“L’Europa non deve temere: qualunque dei due contendenti sarà eletto come presidente degli Stati Uniti, il Vecchio Continente potrà contare sempre su un amico fidato sull’altra sponda dell’Atlantico”. A tranquillizzare i partner europei è il politico italo-americano Victor H. Fazio, eletto per sette volte consecutive nelle file dei Democratici come deputato nella House of Representatives. Fino a quando ha deciso di non ricandidarsi senza essere mai stato sconfitto una sola volta nel suo collegio in California. Come sottolinea Fazio, “siamo amici dell’Europa, ma non ripeteremo i suoi errori. In particolare la scelta folle dell’austerity a tutti i costi in una fase in cui la domanda dei mercati mondiali è depressa”. Per il politico italo-americano, “Romney non è mai stato eletto ma rappresenta già il vecchio. I Repubblicani combattono una battaglia di retroguardia contro l’immigrazione e tutto ciò che è sinonimo di cambiamento. Solo i Democratici possono dare una speranza al Paese, soprattutto per la middle class e per i ceti più poveri”.
Victor Fazio, come cambierà la politica Usa verso l’Europa dopo il voto di domani?
Non prevedo alcun significativo cambiamento nella politica estera americana rispetto a quanto abbiamo osservato negli ultimi quattro anni. L’accento sarà messo soprattutto sulla ripresa economica e sul problema dei prezzi in tutto il mondo. Mi auguro che ci sarà un coordinamento economico crescente tra l’Unione europea e gli Usa. Da questo punto di vista non prevedo grandi novità rispetto al modo in cui finora abbiamo cercato di coordinare la politica monetaria e, con maggiori successi, la politica fiscale insieme ai nostri partner europei.
Intende dire che la politica estera di Obama e Romney è identica?
Ritengo che ci siano differenze molto limitate, anche se Romney sta cercando di raffigurare elementi di rottura più grandi di quelli realmente esistenti. Chiunque sarà eletto avrà un approccio molto simile in politica estera, soprattutto a livello di politica economica. L’unica eccezione può essere rappresentata dalla Cina.
In che senso?
Romney sta cercando di alzare i toni dello scontro con Pechino, che ha definito in tono sprezzante “un manipolatore di valuta”. Del resto in passato ci sono sempre state delle differenze tra Repubblicani e Democratici per quanto riguarda la Cina, mentre al contrario ritengo che nei confronti dell’Europa l’atteggiamento dei due candidati rivali sia sostanzialmente lo stesso.
Per l’America di Obama, l’Europa è un modello positivo o negativo?
Quello che non vogliamo fare è perseguire il tipo di austerity che abbiamo visto in Europa. Ci rendiamo conto che il livello della domanda nell’economia mondiale è ancora molto basso, e che quindi l’austerity può essere controproducente. D’altra parte sarà una vera tragedia se non riusciremo a risolvere i problemi economici che affliggono gli Stati Uniti. L’opinione pubblica americana è consapevole di questo fatto, e proprio per questo la ripresa dell’economia sarà una priorità della politica Usa nei prossimi 20 anni, a prescindere da chi sarà eletto domani. Ritengo tuttavia che la campagna elettorale non abbia messo a fuoco alcun approccio realistico per affrontare il debito pubblico.
Se su questi temi le differenze tra i due candidati sono così esigue, per quale motivo lei continua a sostenere Obama?
Perché per una serie di motivi preferisco il modo in cui Obama pensa al futuro della nazione e in particolare della middle class, mentre è evidente che Romney vuole favorire esclusivamente i più ricchi. Inoltre il sostegno politico di Romney proviene da numerose persone che sono conservatrici su tutti i temi sociali più rilevanti. Per esempio i Repubblicani combattono l’immigrazione e rifiutano un mondo che sta inevitabilmente cambiando. Mentre i Democratici continuano a rappresentare una speranza per tutti, in quanto difendono la sicurezza sociale e una sanità accessibile a chiunque. Insomma il partito di Obama è molto vicino all’intera nazione e ai suoi problemi in questo difficile momento. La direzione verso cui vanno i Democratici è chiaramente un Paese diverso da quello che abbiamo conosciuto in passato.
Quali sono le sue previsioni per il voto in California?
E’ chiaro che la California sceglierà Obama, anche se ci sono molte sfide per la House of Representatives ancora in bilico. E dall’esito di queste sfide dipenderà la soluzione che sarà individuata per numerosi importanti problemi, come i tagli all’educazione, soprattutto per quanto riguarda l’istruzione superiore e universitaria.
(Pietro Vernizzi)