La tragedia del Venezuela è arrivata ormai a un punto critico e purtroppo gravissimo: nella piena emergenza sociale in cui versa da anni si è arrivati a una mortalità infantile altissima, a causa della totale mancanza di medicinali negli ospedali. Inoltre, le pensioni non vengono più erogate e quindi moltissimi anziani, precipitati nella disgrazia sociale, si sono suicidati. Il leader chavista Maduro, ormai inviso alla grande maggioranza della popolazione, continua a tergiversare sull’effettuazione del referendum, previsto dalla stessa Costituzione Bolivariana modificata da Chavez, che sanzionerebbe sicuramente il suo allontanamento dal potere. La situazione è arrivata al limite e ormai, a meno di pressioni internazionali (come quelle del Mercosur, l’Unione degli Stati latinoamericani, che ha espulso il Venezuela dall’organizzazione), lo spiraglio della violenza si sta ingigantendo. In questi giorni la madre di Leopoldo Lopez, assieme alla moglie di quest’ultimo e a quella del sindaco di Caracas Antonio Ledezma, entrambi leader dell’opposizione, si sono incatenate in Piazza San Pietro per ottenere la liberazione in quanto incarcerati. Ma quale sia la reale situazione del Paese ce la illustra l’ex Ambasciatore Milos Alcalay, incontrato recentemente a Roma.
Qual è l’attuale condizione del Venezuela?
Stiamo vivendo un momento drammatico che è stato definito una crisi umanitaria nella quale il Paese più ricco dell’America Latina si è trasformato in uno povero dove la gente deve soffrire l’inclemenza della goffaggine e gli errori di un sistema che nell’arco di 18 anni ha schiacciato non solo la libertà e la democrazia, ma anche altri aspetti non secondari come gli approvvigionamenti alimentari e di generi di consumo, la sanità e l’educazione.
Come si è arrivati a questa situazione?
Quando Chavez arrivò al potere senza dubbio attraverso un voto popolare aveva proposto tutto il contrario di quello poi accaduto: un Governo a sostegno delle classi più povere, l’eliminazione della corruzione, una lotta contro la fame e per il diritto alla casa e all’educazione per i più emarginati, il tutto nella democrazia. È accaduto invece tutto il contrario, al punto che nelle elezioni del 6 dicembre dello scorso anno i due terzi del Parlamento sono occupati da chi vuole un’alternativa a questo regime. Ma non solo, ora si cercano altre strade costituzionali per poter arrivare a trovare una soluzione a questo problema.
Quali strade?
In primo luogo quella prevista dalla stessa Costituzione: risiede nel referendum revocatorio, una votazione popolare che alla fine, dopo un percorso che tenda a definire una chiara maggioranza, porterebbe verso le elezioni. Il Governo però ha fatto di tutto per impedire che il popolo metta in atto una soluzione pacifica a questa crisi, posponendola all’infinito.
Dove finisce oggi la ricchezza del Paese?
Nel saccheggio perpetrato da Generali della nomenklatura. Alcuni di loro, non contenti di impossessarsi dei soldi dell’erario, si sono arricchiti con il narcotraffico. Poi capitali ingenti si sono spesi con l’esportazione di un modello fallito ampliamente che è quello del populismo del ventunesimo secolo, finanziando le politiche distorte di paesi come l’Argentina, la Bolivia, l’Ecuador e il Brasile. Soldi buttati, a dispetto del fatto che in molti Paesi la situazione politica è mutata totalmente. C’è da aggiungere la profonda inefficienza di un Governo che, a furia di portare a posti chiave dell’economia persone totalmente incapaci, non frena il precipitare della situazione.
Bisogna però riconoscere che prima dell’arrivo di Chavez il Venezuela, seppur ricchissimo, emarginava le classi meno abbienti.
Sì, nonostante le enormi conquiste di 50 anni di democrazia. Ed è proprio per questo che Chavez diede una speranza, peggiorando però la situazione, alla fine. Il dato dell’inclusione costituisce ancora il cardine centrale dell’attuale maggioranza in Parlamento, a dimostrazione che il modello precedente ha fallito.
L’attuale opposizione è unita o divisa? E qual è il suo programma?
In primo luogo, tornare alla democrazia e alla libertà. L’attuale programma si può definire progressista di sinistra, anche se nell’arco dei partiti c’è spazio anche per un’ala conservatrice, anch’essa orientata verso un progresso sociale. Però per poterlo attuare è indispensabile uscire da un sistema totalitario per arrivare a uno che rispetti la Costituzione vigente.
Maduro è stato ricevuto dal Papa. Come spiega questa visita?
È stata di pura convenienza politica e riflette ancor di più la tragica situazione in cui versa il Paese. Lo stesso è capitato quando Maduro è volato a Cartagena per parlare con l’inviato di Obama, Kerry, e chiedere appoggio per una soluzione pacifica della situazione. Una visione piuttosto orwelliana ma coerente con lo stato delle cose.
L’elezione di Trump come influirà sulla situazione venezuelana?
È prematuro trarre delle conclusioni in merito, ma c’è da considerare che gli Stati Uniti dispongono di istituzioni solide e che i primi passi del Trump Presidente sono molto differenti da quelli del Trump candidato. Dovrà sicuramente ascoltare non solo il Congresso, che nonostante abbia una maggioranza Repubblicana non è tutto a suo favore, ma anche l’opinione pubblica e le minoranze etniche, tra cui quella latina, anche nei numeri, è preponderante.
Che notizie si hanno sia di Leopoldo Lopez che di Antonio Ledezma, due oppositori all’attuale Governo.
Nella loro traiettoria politica entrambi sono paladini di ideali socialdemocratici: Leopoldo Lopez appartiene a un partito che si chiama Voluntad Popular, membro dell’internazionale socialista, mentre il sindaco ancora in carico di Caracas, Ledezma, che oggi ha fondato un partito, Alianza Bravo Pueblo, è anch’egli di ispirazione socialdemocratica. Entrambi continuano a essere prigionieri: Lopez da 1.000 giorni in carcere e Ledezma, per le sue condizioni di salute, ai domiciliari, ma non gli viene permesso neanche di avvicinarsi alla finestra, rilasciare dichiarazioni o ricevere autorità internazionali. E non può comunicare nemmeno telefonicamente. E questa situazione va avanti da più di 600 giorni, senza che abbia perso il suo incarico istituzionale.
E come ha svolto questo incarico?
Durante il suo mandato ha dovuto arrivare fino allo sciopero della fame per ottenere i finanziamenti che gli permettessero di pagare le opere pubbliche, costringendo alla fine il potere ad arrestarlo e a inventarsi un incarico, quello di Governatore di Caracas, per il suo avversario elettorale sconfitto, l’ex Ministro dell’informazione. Le figure del chavismo hanno sempre con loro un libretto azzurro, quello della Costituzione, che però infrangono continuamente, impedendo a figure come quelle già citate, alle quali aggiungerei l’ex Deputata Maria Corina Machado, di poter lavorare a una soluzione pacifica della situazione.
In quanto tempo pensa si risolverà questa situazione?
Il Governo attuale è ormai al collasso: quindi o in modo pacifico o attraverso il riconoscimento di una situazione di emergenza o per via negoziale una soluzione deve arrivare, perché ormai la stragrande maggioranza della popolazione è arrivata al limite, e in essa includo anche i chavisti, perché la fame, l’insicurezza e la repressione colpiscono tutti indistintamente. Una situazione simile ai sistemi dell’Europa Orientale che, alla fine degli anni Settanta, collassarono da soli.
(Arturo Illia)