Un referendum per inserire nella Costituzione croata che l’unico matrimonio ammesso è quello tra un uomo e una donna e bandire le nozze gay dal Paese. E’ la proposta dell’associazione “Nel nome della famiglia”, che ha lanciato una petizione raccogliendo nell’arco di due settimane 450mila firme, pari al 10% dell’elettorato. Dal primo luglio la Croazia entrerà ufficialmente a far parte dell’Unione europea, e quindi il dibattito nel Paese assume un respiro che potrebbe coinvolgere anche altri Paesi del Vecchio Continente. Ilsussidiario.net ha intervistato Stephen Bartulica, professore dell’Università cattolica della Croazia e consigliere del presidente della Repubblica sui temi che riguardano la religione.
Quali sono le ragioni di questo referendum a favore del matrimonio tra un uomo e una donna?
La ragione di questa iniziativa è che i croati hanno osservato attentamente quanto è avvenuto nel Regno Unito e in Francia, e sono molto preoccupati che in futuro qualcosa di simile possa avvenire anche qui. Sentono quindi che è importante dare una protezione costituzionale al matrimonio.
Perché lo ritenete un problema così urgente?
La famiglia è l’istituzione più importante all’interno della società. Molte persone sentono che il matrimonio naturale oggi in Europa è sotto attacco, e che è tempo di difendere la concezione tradizionale dell’unione coniugale. Per la Croazia sta quindi diventando un problema politico, e siamo molto felici per la risposta del nostro popolo.
Per quale motivo i promotori del referendum hanno deciso di anticipare l’iniziativa delle lobby gay?
Ritengo che il fronte conservatore possa essere anche proattivo. Non dobbiamo sempre aspettare che accada qualcosa per poi reagire, ma possiamo agire di nostra iniziativa, ed è questa la logica dietro a questa richiesta di referendum.
L’Ue permetterà alla Croazia di inserire il no alle nozze gay nella Costituzione?
La prassi Ue è che le leggi che riguardano la famiglia siano di competenza degli Stati membri. Le politiche europee nei confronti del matrimonio sono semplicemente affidate a ciascuno Stato membro. E’ un importante principio di sussidiarietà che ciascun Paese, sulla base della propria tradizione e opinione pubblica, elabori le sue norme in completa autonomia. Noi riteniamo che la Croazia possa seguire l’esempio della Polonia e di altri Stati dell’Est, anziché quelli di Francia e Regno Unito.
Quali saranno gli effetti del referendum sul processo di integrazione della Croazia nell’Ue?
Il 1 luglio la Croazia entrerà a far parte dell’Ue, in quanto il processo di ratifica è stato definitivamente approvato. Niente potrà vanificare questo processo di integrazione. Il referendum è soltanto una questione politica, e ritengo che il governo lo debba appoggiare.
Alcuni esponenti socialisti hanno dichiarato che se il referendum dovesse essere approvato, il Parlamento si opporrà. C’è il rischio di una crisi istituzionale?
Spero di no, ritengo che questo referendum sia un esercizio positivo di democrazia. Sono quindi ottimista, anche se so che molte persone non sono d’accordo con la nostra posizione. Il Paese prenderà però la decisione migliore, e anche chi ha un’opinione diversa seguirà quanto è richiesto dalla Costituzione. Il referendum si terrà in una data successiva al 1 luglio, e se passerà sono certo del fatto che la Costituzione sarà modificata.
Che cosa ne pensa invece del fatto che la Corte costituzionale ha bandito dalle scuole il programma di educazione sessuale voluto dal governo?
Ritengo un fatto molto positivo che la Corte costituzionale abbia dichiarato che questo programma è incostituzionale. Ora il governo sarà costretto ad aprire un dialogo con i genitori croati che sono molto preoccupati per la vicenda. Questa sentenza dimostra quindi che la democrazia nel Paese sta funzionando, che la Corte costituzionale rispetta il diritto dei cittadini di opporsi a quanto reputano inaccettabile.
(Pietro Vernizzi)