Dopo gli attentati dell’11 settembre le porte della cabina di pilotaggio degli aerei sono blindate, quindi è praticamente impossibile dall’esterno lo sfondamento. Regole che sono state riviste allo scopo di impedire l’accesso a eventuali terroristi e dirottatori in cabina. Il sistema prevede tre posizioni: “Unlock”, “Norm” e “Lock”. In posizione “Unlock” la porta rimane aperta, al fine di consentire l’ingresso agli assistenti di bordo, mentre in posizione “Norm”, la porta è chiusa e si può accedere solo con l’uso di un codice, simile a quello del bancomat. È questo il metodo standard utilizzato in volo. Con la modalità “Lock” invece la porta è chiusa dall’interno per circa venti minuti, poi ritorna in posizione “Norm”.
L’incidente dell’Airbus 320 della Germanwings è stato “causato dal copilota”. Andreas Lubitz, 28 anni, originario di Montabaur (Renania-Palatinato) avrebbe volontariamente fatto precipitare il velivolo sulle Alpi francesi con 150 persone a bordo. Dopo le anticipazioni del New York Times, la conferma è arrivata dagli investigatori che si stanno occupando della vicenda: il procuratore di Marsiglia, Brice Robin, esclude la pista del terrorismo ma ancora non sa spiegare i motivi che possono aver spinto Lubitz a compiere il tragico gesto. Il copilota ha atteso che il collega, Patrick S., si alzasse per pochi minuti, forse per andare in bagno, e si è chiuso nella cabina. Rimasto da solo, ha azionato il comando che fa perdere quota all’aereo fino allo schianto.
E’ ancora giallo sulle cause del disastro dell’Airbus A320 della Germanwings precipitato martedì mattina in Francia. Sembra ormai certo che, poco prima che l’aereo iniziasse a scendere di quota, il pilota abbia lasciato la cabina senza riuscire più a rientrare: si ipotizza che il co-pilota si sia rifiutato volontariamente di aprire la cabina e abbia scelto di far cadere l’aereo con 150 persone a bordo, tutte decedute nello schianto. “L’indagine sulla sicurezza aerea potrebbe presto trasformarsi in un’indagine criminale”, ha detto un esperto di sicurezza aerea a Le Figaro, secondo cui “l’ipotesi di un attentato o del suicidio del pilota in servizio rimasto nella cabina di pilotaggio potrebbe assumere spessore nelle prossime ore”. La procura di Marsiglia, che indaga sulla vicenda, ha fatto sapere che il co-pilota era vivo fino al momento dell’impatto e che “c’era la volontà deliberata di far precipitare” l’aereo. Anche i passeggeri erano consci prima dell’incidente: durante la discesa si sentono infatti delle grida.
Uno dei due piloti dell’Airbus A320 della Germanwings precipitato martedì mattina sulle Alpi francesi, che ha causato la morte delle 150 persone a bordo, era rimasto chiuso fuori dalla cabina quando l’aereo ha iniziato a precipitare. Lo scrive il New York Times, che cita gli estratti delle registrazioni della scatola nera ritrovata. Si tratta della scatola nera che registra i colloqui in cabina. Così vengono fuori gli ultimi otto minuti fatali, quelli in cui l’aereo è sceso in picchiata da 38.000 a 6.000 piedi. Dal nastro si sente il pilota bussare prima leggermente, poi con forza, ma senza ricevere alcuna risposta. Una risposta che non c’è mai stata. Da qui il tentativo di abbattere la porta, che ormai dopo l’11 settembre, è blindata su tutti i voli. Si tratta dunque di un elemento in più, ma che di fatto non fa escludere alcuna pista sulle cause dell’incidente. Rémi Jouty, il direttore dell’Ufficio di indagini e analisi, ha dichiarato, nel corso di una conferenza stampa, che l’aereo è decollato alle 10 ora locale da Barcellona e che l’ultimo messaggio registrato dal pilota risale alle 10.30. Poi alle 10.40 e 47 secondi, l’aereo ha registrato l’ultima posizione radar, all’altezza di 6.175 metri. Un alto funzionario, che ha parlato in forma anonima, ha detto che c’è la possibilità che il silenzio dei piloti a bordo fosse intenzionale, una possibilità da non escludere. “A me, sembra molto strano: questa lunghissima discesa a velocità normale senza alcun preavviso, se il tempo era assolutamente chiaro”, ha detto, aggiungendo: “Finora, non abbiamo alcuna prova che punta chiaramente ad una spiegazione tecnica”, ha detto il funzionario. “Quindi dobbiamo considerare la possibilità di responsabilità umana intenzionale». La dimensione dell’area su cui si sono sparsi i detriti, indicano che l’aereo non è esploso in aria ma che si è disintegrato all’impatto. Lufthansa, società madre di Germanwings, ha parlato di incidente, non ha voluto rivelare l’identità dei piloti, ma ha dichiarato che il capitano era un veterano con dieci anni di esperienza, con più di 6.000 ore di volo in A320. Intanto la Bea, l’agenzia francese che si occupa degli incidenti aerei, ha tenuto una conferenza stampa, spiegando che “il file audio è utilizzabile e le voci si sentono”, ha detto il direttore Rémi Jouty. Tuttavia non è stata ancora trovata l’altra scatola nera, qualla contenente i dati di volo. È stata infatti trovata la custodia ma non il contenuto. Procede intanto sulle alpi francesi il recupero dei primi corpi delle vittime. Nelle prossime settimane sarà decifrato il contenuto della scatola arancione con le informazioni audio della cabina di pilotaggio: suoni, allarmi, conversazione tra i piloti. Insomma, in questa fase delle indagini, la Bea non esclude alcuna ipotesi, tranne quella dell’esplosione e della depressurizzazione. È stato ribadito che il velivolo “era in perfette condizioni”. Infine, tra le ipotesi del disastro aereo c’è anche quella dell’esplosione delle batterie al litio. Quando le batterie prendono fuoco, “vengono emessi fumi altamente tossici in grado di uccidere in circa 10 secondi”, ha spiegato Bernard Chabbert, consulente aeronautico. Un’ipotesi che spiegherebbe la discesa dell’aereo avvenuta ad un ritmo normale. (Serena Marotta)