L’amministrazione Usa del presidente Barack Obama ha presentato una richiesta formale alla Corte suprema per abolire una legge del 1996 che definisce il matrimonio come un’unione esclusivamente tra un uomo e una donna. Si tratta del primo documento di un presidente Usa che appoggia le nozze gay di fronte all’alta corte. Ilsussidiario.net ha intervistato Lorenza Violini, docente di diritto costituzionale all’Università di Milano.
Come valuta la decisione di Obama?
La vera questione è se il matrimonio abbia o meno delle caratteristiche sostanziali, che non possono essere toccate senza comprometterne l’essenza stessa, e che differenziano le nozze da altri tipi di contratto. Tra queste caratteristiche essenziali si identificano di solito la monogamia, l’esogamia (cioè il fatto di non sposarsi tra parenti) e l’eterosessualità.
E quindi?
Per Obama evidentemente queste caratteristiche dipendono da una scelta politica e non dalla natura delle cose. La richiesta della Casa Bianca trasforma un elemento considerato da sempre come naturale in uno che può essere modificato. Questa è una grande novità nella lettura dell’esperienza matrimoniale, che da sempre è stata caratterizzata dall’elemento dell’eterosessualità. Ormai quest’ultimo è considerato da diversi ordinamenti come un elemento non essenziale e dunque modificabile.
Qual è il significato politico della presa di posizione della Casa Bianca?
Quella di Obama è una scelta politica, che riduce quindi a politica quello che è sempre stato uno degli elementi essenziali del matrimonio, cioè l’eterosessualità degli sposi. Il punto da chiarire è se tutti gli elementi essenziali del matrimonio siano passibili di scelta politica. Se è così, basta prenderne atto. Se al contrario c’è qualche possibilità diversa di concepire il matrimonio, allora il discorso cambia. L’importante è che, qualsiasi posizione si abbia sulle nozze gay, si vada al fondo della questione, altrimenti le risposte che daremo saranno superficiali.
E qual è secondo lei il fondo della questione in questo caso?
Il fatto che la politica ha interesse soltanto ad affermare il suo potere, e che nel caso della richiesta di Obama ci troviamo di fronte a una scelta attraverso cui il potere determina tutto. Mettiamo nelle mani di chi ci governa anche un elemento come il matrimonio. Chi è capace di farsi valere e ha i mezzi necessari può quindi entrare in qualsiasi ambito. Ma del resto, poiché ci troviamo in una società pluralista, libera e costituzionale, è qualcosa a cui difficilmente ci si può opporre.
Proprio per questo, in molti si chiedono se le coppie gay non siano discriminate.
Il tema della discriminazione è molto sentito nella politica americana e non solo. Negli Stati Uniti in particolare la questione dell’uguaglianza non è affrontata in modo identico per tutti. C’è un confine molto importante nell’ordinamento Usa in quanto alcune differenziazioni non sono praticabili a nessuna condizione, per esempio quelle su base razziale. Altre differenziazioni determinate da questioni economiche sono invece decise dal potere politico, senza dover rispettare alcun vincolo costituzionale.
Quali sono le conseguenze di questa istanza dell’Amministrazione Obama?
La richiesta formale di Obama alla Corte suprema opera una sorta di commistione tra i due livelli. Considera cioè le nozze gay come una questione economica che finisce per avere un effetto sui diritti.
(Pietro Vernizzi)