Sono numeri sconvolgenti e allarmanti quelli pubblicati in una recente ricerca del Centers for Disease Control and Prevention secondo cui, dal 1998 al 2015, negli Stati Uniti si sono tolti la vita 1.309 bambini di età compresa tra 5 e 12 anni. Significa dunque che ogni 5 giorni un bambino si suicida, una statistica inaccettabile che deve far riflettere sulle contromisure da adottare in materia. Uno dei casi che più ha fatto discutere l’opinione pubblica americana, come riporta la CNN, è quello di Gabriel Taye, un bambino di 8 anni che a gennaio tornò da scuola nella sua casa di Cincinnati e si impiccò con una cravatta. Sua madre, Cornelia Reynolds, trovò il suo corpo quel pomeriggio in camera da letto. La sua famiglia ha citato in giudizio il distretto scolastico del bambino proprio la scorsa settimana, sostenendo che Gabriel era stato violentato e che la scuola non aveva informato la famiglia. “Gabriel era una luce brillante per tutti coloro che lo conoscevano e lo amavano”, ha detto sua madre in una dichiarazione rilasciata ai media. “Ci manca disperatamente e soffriamo ogni giorno”.
LE CATEGORIE A RISCHIO
Di casi di suicidio tra bambini e adolescenti come Gabriel Taye, purtroppo, ce ne sono a bizzeffe. Può sembrare assurdo che bambini di 5, 6 o 7 anni decidano di togliersi la vita, eppure accade proprio questo e i numeri degli ultimi anni sono in preoccupante aumento. Le categorie più a rischio sembrano riguardare innanzitutto il genere: il 76% dei bambini morti fra i 5 e i 13 anni nel periodo 1999-2015 erano maschi. Tra le cause principali, vista l’età, problemi di relazioni con amici e genitori o depressione derivante da pene d’amore nei gruppi più grandi. Arielle Sheftall, ricercatrice presso il Center for Suicide Prevention and Research at Nationwide Children’s Hospital dell’Ohio e autrice dello studio, ha infatti precisato che il deficit di attenzione era più comune nel gruppo di età dai 5 agli 11 anni, mentre in quello 12-14 era più probabile che al giovane suicida fosse stato diagnosticata la depressione. Anche le bambine non sono esenti da rischi, se è vero che sono risultate essere quelle che “tentano” di togliersi la vita più frequentemente. Dai numeri, però, emerge anche un aspetto che ha a che fare con le etnie. Il 36,8% dei bambini fra i 5 e gli 11 anni che hanno commesso il suicidio erano neri – quasi il doppio del tasso riportato nello stesso gruppo demografico tra il 1993 e il 2002. Il perché? Secondo la ricercatrice Arielle Sheftall ci sono pochi dubbi:”I giovani neri possono sperimentare un’esposizione sproporzionata alla violenza o agli stress traumatici” e sono “meno inclini a ricevere servizi per la depressione, per i pensieri suicidi e altri problemi di salute mentale”.