I seggi cominciano ad aprire nei diversi stati americani per le elezioni presidenziali Usa. Barack Obama seguirà il giorno decisivo dalla sua casa a Chicago, mentre Mitt Romney visiterà due Stati in bilico, Ohio e Pennsylvania. L’obiettivo è recuperare voti dopo che i sondaggi lo hanno dato per sfavorito. I 18 grandi elettori dell’Ohio in particolare saranno molto importanti per decretare chi sarà il nuovo presidente. Ilsussidiario.net ha intervistato Alberto Simoni, vice caporedattore Esteri de La Stampa e responsabile del sito “Usa 2012”, collegato al quotidiano di Torino, per capire quali potranno essere le conseguenze del risultato.
Partiamo dall’ipotesi più imponderabile: il pareggio …
La possibilità è remota, ma la matematica lo consente. Le simulazioni elettorali sugli Stati che attualmente sono dati in bilico dicono che si potrebbe verificare una parità di 269 grandi elettori a testa.
E quindi che cosa succederebbe in questo caso?
Il presidente sarebbe scelto dalla nuova Camera dei Rappresentanti. Quest’ultima sarà con ogni probabilità a maggioranza repubblicana, e quindi la scelta del presidente spetterà ai deputati i quali opteranno per Romney. Il vicepresidente sarà scelto invece dal Senato, che è maggioranza democratica, e con tutta probabilità resterà tale, dunque la scelta potrebbe cadere su Joe Biden. Ci troveremmo così nella situazione paradossale di un presidente repubblicano e un vicepresidente democratico. Potrebbe però succedere che ci siano delle pressioni sul vicepresidente, perché non accetti l’incarico e ceda la mano a un altro repubblicano.
Come sarà un eventuale secondo mandato di Obama?
Se vince Obama cambierà poco o nulla, in quanto conosciamo già qual è la sua politica economica, la sua politica estera ormai ha preso forma, e non sono previsti stravolgimenti. Resta il fatto che ieri Obama ha tenuto l’ultimo comizio della sua carriera politica, e se dovesse essere rieletto avrà le mani totalmente libere. Non avrà quell’urgenza di ricercare il voto degli americani, che lo ha caratterizzato negli ultimi quattro anni.
Sarà dunque un Obama in parte diverso?
Sarà sicuramente un Obama molto più all’offensiva sui temi che gli sono più cari, come le questioni sociali ed economiche, tra cui la lotta alla disoccupazione, la tutela dei diritti dei lavoratori e delle minoranze. Il presidente sarà inoltre in prima linea nella battaglia a favore di una nuova legge sull’immigrazione.
Se vincerà, Obama inasprirà le sue posizioni su aborto e diritti gay?
Se rieletto Obama potrà fare qualcosa di determinante su entrambe le questioni. In questi anni ha portato avanti le sue posizioni nonostante l’opposizione di circa il 50% degli americani. Tra i risultati c’è la soppressione della politica “don’t ask don’t tell” sui gay nell’Esercito, ma anche il suo dichiarato sostegno ai matrimoni omosessuali. Non mi stupirei quindi se nei prossimi mesi Obama facesse un’azione diretta per dare realtà e concretezza a questi suoi piani. Non saranno il primo punto della sua agenda, ma per soddisfare l’ala liberal dei democratici potrebbe investire parte del suo capitale politico nel perseguire risultati nelle questioni sociali.
E se invece dovesse vincere Romney?
Una presidenza Romney con tutta probabilità nei primi mesi sarebbe uno shock. La Borsa potrebbe subito riprendere quota, in quanto le promesse economiche di Romney piacciono di più al mondo degli investitori di quanto siano apprezzate quelle di Obama. Avremo inoltre una diversa posizione dell’America sullo scenario internazionale. Romney userà dei toni più bellicosi e duri contro l’Iran, a tutela di Israele. Ma con tutta probabilità queste minacce non troveranno un’applicazione diretta sul campo. Sia Romney sia Obama per esempio sono d’accordo sul fatto che non manderanno nessun soldato in Siria.
Come cambierà la politica interna in caso di vittoria repubblicana?
C’è da aspettarsi una riduzione delle tasse e soprattutto un’azione molto decisa per la riduzione del debito. Anche Romney dovrà però fare i conti con il Congresso. Bisognerà quindi capire che tipo di Congresso si troverà dinanzi e se le posizioni prevalenti all’interno del Partito repubblicano saranno quelle più estremiste del Tea Party o quelle dei conservatori, più moderati. Romney in ogni caso ne dovrà tenere conto sia dal punto di vista economico, sia fiscale.
(Pietro Vernizzi)