L’inizio di questa storia risale al 1980, quando degli scavi nella periferia est di Gerusalemme rivelarono la presenza di alcuen tombe di età molto antica. Dentro una di queste furono trovati dieci ossari o comunque dei contenitori per ossa umane adesso senza più nulla all’interno. La tomba venne datata al primo secolo dopo Cristo e colpirono soprattutto alcune scritte: “Gesù figlio di Giuseppe” era una di queste. Le altre, sembravano altrettanto scioccanti: “Maria”, e “Yose”. Come sanno gli studiosi, Yose, anche Joses nella versione di Re Giacomo dei vangeli sarebbe uno dei fratelli di Gesù come si legge nel vangelo di Marco 6:3 e in quello di Matteo, 13:55-56. Infine un’ultima iscrizione: “Mariamene” che in tutta la letteratura greca è il modo di pronunciare il nome di Maria Maddalena e di nessun altra donna. A ricordare questa storia è il regista canadese-israeliano Simcha Jacobovici in un articolo pubblicato per il sito The Times of Israel. Il regista recentemente ha girato un documentario sulle ulteriori scoperte fatte su questa tomba particolarissima. Ai tempi la notizia destò un po’ di scalpore, ma poi venne ignorata e dimenticata in quanto Gesù era un nome estremamente comune nella Palestina dei tempi così come quello di Maria. Nel 2007 Simcha Jacobovici convinto dell’importanza della scoperta tornò su quei luoghi e girò un documentario che venne anch’esso largamente ignorato. Infine nel 2010 alcuni archeologi sono tornati sul posto per analizzare una seconda tomba che si trovava vicino a quella che potrebbe essere quella di Gesù: purtroppo fu impossibile entrare perché sopra nel corso degli anni era stata costruita una abitazione, ma grazie a speciali ritrovati tecnologici fu possibile inserire una telecamera robotizzata. Ebbene ecco cosa fu scoperto: alcune incisioni tra cui la scritta “Jonah”, Yonah in ebraico, incisa attorno alla testa di un pesce. Come si sa, storicamente il simbolo di Jonah era il simbolo tra i più popolari fra i primi cristiani. Nelle catacombe di Roma, scrive il regista, vi si trova inciso ben 128 volte ed è anche menzionato nel vangelo di Matteo e di Luca. Per i primi cristiani era il simbolo della resurrezione. Inoltre fu possibile vedere l’incisione di una croce. Ebbene, anche queste scoperte sono state lasciate nel dimenticatoio: studiosi vari hanno infatti sostenuto non si tratta del simbolo di Jonah e tantomeno di una croce. Non è d’accordo Simcha Jacobovici che continua a sostenere l’autenticità del ritrovamento.