Mariano Rajoy, nonostante sia sempre stato un buon parlamentare, ieri, annunciando il nuovo pacchetto di misure, si è bloccato per qualche momento mentre parlava. Non è facile presentare le misure necessarie per risparmiare 60 miliardi di euro in due anni. Aveva detto decine di volte che non avrebbe aumentato l’Iva e che non aveva intenzione di tagliare gli stipendi ai dipendenti pubblici, ma alla fine ha dovuto farlo. Tuttavia, gli ultimi sondaggi mostrano che il primo ministro continua a godere di un ampio sostegno popolare.
Un sondaggio pubblicato domenica su El Pais mostra che il Psoe ha subito una perdita maggiore di consenso rispetto al Pp nell’ultimo mese. Sono in molti a considerare i socialisti responsabili di quello che sta accadendo. Se si può criticare Rajoy, quindi, non è per aver aumentato le tasse, abbassato i sussidi di disoccupazione e gli stipendi degli statali, ma per non averlo fatto prima. Forse pensava che si potesse aspettare ancora, od ottenere il salvataggio bancario dall’Europa e continuare a negoziare condizioni più favorevoli. Ma ciò che è successo la scorsa settimana, dopo il Consiglio europeo, ha dimostrato che i mercati non si accontentano di un generico accordo di salvataggio e un vago piano per la riduzione del deficit.
L’Eurogruppo e l’Ecofin di lunedì e martedì hanno spazzato via il timore che Germania e Finlandia potessero pentirsi del salvataggio del sistema bancario spagnolo. Buone notizie: il salvataggio ci sarà. Sarà diretto agli istituti e, se necessario, ci sarà l’acquisto del debito. E ora la Spagna deve dimostrare di fare sul serio nel suo intento di ridurre il deficit. Perciò non c’era altra scelta se non effettuare dei tagli, come quelli annunciati nelle ultime ore. Il dibattito alla Camera dei deputati, dove le critiche dell’opposizione sono state puramente teatrali, ha dimostrato fino a che punto i tagli sono dati per assodati. Tra i partiti e nell’opinione pubblica.
In fondo tutti sanno che la cosa migliore che potrebbe accadere è che questo sia l’ultimo taglio per far sì che il deficit arrivi al 3% nel 2014. Ma che questo avvenga non è scontato. E la società spagnola si prepara con una certa calma e rassegnazione a sacrifici maggiori.
Questo è positivo. Ciò che è negativo è che non ci sia la stessa forza usata nell’accettare i sacrifici per cercare qualcosa di innovativo e per creare ricchezza in modo alternativo. Questa è, però, la sfida principale.