L’apertura al dialogo da parte nei confronti della Corea del Nord non è mai mancata, da parte delle altre potenze mondiali, vicine e lontane a Kim. In ultimo, come rivela AgenziaNova, giungono anche le dichiarazioni del presidente Sudcoreano, Moon dal momento che la Corea del Sud e la comunità internazionale sarebbero pronte a discutere possibili concessioni alla Corea del Nord, ma solo a determinate condizioni, ovvero nel caso quest’ultima accettasse di intraprendere un dialogo costruttivo sulla denuclearizzazione e decidesse di congelare il proprio programma nucleare. A dichiararlo nella giornata di ieri è stato lo stesso presidente Moon Jae-in nel corso di una conferenza stampa a margine del summit annuale dell’Associazione delle nazioni del Sud-est Asiatico (Asean) che si è tenuto nelle Filippine. “Penso, realisticamente parlando, che non sarà semplice procedere al completo smantellamento dell’arsenale atomico nordcoreano nel prossimo futuro, considerati anche i recenti progressi nei programmi nucleare e balistico della Corea del Nord”, ha dichiarato il merito il leader. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
COREA DEL NORD: “TRUMP CONDANNATO A MORTE”
I venti di guerra – anzi, di Terza Guerra Mondiale – soffiano forti tra le due potenze da mesi protagoniste di continui insulti, provocazioni e accuse reciproche. Secondo quanto reso noto in un editoriale presente sul giornale ufficiale del Partito dei lavoratori coreani, giungerebbero nuove durissime parole nei confronti degli Usa e in particolare del presidente Donald Trump, “condannato a morte dal popolo coreano”. L’editoriale del Rodong Sinmun, come riporta Today.it, rappresenta la replica diretta alle parole di Trump nel corso di una sua recente visita in Asia, quando in un discorso in parlamento a Seoul aveva parlato del regime di Kim ritenendolo una “crudele dittatura”. La grande colpa del presidente Usa è proprio quella di aver offeso il leader nordcoreano, come spiega lo stesso editoriale: “Il peggiore crimine per il quale non sarà mai perdonato è quello di aver malignamente ferito la dignità della leadership suprema”. Per questa ragione viene definito “un orrendo criminale condannato a morte dal popolo coreano”. Infine, lo stesso organo di stampa spiega quanto realmente accaduto al presidente Trump che ha deciso di non visitare la Zona smilitarizzata (DMZ) a causa delle avverse condizioni meteo. “Non è stato il tempo, ha avuto semplicemente paura d’incrociare il suo sguardo con quello dei nostri soldati”, si legge. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
L’ULTIMA MOSSA DELLA CINA
TERZA GUERRA MONDIALE. Anche la Cina mette in campo un inviato speciale per provare a scongiurare la Terza guerra mondiale. L’uomo a cui affida il compito di evitare un conflitto nucleare si chiama Song Tao, che il presidente cinese Xi Jinping ha inviato in Corea del Nord, nel pieno della crisi diplomatica per il piano nucleare del regime di Kim Jong-un. La Cina, dunque, prova un’estrema mediazione con Pyongyang proprio in una fase nella quale le portaerei americane si sono fatte sotto alle coste della Corea del Nord. L’agenzia di stampa di Pechino Xinhua ha spiegato che Song Tao è stato mandato in Corea del Nord per visitare il Paese e per discutere del congresso del Partito comunista cinese, che si è tenuto il mese scorso. Ma questa è solo la spiegazione ufficiale. Le reali ragioni del viaggio, stando a quanto riportato da Libero, sono legate alla possibilità che esploda da un momento all’altro la Terza guerra mondiale, un rischio che la Cina vuole scongiurare ad ogni costo. (agg. di Silvana Palazzo)
COREA DEL NORD, PORTAEREI USA “PRESSANO” KIM
Da un lato un negoziatore, dall’altro uno scontro che pare imminente: tra Usa e Corea del Nord la terza guerra mondiale non è solo un proclama “allarmistico” ma è un dato di realtà specie se si guardano le ultime mosse dei rivali internazionali. Come già annunciato le scorse settimana, sono arrivate le tre portaerei Usa a pochi passi dalla Nord Corea: la Nimitz, la Theodore Roosvelt e la Ronald Regan, tutte abili e arruolabili in caso di scontro totale, serviranno anche da deterrente e arma di pressing sula dittatura comunista per farla cedere sul programma nucleare finora sempre in avanzamento. Secondo quanto si apprende da Libero Quotidiano, alle esercitazioni prenderanno parte l’aviazione della marina e i bombardieri strategici B-1 Lancer, in grado di condurre attacchi nucleari: la mossa strategica e di “pressing” arriva da Trump in un momento in cui aveva da poco rilanciato sulla pazienza ormai persa dalla comunità internazionale per le minacce e falsità promulgate dal regime nordcoreano. «Le forze per distruggere la Corea del Nord sono più che sufficienti»: a queste nuove esercitazioni sono arrivate le dirette repliche da Pyongyang, «Le esercitazioni di guerra nucleare su larga scala e i ricatti inscenati dagli Stati Uniti per un anno intero con il sostegno dei loro seguaci per soffocare la nostra repubblica, non possono che condurre alla conclusione che l’opzione da noi intrapresa era quella giusta, e che dovremmo perseguirla sino infondo», recita la nota dell’esercito nordcoreano all’agenzia di regime KCNA». Lo scontro non è inventato, è reale, con una diplomazia che finora anche se semi-inesistente è riuscita ad evitare il peggio: ma basterà nei prossimi cruciali mesi?
IL NEGOZIATORE TRA USA E COREA DEL NORD
È arrivato ieri sera in Sud Corea un personaggio che potrebbe divenire chiave nei prossimi mesi di allerta guerra tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti: si chiama Joseph Yun ed è di fatto il “negoziatore principale” degli Stati Uniti per provare a trovare un punto di contatto in “triangolazione” tra Seul, Washington e Pyongyang. La visita è stato “promessa” durante il viaggio di Trump di queste settimana in Asia e giunge con l’incarico di allentare la tensione nella penisola sotto i riflettori del mondo per le minacce nucleari. Sarà in grado di condurre la tregua missilistica? Sarà in grado sopratutto di superare le tensioni e intemperanze che lo stesso Trump rischia ad ogni tweet lanciato sul web? Quanta fiducia porta dalla Casa Bianca? E sopratutto, è un uomo di Tillerson o dello stesso Trump? Le domande sono tante perché le risposte sono poche e per il momento oscure: quello che è certo è che Yun, sudcoreano e ambasciatore per gli Stati Uniti, avrà qualche giorno per cercare di trovare l’asset giusto per cominciare le trattative. Già iniziare potrebbe essere il primo vero grande obiettivo diplomatico.