Negli ultimi cinque anni, mentre l’Unione europea si è chiusa nel dibattere le proprie difficoltà interne, la Russia ha riequilibrato la propria politica estera con particolare attenzione all’area dell’Asia-Pacifico e alle repubbliche ex sovietiche dell’Eurasia, ma anche al Mediterraneo orientale. Nei confronti della Russia, a Bruxelles si è rimasti fermi alla visione del Partnership and Cooperation Agreement firmato nel 1994 e scaduto nel 2007. Intanto, la Russia non vive più il complesso della fine del socialismo, non segue più l’Ue come un modello ma ormai pretende di avere un rapporto alla pari. Mentre si aspetta una nuova visione strategica dell’Unione europea, le relazioni tra Ue e Russia sono allo stallo. Da un paio d’anni, la Russia più che un partner dell’Ue inizia a sentirsi in concorrenza con essa in una serie di settori, dal commercio mondiale all’energia, dalla sicurezza strategica alla ricerca. Ciò spiega perché la Russia ha rifiutato nel 2003 di essere inclusa tra i paesi della European Neighborhood Policy.
Sul piano geopolitico, l’Ue ha infastidito la Russia con una politica “offensiva” di espansione nei paesi del “vicinato” russo, nel Caucaso, in Georgia, nei paesi baltici, e da ultimo in Ucraina. Per la prima volta dalla Seconda Guerra mondiale a mosca si percepisce l’Europa come “invasiva” di zone al di fuori del suo alveo naturale. Queste preoccupazioni hanno irrigidito la politica russa nei confronti dell’Ue che viene anche vista come “l’apri pista” per l’arrivo della Nato. Le questioni di attrito sono numerose in materia di diritti civili e politici, di libertà religiosa, di diritti di genere, e la Russia ha osato sfidare l’Ue richiamandosi ad una tradizione più conservatrice e ortodossa.
Diversamente, le relazioni tra la Russia, la Germania, l’Italia, e da ultimo con la Santa Sede, sono più che collaborative e cordiali. È su questi paesi che la Russia conta per promuovere un approccio meno dogmatico nelle relazioni con l’Ue. Come ha notato Dmitri Trenin, direttore del prestigioso Carnegie Moscow Center, la stabilità dell’intero continente europeo dipenderà dalla capacità dell’Ue di concludere un vero accordo strategico con l’Unione eurasiatica. Di questo ne è convinto anche il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, e probabilmente anche il presidente americano, Barak Obama. L’ennesimo summit tra l’Unione europea e la Russia, il ventesimo dal 2004, si è risolto in un incontro tra i leader ridotto a due ore (invece di due giorni), seguito da circa un’ora di conferenza stampa. Nonostante i contenuti evanescenti del summit, Putin ha ribadito la linea strategica russa che, in assenza di una strategia dell’Unione europea, sembra essere la sola possibile ed ha come perno la Germania. Per discussioni più concrete con l’apparato europeo, la Russia aspetta che siano nominati i prossimi leader alla fine del 2014.
Con l’espressione di un visibile imbarazzo, lo sforzo dei leader europei, il presidente dell’Unione, Herman Van Rompuy, e il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, è stato di giustificare la grande amicizia tra l’Europa e la Russia che si concretizza nella costante crescita dell’intercambio economico. Le risposte dei leader europei si sono concentrate sul riaffermare l’agenda, gli interessi economici comuni, e l’intenzione di continuare gli incontri. Infatti, il prossimo summit sarà a Sochi, in Russia, il prossimo giugno.
D’altra parte, prima del summit, lo stesso Van Rompuy aveva dichiarato che “è un’opportunità per una genuina riflessione comune sulla natura e la direzione del partenariato strategico Ue-Russia. I nostri comuni interessi sono numerosi e ci incoraggiano a lavorare insieme in modo costruttivo. Abbiamo avuto anche alcune divergenze che devono esser discusse e chiarite”.
Sebbene piuttosto infastidito da un summit che i media russi hanno apostrofato come “dilettantesco”, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, è stato più concreto rispetto ai suoi colleghi europei. Putin ha rilanciato la sua proposta di realizzare un’area di libero scambio tra la Russia, l’Unione eurasiatica, e l’Unione europea, e ha ribadito che essendo l’Ucraina una priorità economica e strategica continuerà a sostenere il paese con concrete misure economiche per la riduzione del debito, qualsiasi sarà il prossimo governo. Inoltre, Putin non ha mancato di ricordare ai suoi interlocutori che così come la Russia non è intervenuta con interferenze politiche durante i momenti più drammatici della Grecia o di Cipro, si aspetta lo stesso comportamento neutrale da parte dell’Ue verso l’Ucraina, ma anche per la Georgia, l’Armenia e la Moldavia. Anche Putin ha ribadito la rilevanza dell’intercambio commerciale e scientifico tra l’Ue e la Russia, ma ha fondamentalmente citato solo settori industriali e progetti infrastrutturali o energetici russo-tedeschi.
Sull’iniziativa europea di allargamento verso Est, la Eastern Partnership, che è all’apparenza l’unico progetto “strategico” dell’Ue, sono emerse delle profonde differenze di visione. Infatti, mentre Barroso ha cercato di stemperare la tensione citando Dostoevskij, Putin ha sottolineato che la percezione della Russia in merito alle situazioni e bisogni di quei paesi è diversa da quella europea. Ad esempio, nel caso dell’Ucraina, anche la Russia insiste che si debba trovare una soluzione politica accettabile per tutti gli ucraini ma, ha sottolineato Putin, non è possibile tollerare l’esistenza di un governo ufficiale e di uno parallelo che agisce occupando le strutture governative. L’uso della forza deve essere considerato come l’ultima alternativa possibile, ha concluso Putin, ma non può essere escluso a priori. Su queste questioni i leader europei si sono limitati a suggerire che continueranno il dialogo tecnico con la Russia e che si sforzeranno perché in Ucraina si eviti l’escalation della violenza e si ristabilisca lo stato di diritto.