Alan Henning, un uomo innocente di 47 anni che di mestiere faceva il taxista e che si era recato in Medio Oriente per aiutare i bambini siriani, è stato decapitato dai terroristi dell’Isis nel giorno della Festa del sacrificio. Una ricorrenza non casuale, perché per l’Islam commemora la richiesta di Dio ad Abramo di immolare il suo unico figlio. Come spiega Camille Eid, professore libanese dell’Università Cattolica di Milano e giornalista di Avvenire, questo particolare mette ancora di più in risalto il cinismo e il disprezzo per la vita dei tagliagole di Daish.
Perché l’Isis ha scelto proprio questa ricorrenza per decapitare Alan Henning?
La decapitazione del britannico Alan Henning è avvenuta nel giorno in cui i musulmani celebravano la Festa del sacrificio. In questa ricorrenza l’islam commemora Dio che chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio per poi salvarlo in extremis. Si tratta del sacrificio di un essere innocente che alla fine è risparmiato grazie all’intervento miracoloso dell’Angelo (l’unica differenza dalla Bibbia è che nel Corano non si tratta di Isacco bensì di Ismaele). Gli islamisti dell’Isis al contrario non hanno risparmiato questo padre di famiglia, ormai non più giovanissimo, che di mestiere faceva il taxista.
Qual era il vero motivo per cui Henning si trovava in Siria?
La moglie di Alan Henning aveva fornito ai terroristi tutte le prove del fatto che suo marito era andato per portare degli aiuti umanitari ai bambini siriani. La decapitazione di Hervé Pierre Gourdel aveva suscitato una grande indignazione da parte dell’islam francese, e ora staremo a vedere che cosa accadrà nell’islam britannico.
Lei che cosa si aspetta?
Lo Stato islamico si sta privando con le sue stesse mani del consenso che poteva avere nelle diverse comunità. Già alcuni imam sono intervenuti, affermando di non condividere i metodi dell’Isis, che mostrano un islam violento e barbaro. Al punto che il saluto tradizionale degli arabi, “assalamu aleikom”, che significa “la pace sia con voi”, è stato sostituito da Daish con l’equivalente arabo delle frasi “Maometto fu portato con la spada” o “arriviamo tra voi per scannarvi”.
Quale strategia comunicativa c’è dietro a queste scelte?
Nel Corano esiste l’invito a “terrorizzare” il nemico. In un versetto si invitano i musulmani a “preparare cavalli con cui terrorizzare i nemici vostri e di Dio”. L’Isis ha compreso che gli uomini occidentali temono di morire, e il loro messaggio attraverso le decapitazioni degli ostaggi è: “Questa è la fine che vi aspetta qualora doveste attaccarci”. E’ la “teologia del terrorizzare”, utilizzata ad arte per incutere paura. Nello stesso tempo però questa propaganda è quanto di più controproducente ci possa essere, perché presenta l’islam come la religione del terrore, proprio quando non tutti i musulmani sono d’accordo con questi metodi.
Quanto sono simili i metodi dell’Isis a quelli di Al Qaeda?
Lo Stato Islamico si rifiuta di essere paragonato ad Al Qaeda, proprio perché la sua natura è profondamente diversa. I seguaci di Bin Laden avevano delle basi in Afghanistan, ma erano costretti a nascondersi. L’Isis al contrario si è sviluppato e vuole presentarsi come uno Stato. Le caratteristiche di uno Stato sono un territorio, un popolo e delle istituzioni. L’Isis sta compiendo ogni sforzo possibile per dimostrare la tesi di avere tutte e tre le caratteristiche. La loro propaganda infatti mira a mettere in risalto questi tre elementi.
Fino a che punto l’Isis è realmente in grado di controllare un territorio?
Daish dispone di un territorio che i raid aerei occidentali non possono strappare, e ogni giorno dimostra di avere un’espansione geografica. A quest’ultima si aggiunge una seconda espansione, quella sulla piazza jihadista globale, in quanto continua a ottenere nuovi consensi al di fuori dei loro confini, dal Maghreb islamico al Pakistan.
Davvero i tagliagole dell’Isis sono in grado di consolidare delle istituzioni?
Per quanto possa sembrare paradossale, è proprio ciò che vogliono dimostrare. Tutto il materiale propagandistico messo su Internet mira a far vedere che sotto il governo dello Stato islamico sono funzionanti i tribunali, il servizio di trasporti, i lavori pubblici per riparare i ponti o asfaltare le strade, le scuole religiose e i centri per il monitoraggio del commercio.
Insomma quanto sta avvenendo in Iraq e Siria non è la semplice continuazione di altre forme di terrorismo viste in passato?
Niente affatto. L’Isis si distingue completamente da Al Qaeda non solo a livello ideologico, ma anche come modo di presentarsi. Accanto a questo aspetto più “organizzato”, nello stesso tempo si verificano decapitazioni pubbliche di massa. Ma uno Stato retto interamente su norme di questo tipo non è destinato a durare.
(Pietro Vernizzi)