Non solo la Francia, ma anche l’Italia viene “travolta” dallo possibile scandalo-Sarkozy sui finanziamenti presunti illeciti provenienti dalla Libia: in queste ore di fermo dell’ex presidente repubblicano, il centrodestra e in particolare Forza Italia chiedono lumi sulla per loro congiura internazionale che portò alla caduta del governo Berlusconi. «Nulla e nessuno può farci cambiare idea sul valore del garantismo. E le vicende che in queste ore stanno coinvolgendo l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy ci possono aiutare anche a ristabilire la verità sugli anni del Governo guidato da Silvio Berlusconi e sul clima, fuori e dentro l’Italia, che è stato artatamente creato e strumentalizzato per costringerlo alle dimissioni. Va ricordato che la Francia fu responsabile dell’attacco al governo libico, non senza aver trascinato l’Europa in un conflitto che l’Italia ancora oggi sta pagando. Il tempo dunque è galantuomo e oggi – al di là della vicenda giudiziaria – sono in molti a dover rivalutare l’operato di Silvio Berlusconi premier per il suo impegno e a dover valutare fino in fondo l’operato dell’Europa in quei giorni», spiega Maria Stella Gelmini, tra i tanti intervenuti sul possibile connubio tra guerra in Libia e confitto d’interesse della Francia di Sarkozy. Ne è invece certo Fabrizio Cicchitto, oggi parlamentare di Civica Popolare ma all’epoca dei fatti presidente della Commissione Esteri della Camera: «Il fermo di Sarkozy avvalora la tesi secondo cui egli abbia insistito a suo tempo a fare la guerra in Libia allo scopo di eliminare Gheddafi e le tracce dei finanziamenti. Però allora Sarkozy trascinò con sé in primo luogo gli Stati Uniti e l’Inghilterra poi l’Italia, Napolitano e il Pd, ed infine lo stesso Berlusconi che nell’aprile 2011 diede il via libera ai bombardamenti». Secondo Cicchitto, il Cavaliere tentò in tutti i modi di scongiurare quel intervento (rivelatosi a posteriori sciagurato, ndr), «costretto poi a capitolare anche su pressione del capo dello Stato Napolitano». (agg. di Niccolò Magnani)
“SOSPETTI SU 30 MILIONI”
Sta facendo il giro del mondo la notizia che vede l’ex presidente della Francia, Nicolas Sarkozy, in stato di fermo con il sospetto di aver ricevuto dei fondi illeciti per finanziare la sua campagna elettorale del 2007, quella che lo avrebbe poi portato a divenire il capo di stato francese. Stando a quanto scrive Il Sole 24 Ore, vi sarebbero in particolare 30 milioni di euro sospetti, visto che stando agli incartamenti ufficiali, la campagna presidenziale costò 20 milioni di euro, ma da alcuni documenti risalenti al dicembre del 2006, firmati dal responsabile dell’intelligence libica Moussa Koussa, emergeva invece un pagamento da 50 milioni. Insomma, nel mirino degli inquirenti vi sarebbe una valigetta da 5 milioni di euro in contanti trasportata da un corriere da Tripoli a Parigi, ma pare che la somma sia molto più alta. Si tratta dell’ennesima nuovo colpo al partito Repubblicano francese, scoppiato dopo il caso Fillon, che avrebbe “assunto” la propria moglie come assistente parlamentare, e che è costato moltissimi voti alle elezioni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
SOLDI, GHEDDAFFI E SMENTITE
Ancora Le Monde non ha informato di novità ulteriori sullo stato di fermo di Nicolas Sarkozy che rischia grosso nelle prossime ore per lo scandalo dei finanziamenti libici: dura da ben 5 anni l’inchiesta ma la vera svolta pare sia arrivata lo scorso 10 gennaio quando cioè la polizia inglese ha arrestato all’aeroporto di Heathrow Alexandre Djouhri, un uomo d’affari francese di origine algerina residente in Svizzera. Secondo quanto spiega il Sole 24 ore, «Djouhri avrebbe venduto per 10 milioni di euro una villa in rovina a Mougins, nelle Alpes Maritimes, acquistata per 4,4 milioni, al Fondo di investimenti africano guidato da Saleh. L’ipotesi è che i profitti dell’operazione siano stati versati alla campagna di Sarkozy». L’ex presidente neogollista ha sempre smentito ogni accusa che lo vedeva con soldi illeciti provenienti da Gheddafi e altri gruppi di potere libici per finanziare la sua campagna elettorale: ha tra l’altro sempre ricordato Sarkozy che proprio durante il suo quinquennio all’Eliseo l’impegno massimo in politica estera della Francia è stata la deposizione con guerra del dittatore libico. Nell’interrogatorio di oggi a Nanterre (Parigi) “Sarkò” sta raccontando tutto questo e tanto altro e solo nelle prossime ore potremmo sapere quale saranno le decisioni dei magistrati francesi in quello che è già diventato un autentico caso nazionale.
COSA RISCHIA L’EX PRESIDENTE
Fa ovviamente clamore lo stato di fermo imposto a Nicholas Sarkozy per i forti sospetti su finanziamenti illeciti dalla Libia, inchiesta aperta nel 2013 ma agli sgoccioli in questi giorni a poco tempo, pare, dalla chiusura delle indagini. Cosa rischia l’ex presidente Repubblicano ancora non è chiaro e dato saperlo, quello che è certo è che da regolamento costituzionale in Francia lo stato di fermo non può durare più di 48 ore: a quel punto le strade sono due, o Sarkozy sarà costretto a presentarsi davanti ai magistrati dove gli verrà notificata l’incriminazione e dunque l’arresto, oppure verrà liberato per la mancanza di prove effettive sui finanziamenti illeciti dalla Libia nella campagna elettorale del 2007. La tangente da 5 milioni di euro “cash” è al centro dell’inchiesta al momento, coinvolto anche l’ex ministro e fedele collaboratore Brice Hortefeux: interrogato anche lui con Sarkozy, ma a differenza dall’ex inquilino dell’Eliseo, non si trova in stato di fermo. Questa mattina è stato raggiunto l’attuale primo ministro Eduard Philippe che però ha preferito non commentare e non rilasciare alcuna dichiarazione, «per rispetto nei confronti dell’ex presidente». (agg. di Niccolò Magnani)
IL FERMO DI SARKOZY
Nicolas Sarkozy, ex presidente della Francia, si trova attualmente a Nanterre in stato di fermo. L’ex capo dello stato transalpino è accusato di aver favorito finanziamenti illeciti provenienti dalla Libia. Il tutto sarebbe riferito alla sua campagna elettorale del 2007, conclusasi proprio con l’elezione a numero uno del governo dello stesso 63enne uomo politico. L’inchiesta è partita nel 2012, dopo che il sito web di Mediapart, un magazine online investigativo, aveva pubblicato un documento compromettente nei confronti dell’ex presidente francese, che evidenziava appunto gli strani giri di denaro atti a finanziare il suo partito. Secondo l’accusa degli inquirenti, tale Ziad Takieddine, un intermediario, avrebbe trasportato ben 5 milioni di euro in contanti da Tripoli (capitale della Libia) a Parigi, fra la fine del 2006 e l’inizio dell’anno seguente. Tale ingente quantità di denaro sarebbe stato poi consegnata a Sarkozy stesso (che all’epoca era il Ministro dell’Interno), nonché a Claude Gueant, braccio destro dell’ex presidente.
I DUBBI DI SENOUSSI E DI GHANEM
Le accuse mosse dagli inquirenti sono quelle di «complicità nella corruzione di pubblico ufficiale straniero e complicità nell’appropriazione indebita di fondi pubblici in Libia». Molti coloro che avevano sospettato di questo strano giro di denaro, come ad esempio Abdallah Senoussi, ex direttore dell’intelligence militare della Libia, che proprio nel 2012 accusò Sarkozy di finanziamenti illeciti. Altro personaggio di spicco che aveva puntato il dito nei confronti dell’ex numero uno della Francia, Shukri Ghanem, ex ministro del petrolio in Libia, che nei suoi appunti faceva riferimento al Premier, prima di morire in circostanze sospette nel 2012. Sarkozy è stato convocato dalla polizia e lo stato di fermo può durare al massimo 48 ore. A quel punto Nicolas potrebbe essere costretto a presentarsi davanti ai magistrati per essere incriminato: fino ad ora l’ex presidente ha sempre negato ogni suoi coinvolgimento in tale vicenda.