“C’è il rischio che i cristiani si estinguano in luoghi dove sono esistiti per generazioni e nei quali la fede è nata. In Iraq i numeri della comunità cristiana sono precipitati da 1,2 milioni nel 1990 ai 200mila di oggi. In Siria il terribile spargimento di sangue ha mascherato l’emorragia della sua popolazione cristiana”. E’ la denuncia della baronessa Warsi, ministro della Fede del Regno Unito, in un editoriale pubblicato sul Daily Telegraph. Per la responsabile del dicastero del governo britannico, “anche se le persecuzioni religiose non sono un concetto nuovo, oggi le punizioni collettive stanno diventando più comuni, con persone attaccate per ipotetici crimini o fatti che riguardano i loro correligionari, spesso in risposta a eventi che hanno avuto luogo a migliaia di chilometri di distanza”. Come sottolinea Shahid Mobeen, cristiano pakistano e professore di pensiero e religione islamica presso la Pontificia Università Lateranense, “occorre tenere presente il quadro generale delle persecuzioni. I cristiani a livello numerico sono il primo gruppo religioso vittima delle persecuzioni nel mondo. Ci sono più persone uccise perché cristiane rispetto a qualsiasi altra religione nel mondo. Questo è ciò che si dimentica sempre”.
Quali sono le responsabilità delle società occidentali nei confronti di questa persecuzione?
Da che mondo è mondo le guerre non hanno mai portato la pace, come hanno sottolineato con eguale forza gli ultimi Pontefici. Nello stesso tempo la persecuzione anti-cristiana è abbastanza invisibile agli occhi dell’Occidente, che da anni ha scelto di non curarsene. Il vero motivo è che l’Occidente ha paura di essere chiamato cristiano e di essere coinvolto in difesa di questi innocenti che sono trucidati tutti i giorni. Teniamo presente che i cristiani non sono perseguitati solo nelle nazioni islamiche come il Pakistan, e che comunque i responsabili degli attacchi sono dei gruppi minoritari ben preparati e formati all’odio. Gli interessi economici e militari dell’Occidente in questi Paesi diventa un’ulteriore motivo per chiudere gli occhi di fronte alla persecuzione dei cristiani. Mentre per i musulmani i cristiani sono occidentali, anche se sono nati in Medio Oriente, e spesso li si accusa di essere traditori della loro nazione proprio in quanto cristiani.
Come si spiega l’aggravarsi delle persecuzioni anti-cristiane negli ultimi anni?
Un’analisi globale di questo aggravarsi della situazione richiederebbe molto tempo, mi limiterò quindi a quanto sta avvenendo in Pakistan. Testimoniare Cristo è un compito molto difficile nella società di oggi come lo era al tempo degli Apostoli. Il mio amico Shahbaz Bhatti si è impegnato fino in fondo per amare non solo il suo prossimo ma anche il suo nemico. La maggior parte dei musulmani non sono nostri nemici, ma alcuni di essi hanno agito da nemici dei cristiani e delle altre minoranze religiose. Shahbaz ha però accettato di lavorare con tutti e di dedicare la sua vita alla Repubblica Islamica del Pakistan. La situazione per i cristiani in Pakistan è diventata molto difficile, perché manca un aspetto importante della democrazia. I cristiani sono cofondatori del Pakistan, ma sono trattati come dhimma, cioè come le genti delle altre religioni che vivono nelle nazioni dove i musulmani sono arrivati come conquistatori. Formalmente si vieta questo uso del termine nella Costituzione pakistana, ma di fatto il cittadino pakistano non musulmano non ha il diritto di diventare né presidente della Repubblica né primo ministro né ricoprire qualsiasi altra delle alte cariche dello Stato.
Quante sono le persone giustiziate in Pakistan per la legge sulla blasfemia?
Il Codice penale pakistano prevede dieci diversi reati di blasfemia, anche se quello più popolarmente più conosciuto è soltanto uno. Il 52%, cioè 700 su quasi 1.400, appartengono alla fede islamica, ma la popolazione è composta da 180 milioni di persone di cui solo il 2% è cristiano. Se nel 48% dei casi la legge sulla blasfemia è stata applicata ai cristiani, i quali rappresentano solo il 2% della popolazione, ciò vuol dire che questa norma è in larga parte utilizzata per perseguitare un gruppo minoritario dal punto di vista religiosa. La legge sulla blasfemia necessita dunque di modifiche procedurali. Chi lo ha chiesto però finora è stato ucciso. Ricordo tra gli altri il ministro per le Minoranze religiose, Shahbaz Bhatti, e il governatore del Punjab, Salman Taseer. Bhatti è stato assassinato dai fondamentalisti e Taseer dalla sua stessa guardia del corpo.
(Pietro Vernizzi)