Fiammetta Cappellini, cooperante di Avsi ad Haiti, ha scritto ai suoi colleghi in Italia questa lettera. È lo spaccato di quello che sta accadendo nella terra martoriata dal terremoto, dove si lotta giorno per giorno per aiutare, curare, recare conforto, sopperire ad enormi problemi di salute, organizzare i campi che ospitano gli sfollati. Tante storie incredibili di sacrificio, fino a dimenticarsi di sé.
31 gennaio 2010, Port-au-Prince, Haiti
Carissimi,
Vi do qualche aggiornamento. La prima grande notizia è l’arrivo dei rinforzi: Simone e Alberta ci hanno infatti raggiunti, come sapete, e si sono resi operativi praticamente in due ore, una cosa incredibile. Siamo andati direttamente sul terreno, e si sono messi all’opera. Siamo contentissimi di averli tra noi, per la competenza che apportano, per le nuove energie che hanno (noi cominciamo ad essere un po’ stanchi), per l’entusiasmo e la voglia di fare, di impegnarsi, di uscire da questa terribile situazione in cui ancora siamo bloccati. Devo dire infatti che nonostante ce la mettiamo tutta, a volte abbiamo l’impressione che i nostri sforzi siano la classica goccia in mezzo all’oceano. C’è talmente tanto da fare, ci sono talmente tante esigenze… ma non ci scoraggiamo, soprattutto ora con i nuovi colleghi l’équipe si moltiplica in capacità e entusiasmo e sono certa che potremo avanzare più rapidamente.
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Ieri Alberta è partita (e felicemente arrivata) a Les Cayes, nel Dipartimento Sud, dove ha raggiunto Tito e Andrea. Tito dice che la situazione si fa più difficile di giorno in giorno a causa degli sfollati che arrivano al Sud in fuga da Port-au-Prince. Alberta si è buttata a capofitto nel duro compito di identificare i piu bisognosi, di istituire i servizi minimi, di organizzare gli aiuti soprattutto ai bambini. Si occupera anche di riforzare la formazione dell’équipe, che non era preparata per una urgenza di queste dimensioni (d’altra parte, chi lo era?). È una grande risorsa per noi la sua disponibilità a cambiare terreno e andare al Sud, perche ci permetterà una azione precisa e competente.
Ieri siamo stati sul terreno con Simone a Cité Soleil, dove ormai svettano le fantastiche tende della Protezione civile italiana (per ora 15, confidiamo aumentino!). Il lavoro comincia a strutturarsi e finalmente i nostri medici e l’infermiera avranno un posto quasi adeguato dove lavorare. Nell’uscire da Cité Soleil abbiamo scoperto un nuovo insediamento, poco lontano dal campo di Place Fierte. Si tratta di alcune centinaia di persone che hanno alsciato altri “campi” per venire qui, sperando così che la vicinanza al nostro campo possa portare loro qualche beneficio. La prima reazione a questa scoperta è stato il panico, della serie: oddio, adesso che cominciavamo ad organizzarci un po’, ne arrivano di nuovi? Pero poi ci siamo detti che, beh, meglio vicini a noi che da un’altra parte, così la logistica sarà meno complicata.
Ciò significa però che dovremo chiedervi un nuovo sforzo per aiutarci e sostenerci, perche la gente aumenta e il lavoro anche. I nostro medici si sono detti immediatamente disponibili a venire e fare una prima valutazione, e speriamo di poter avere qualche elemento in più per organizzare il lavoro. I nostri ragazzi (gli operatori sociali) comunque sono all’opera già da oggi per fare qualche attività coi bambini. Non li si può lasciare lì senza far nulla in condizioni cosi difficili.
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La cosa che mi stupisce di questi giorni, e su cui ho finalmente un po di tempo per riflettere, è l’instancabile coinvolgimento della nostra équipe, Jean Philippe e Simone per primi. Fanno orari impossibili, lavorano in condizioni molto difficili tutto il giorno, spesso senza una pausa, senza un pasto decente, senza fermarsi un attimo, eppure ascoltano tutti, hanno un sorriso per ogni bambino, sanno essere sereni anche quando gli animi si scaldano. Mi chiedo come facciano. Eppure le ferite sono ancora aperte, hanno perso amici e colleghi, e non hanno avuto il tempo per piangerli. La loro forza d’animo e il loro credere fermamente nel nostro dovere di portare l’aiuto che sappiamo e che possiamo, non finiscono di stupirmi. L’équipe locale reagisce positivamente e con grande disponibilità, sono molto motivati. Anche questo mi stupisce, se penso alle situazioni terribili che hanno vissuto e che vivono.
Ieri ho trovato impegnato sul campo il mediatore di pace Pierre Richard, un nostro collaboratore di vecchissima data. Se ne stava in pieno sole a giocare a pallone con i bambini. Sua moglie è rimasta schiacciata sotto la loro casa crollata e ha avuto una grave lesione alla spina dorsale. Per ora è a letto paralizzata e la situazione è molto grave. MSF ha predisposto per lei l’evacuazione sanitaria in Francia, sperando di poter salvare il salvabile. È partita ieri. Eppure Pierre ieri si è presentato regolarmente al lavoro. Perché? Che ci fai qui?, gli ho chiesto. «È il mio dovere verso i bambini – mi ha detto -, no?» Abbiamo insistito un po’, e cosi si è preso due giorni di permesso. Davvero ammiro la forza di questi nostri amici haitiani, la loro speranza, il loro sapersi rialzare sempre e nonostante tutto.
C’è chi arriva qui e vede solo la disorganizzazione, l’incapacità delle autorità locali, l’impotenza di questa enorme macchina degli aiuti. Io invece vedo i nostri ragazzi di Cité Soleil e Martissant, li vedo arrivare al lavoro ogni giorno nonostante tutto, li vedo scaldarsi in discussioni accesissime su come caricare un maggior numero di materassini sul pick up, li vedo andarsene la sera quando ormai fa buio, stanchi, distrutti, sporchi e accaldati. E mi dico che questo Paese deve farcela a risollevarsi, che ce la farà necessariamente, grazie a persone come queste. Ora vi lascio perché se no arrivo in ritardo su tutto.
Spero stiate bene, salutatemi tutti gli amici a cui non riesco mai a rispondere e mandate un bacino a Alessandro da parte mia.
Fiammetta