“La mediazione di Putin sulle armi chimiche è un regalo inaspettato alla Casa Bianca. Obama ha fatto di tutto per non intervenire in Siria, e la stessa dichiarazione sulla linea rossa da non superare era soltanto un modo per procrastinare un’operazione militare. Una frase che stava per trasformarsi in una trappola, se il peggior nemico di Obama non gli avesse tolto le castagne dal fuoco”. Ad affermarlo a Ilsussidiario.net è Edward Luttwak, analista politico ed esperto di strategia militare, secondo cui “le contrapposizioni tra Russia e Stati Uniti non nascono da reciproche incomprensioni, ma da un fatto strutturale, e la vera causa è che Putin ha bisogno di mostrare ai suoi cittadini che sono circondati da nemici per continuare a governare”. A 12 anni dall’attentato contro le Torri Gemelle, per Luttwak “Al Qaeda non esiste più come organizzazione, non possiamo cioè dire che continui a funzionare come un ‘McDonald’s del terrore’. Semplicemente nella grande massa islamica con tendenze fanatiche, c’è una parte attiva rappresentata dal jihadismo internazionale”.
Luttwak, che cosa ne pensa della mediazione russa sulle armi chimiche?
Per il presidente Obama l’iniziativa russa è un’inaspettata e molto desiderabile via d’uscita dai suoi dilemmi. Finora la Casa Bianca non è intervenuta nella crisi siriana e ha resistito alle pressioni anche interne. Proprio per evitare di farsi coinvolgere in una guerra Obama aveva dichiarato che se Assad non avesse usato le armi chimiche, l’America avrebbe escluso l’opzione militare. Quando questa linea rossa è stata superata, Obama si è trovato in trappola ed è stato costretto a chiedere al Congresso di votare a favore dell’uso della forza. Se invece che presidente fosse stato senatore, lo stesso Obama avrebbe votato no.
Per quali motivi?
Una guerra americana in Medio Oriente non avrebbe alcuna speranza di ottenere risultati positivi. La Russia ora sta offrendo a Obama la via d’uscita perfetta. Sarà impossibile rimuovere tutte le armi chimiche, ma qualsiasi bombardamento ne distruggerebbe una proporzione molto più bassa. Nascondere le armi da un’ispezione è comunque più difficile che nasconderle da un attacco aereo.
Come vede in questo momento il rapporto tra Stati Uniti e Russia?
Non si tratta di un rapporto positivo, e il motivo non è dovuto a malintesi tra le due superpotenze. La causa è strutturale, e cioè che il governo di Putin ha bisogno di nemici esterni per presentare ai russi lo spettacolo di un mondo ostile circostante. C’è quindi la necessità di un governo non democratico o autoritario, in grado di proteggere i suoi cittadini da un mondo ostile che li circonda. E’ questa la base dell’intera politica della Russia, che non può tollerare buoni rapporti con gli Stati Uniti.
Perché allora Obama ha annullato l’incontro privato con Putin, dimostrando di fatto la correttezza della tesi del presidente russo?
Lo ha fatto in quanto il governo americano aveva specificamente chiesto al governo russo di non concedere l’asilo politico a Edward Snowden, eppure i russi hanno ignorato la richiesta americana. Di tanto in tanto Washington reagisce punendo Mosca. Normalmente non lo fa, e quindi sono i russi a creare i loro stessi problemi.
Che cosa ne pensa della politica americana nel mondo e nei confronti dell’Islam nell’anniversario dell’11 settembre?
Gli Stati Uniti sono molto progrediti nei loro rapporti verso l’Islam. Obama si rende conto infatti che gli Stati Uniti non possono fare nulla di utile per i Paesi del Medio Oriente. L’ideologia islamica rifiuta il modello democratico, e la Turchia da questo punto di vista rappresenta un caso emblematico. Erdogan è giunto al potere tramite regolari elezioni, ma il suo modo di operare non è democratico.
In che senso gli Usa non possono fare nulla per il Medio Oriente?
Gli americani non possono operare nel mondo islamico a causa dell’ostilità musulmana nei loro confronti. D’altra parte non possono favorire lo sviluppo economico, in quanto l’Islam lo rifiuta o quanto meno vi mette troppe barriere. I musulmani o sono poveri, o si arricchiscono grazie al petrolio. Terzo, la forza non funziona. In altre parti del mondo gli Usa hanno sconfitto i cattivi e persuaso gli altri ad accettare l’ideologia americana, ma gli islamici non sono disposti ad accettarla. Seguono i loro imam ignoranti, ma non seguono la via del progresso.
Qual è lo stato dell’arte della guerra al terrorismo?
C’è una massa islamica al cui interno esistono i salafiti, che sono un gruppo più fanatico degli altri. La capacità di fanatismo del mondo islamico è infatti molto diffusa, in quanto c’è l’idea che si debba diffondere la religione con la forza e la violenza. Fra di loro c’è un gruppo che punta a operare a livello internazionale e che si autodefinisce come Al Qaeda. Ma Al Qaeda non esiste come organizzazione, non c’è infatti un franchising o una sorta di “McDonald’s del terrore”. Semplicemente tra le grandi masse musulmane con tendenze fanatiche, c’è una parte attiva, quella jihadista, che continua a colpire in Thailandia, Filippine o Nigeria.
(Pietro Vernizzi)