I casi di studentesse rapite in Nigeria, purtroppo, sono all’ordine del giorno: la liberazione di oggi getta ancora più dubbi e mistero sul caso famoso caso del 2014 a Chibok dove oltre 200 ragazze furono rapite con l’inganno dai terroristi islamisti di Boko Haram. Sull’intera vicenda drammatica del “rapporto” tra studentesse donne e Boko Haram ha parlato in questi giorni anche Amnesty International che ha denunciato come «l’area di Dapchi non sia ufficientemente presidiata dall’esercito, nonostante sia in questa regione che Boko Haram opera». Secondo l’ong non si può per nessun motivo prendere “sotto gamba” la sfida “educativa” di un gruppo criminale la cui traduzione nella lingua nigeriana significa “l’istruzione occidentale è proibita”. «Le autorità nigeriane sono venute meno al loro dovere di proteggere i civili, esattamente come fecero a Chibok quattro anni fa. Nonostante fossero state ripetutamente informate che Boko haram si stava dirigendo verso Dapchi, né la polizia né le forze armate hanno fatto nulla per impedire il rapimento», ha affermato Osai Ojigho, direttrice di Amnesty International Nigeria. (agg. di Niccolò Magnani)
È STATO PAGATO UN RISCATTO?
Fino a 110 studentesse rapide dai jihadisti di Boko Haram in un villaggio della Nigeria sono state liberate. La notizia è stata riportata dalla Bbc. Si temeva che il numero delle ragazzine scomparse potesse essere molto più alto. A riportarle indietro – ma non si sa ancora in quali condizioni – sarebbero stati gli stessi islamisti. «I militanti di Boko Haram sono venuti disarmati, hanno scambiato i convenevoli con i leader della comunità e se ne sono andati dopo aver fatto scendere le ragazze dagli stessi nove camion che le avevano prelevate», scrive Sahara Reporters. Cinque di loro sarebbero morte. Il ritorno dei jihadisti aveva scatenato il panico inizialmente in città: le gente è fuggita provando a nascondersi dove poteva, ma le intenzioni erano misteriosamente pacifiche. La liberazione arriva una settimana dopo la visita del presidente nigeriano Muhammadu Buhari alla scuola delle ragazze. Allora aveva detto: «Faremo tutto il possibile». Non è chiaro, come riportato da Repubblica, se nel frattempo sia stato pagato un riscatto. (agg. di Silvana Palazzo)
NIGERIA, LIBERATE 110 STUDENTESSE RAPITE DA BOKO HARAM
Le avevano rapite con l’inganno, fingendosi militari dell’esercito nigeriano, venuti lì per salvarle dai terroristi di Boko Haram. Invece erano loro i terroristi, travestiti da soldati dell’esercito regolare. Il gruppo terroristico islamista che in nove anni di guerriglia e attentati ha ucciso in Nigeria circa 20mila persone causando due milioni e mezzo di sfollati è tutt’ora attivissimo e continua a colpire. L’ultimo episodio era accaduto lo scorso 21 febbraio quando alcuni di loro avevano attaccato un collegio femminile fingendosi militari che dovevano portare in salvo le studentesse. In tutto ne erano state rapite 111, addirittura una di loro che non riesce a camminare era stata aiutata da un’altra studentessa a salire su un camion dei miliziani, tanta la paura di cadere vittime di un rapimento, invece si erano consegnate da sole ai rapitori. Questo nuovo rapimento però ha avuto una svolta inaspettata in quanto fino a 110 ragazze sono state liberate non si sa in seguito a quale accordo con le forze governative, probabilmente uno scambio di prigionieri.
TERRORISTI: “NON MANDATELE A SCUOLA”
“Non mandate più le vostre figlie a scuola”, così, secondo un testimone, i jihadisti avrebbero accompagnato la liberazione. Non è la prima volta che Boko Haram rapisce studentesse, ricordiamo il tragico episodio di quattro anni fa quando ne rapiranno ben 270, delle quali circa 180 sarebbero state liberate in due diversi momenti, mentre le altre rimangono schiavizzate sessualmente e anche usate per attentati kamikaze. Resta drammatica la situazione, non si capisce come mai i numerosi collegi femminili sparsi nel paese non siano sorvegliati da guardie armate o dall’esercito. Anche le campagne umanitarie come quella lanciata addirittura dalla ex first lady Michelle Obama per la liberazione delle 270 studentesse di Chibok non portò a nessuna reale mobilitazione di massa e quindi a fare pressioni sul governo nigeriano perché si attivasse per la loro liberazione.