Arrigoni, l’italiano impegnato nella striscia di Gaza, è stato ucciso molto prima che scadesse l’ultimatum lanciato dai suoi rapitori. I primi comunicati parlano di morte per soffocamento. Tutta la vicenda è ancora circondata dal mistero, non si capisce ad esempio perché non sia stato aspettato lo scadere dell’ultimatum, che doveva essere di trenta ore.
Probabilmente i rapitori hanno avuto sentore dell’avvicinarsi di un blitz organizzato dalle forze di Hamas. Vittorio Arrigoni era stato rapito ieri a Gaza City, per la sua liberazione era stato chiesto ad Hamas il rilascio di alcuni prigionieri. L’italiano si trovava a Gaza dal 2008, era un appartenente all’International Solidarity Movement (Isn) che comprende militanti di tutto il mondo che partecipano ad atti di protesta non violenta contro l’occupazione israeliana. Hamas ha comunicato che il corpo senza vita di Arrigoni è stato ritrovato nel quartiere di Qarame a Gaza City. Il blitz delle forze governative di Hamas è comunque stato effettuato: sono stati arrestati due presunti rapitori. Hamas ha rilasciato una dichiarazione in cui definisce l’avvenimento un crimine contro i valori di Hamas e definito l’italiano “un amico del nostro popolo”. I rapitori presumibilmente appartengono ai musulmani scalfiti, un’ala fondamentalista dell’Islam che è in contrasto con il governo di Hamas.
Nel video rilasciato ieri con le immagini di Arrigoni ancora in vita, il gruppo si era definito la “Brigata Mohammed Bin Moslama”, noti per precedenti tentativi di attacco al governo di Hamas. La richiesta del gruppo era di scarcerare entro oggi pomeriggio i detenuti appartenenti al loro gruppo. Tra gli altri, anche il capo Hisham Al-Saidni, noto anche come Abu Walid Al-Maqdisi, un egiziano trapiantato nei Territori palestinesi che risulta già sulla lista nera dei ricercati per terrorismo di Egitto e Stati Uniti.