, che riguarda la politica, i valori, la solidarietà e la coesione sociale. Bisogna stare molto attenti perché cedere a facili populismi può portare a conseguenze ben peggiori. Questa crisi non può essere paragonata a nessuna altra nella storia di singoli Paesi, in quanto riguarda l’intero sistema e non può che gettare in un ulteriore sconforto i cittadini. L’Europa quindi deve pensare di più a intensificare la solidarietà, piuttosto che a come mettere ancora di più in difficoltà i Paesi mediterranei.
E’ possibile fare un parallelismo tra l’atteggiamento Ue nei confronti della Grecia e quello nei confronti dell’Italia?
Sì, con la differenza che la Grecia è stata messa sotto il controllo del Fondo monetario internazionale e della Trojka, mentre l’Italia no. Si tratta di una distinzione fondamentale, che ha pesato e continuerà a pesare, in fatto di scelte, di autonomia e di decisioni strategiche. E’ un elemento molto importante. Lo stereotipo negativo sul Mediterraneo è comune, bisognerà però vedere come si realizzerà concretamente questa forte comunione di intenti tra Spagna, Italia, Grecia e in parte Francia su una svolta europea.
Ci sono delle differenze strutturali a livello economico e sociale tali per cui gli interventi economici in Grecia devono essere diversi da quelli in Finlandia?
I Paesi mediterranei sono in maggiore difficoltà, ma ciò non vuol dire continuare solo con la politica del rigore. Il mio auspicio è che ci sia una svolta ben prima delle elezioni tedesche. Alcuni colleghi giornalisti tedeschi mi hanno spiegato che quello secondo cui dopo il voto di settembre la situazione si sbloccherà è soltanto un falso mito. Il nuovo Cancelliere non sarà più condizionato dalla campagna elettorale, ma non è detto che avrà acquisito coscienza della necessità di rimanere uniti e di non perdere la parte mediterranea dell’Europa e di non acuire le tensioni economiche e sociali. Occorre ritrovare, come ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta, una visione positiva dell’Europa, facendo capire ai cittadini che l’Ue è anche un sogno e un aiuto concreto.
(Pietro Vernizzi)