Nel vertice di Seul con il capo della difesa Usa al Pentagono, ha parlato anche il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in che ribadisce la sua contrarietà ad una guerra mondiale tra Usa, Nord Corea e l’intera penisola sul Pacifico sempre più tormentata. «Non ci deve essere più guerra sulla penisola coreana. Al di là degli alti e bassi che dobbiamo fronteggiare, la situazione nucleare della Corea del Nord deve essere risolta pacificamente», ha dichiarato da Seul il presidente Moon, come riportano i media internazionali. «Sono certo – ha concluso Moon Jae-in – che gli Stati Uniti risponderanno alla situazione attuale con calma e responsabilità in una posizione che rispecchia in pieno la nostra». ei prossimi giorni ci saranno i possibili primi incontri diplomatici anche se bisognerà vedere come e se risponderà il governo di Pyongyang finora del tutto restio a qualsivoglia discussione e accordo diplomatico. (agg. di Niccolò Magnani)
CIA, “TENSIONE ‘ALLENTATA’ MA NON ABOLITA”
La tensione in atto tra Stati Uniti e Corea del Nord non viene eliminata ma si allenta decisamente dopo le ultime affermazioni della Cia e del Pentagono – oltre alla mossa di Pyongyang che ha richiamato alcuni ambasciatori chiave per poter studiare una forma di dialogo e diplomazia con Onu e Usa – e dello stesso Trump che ha fatto sapere di voler tendere ad una soluzione diplomatica prima di scatenare una sorta di terza guerra mondiale. «È eccessivo sostenere di essere sull’orlo di una guerra nucleare», spiega il n.1 della Cia, Pompeo durante un meeting negli States; «Non ho evidenze che indichino che ci troviamo oggi in tale posizione», ha poi spiegato meglio il primo responsabile della sicurezza Usa ai microfoni di Fox News. Lo scontro al momento viene “rimandato” anche se rimane, per volontà dello stesso Donald Trump che non intende lasciare la “morsa” dopo essersi esposto in prima persona contro la Cina e la Russia per la mancanza di intervento contro il regime ella Corea del Nord. (agg. di Niccolò Magnani)
MEDIA CINA ATTACCANO TRUMP
Se da un lato il bando della Cina sulla materie prime di importazione dalla Corea del Nord ha fornito un buon “assist” per i rapporti tra Cina e Usa in questo difficile contesto di guerra mondiale generalizzato attorno alle vicende della Corea del Nord, dall’altro proprio i rapporti tra Pechino e Washington non sono certo ai massimi storici. Secondo quanto infatti riportato il China Daily questa mattina, la reazione di Pechino alle sanzioni Onu non è certo morbidissima: «Con il suo tentativo di colpevolizzare Pechino come complice nell’avventura nucleare nordcoreana e imputarle un fallimento che è di tutte le parti coinvolte, Donald Trump rischia di fare il grave errore di dividere la coalizione internazionale che è lo strumento per risolvere la questione in modo pacifico». Gettare “veleno” sui rapporti commerciali e politici, secondo i media cinesi, potrebbero avere effetti nefasti anche sul fronte nordcoreano: «Invece di far avanzare gli interessi degli Stati Uniti, si finirà solo per esacerbare i nemici economici del Paese e avvelenare l’intera relazione tra Stati Uniti e Cina. Si spera che Trump scelga un cammino diverso le cose diventerebbero ancora più difficile se Pechino e Washington si trovassero l’una contro l’altra», conclude l’editoriale del giornale ufficiale cinese in lingua inglese. (agg. di Niccolò Magnani)
BANDO CINA SUI PRODOTTI E MATERIE PRIME COREA DEL NORD
Dopo la chiamata in patria degli ambasciatori di Russia, Cina e Onu, la “risposta” del governo di Pechino è determinata e conferma il clima da terza guerra mondiale, non solo politico ma anche a livello commerciale. Come annunciato dallo stesso ministro del commercio cinese, «Dal 15 agosto viene introdotto un divieto totale sulle importazioni di carbone, ferro, piombo e prodotti della pesca dalla Corea del Nord». Si tratta del divieto di importazione di alcune merci dalla Corea del Nord che va verso la risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che pochi giorni fa ha aumentato le sanzioni contro il regime di Kim Jong-un rendendo la situazione commerciale/economica attorno alla Corea del Nord di difficile lettura specie per le possibili reazioni del regime comunista. Intanto la Cina ha preso sul serio le sanzioni e il parziale bando conferma una rinnovata, almeno a livello pubblico, alleanza con gli Stati Uniti di Donald Trump. (agg. di Niccolò Magnani)
NORD COREA RICHIAMA AMBASCIATORI CINA, RUSSIA E ONU
Se si voleva avere un segno, una nuova conferma del clima assolutamente teso e purtroppo da terza guerra mondiale che aleggia in Corea del Nord, quanto affermato dal report di Sputnik News va esattamente in quella direzione. Le autorità di Pyongyang infatti hanno convocato diversi ambasciatori in posizioni strategiche da ogni parte del mondo per una riunione di massima sicurezza nella capitale del regime nordcoreano. Ovviamente il motivo della chiamata non è stato divulgato, ma da più parti si pensa che possa essere un modo per dare un segnale di continua tensione a pochi giorni dalle nuove sanzioni comminate contro la Nord Corea da Onu sotto stretta egida degli Usa di Trump. I tre principali ambasciatori richiamati riguardano infatti le Nazioni Unite, la Russia e la Cina, con i tre diplomatici che potrebbero essere investiti del ruolo di ultimo accordo da tentare prima del possibile e pauroso scontro finale. (agg. di Niccolò Magnani)
RISPUNTA LA MINACCIA IRAN…
Terza guerra mondiale? La scacchiera della politica estera in queste settimane è affollata e disordinata. Un tourbillon di mosse strategiche e riposizionamenti che vede gli Usa sempre al centro della scena: per qualcuno pronti a sferrare l’attacco decisivo per il via di una Terza Guerra Mondiale, per altri vicini a subire delle ferite mortali. La minaccia sulla carta più imminente, al netto delle recenti dichiarazioni del capo della CIA Mike Pompeo, sembra essere rappresentata dalla Corea del Nord, ma attenzione a sottovalutra vecchi nemici. Con l’avvento di Donald Trump, infatti, anche l’Iran, fresco di accordo sul nucleare con Obama, potrebbe presto tornare a costituire un pericolo per gli americani. Come riportato da Fox News, infatti, i membri del parlamento iraniano hanno approvato a larga maggioranza un provvedimento per aumentare la spesa sul programma di missili balistici della nazione e finanziare la sua guardia rivoluzionaria paramilitare.
Durante la votazione, come riferito dall’Associated Press, i membri del Parlamento hanno inneggiato al grido di “Death to America”, a dimostrazione che il clima nei confronti dell’amministrazione Trump non è dei più pacifici. La mossa del parlamento iraniano è da leggere come la risposta all’annuncio di sanzioni da parte degli Usa, sanzioni che erano state tolte nel 2015 proprio nell’ambito di un accordo che sembrava tutelare gli interessi americani. Trump aveva criticato l’accordo firmato da Obama già in campagna elettorale, ma il presidente iraniano Rouhani non sembra intenzionato ad arretrare di un millimetro. Questo primo provvedimento sa di avvertimento: se torneranno le sanzioni, l’Iran considerà nullo l’accordo sul nucleare e tornerà ad investire sulla propria potenza militare.
INTELLIGENCE USA: COREA DEL NORD NON PREOCCUPA
In ogni caso il rischio che scoppi una Terza Guerra Mondiale, più che dall’Iran, sembra provenire dalla Corea del Nord, il paese asiatico che ad oggi rappresenta la minaccia più incombente per la sicurezza degli Usa. Se il direttore della CIA, Mike Pompeo, ha rassicurato gli americani sul fatto che nessun rapporto di intelligence ha indicato la possibilità di un’America sull’orlo del conflitto nucleare, da parte del consigliere per la sicurezza nazionale McMaster sono arrivati commenti discordanti. Intervenuto sulle frequenze della ABC, McMaster ha ammesso che “non siamo più vicini alla guerra che una settimana fa, ma siamo più vicini alla guerra di quanto lo eravamo una decina di anni fa”. In ogni caso McMaster ha tenuto a tranquillizzare i suoi connazionali sul fatto che gli Usa sono vigili e pronti ad affrontare qualsiasi eventualità, a partire dal suo presidente: Trump , ha spiegato, “ha reso chiaro che gli Stati Uniti non tollereranno che i nostri cittadini o i nostri alleati non saranno minacciati da questo regime. La nostra risposta è che saremo preparati militarmente per far fronte a questo, se necessario”.