In India, nelle aree urbane del Gujarat, negli ultimi tre anni sono morte 12.325 bambine tra 0 e 12 mesi, contro 8.076 bambini della stessa età. Nelle aree rurali, invece, sono morti 2.739 bambini entro l’anno di vita e 2.246 bambine. La differenza è notevolmente ridotta. Tutto questo, rivela AsiaNews,non è giustificabile in base alle condizioni socio-economiche delle città dello Stato indiano. Si tratta di aree, infatti, relativamente ricche, dotate di ospedali e con tassi di analfabetismo inferiori rispetto alle altre zone del Paese. il vero motivo, spiega all’agenzia padre Cedric Prakash, direttore del centro gesuita gujarati per i diritti umani, è di natura culturale. Nel Gujarat vige «una società profondamente patriarcale. Questo si riflette nell’etica sociale che governa lo Stato: che una bambina non sia voluta e che le donne non siano trattate come gli uomini è dato per scontato». Sono pochissime le donne che accedono all’istruzione superiore, alle professioni, o alla vita politica, mentre nelle famiglie, per ottenere un maschio invece che una femmina «non si esita – spiega il sacerdote – a praticare aborti selettivi e infanticidi femminili». Nella città, a testimonianza di questa deriva culturale, sono proliferate cliniche abortive illegali.